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19-21 ottobre 1981: i Nar ammazzano 4 poliziotti

Anche se, nell'immaginario collettivo degli appassionati e di chi ha memoria degli anni di piombo, il nome più noto, il capo dei Nar per eccellenza, è Valerio Fioravanti, la stagione di maggiore "produttività" omicida della "guerriglia nera" è quella dell'estate-autunno 1981, quando in poco più di 4 mesi (31 luglio-6 dicembre 1981) i terroristi neofascisti ammazzano 5 poliziotti, un carabiniere e due camerati, supposti "infami". In questa fase convulsa il leader del gruppo è, senza dubbio, Alessandro Alibrandi. Che partecipa, con ruolo di protagonista, ai due duplici omicidi di poliziotti, uno capitato, uno voluto, che si susseguono ad appena 48 ore (e 600 chilometri) di distanza. 

I due poliziotti di Milano

Ma accanto alle rapine e ai disarmamenti, i duri dei Nar proseguono nella loro campagna di annientamento degli «infami» e dei «nemici». Dopo l’uccisione di Giuseppe De Luca, voluta da Alibrandi, e di Marco Pizzari, invocata da Giorgio Vale e Stefano Soderini, stavolta è Gilberto Cavallini a pretendere la «sua» vendetta. L’obiettivo è un neofascista milanese della prima ora: Giorgio Muggiani, vecchio dirigente missino, componente del commando guidato da Domenico Leccisi che nell’aprile 1946 si portò via i resti del Duce dal cimitero di Musocco. Ma i tempi «eroici» sono solo un lontanissimo ricordo.
L’attualità è ben diversa. Cavallini accusa Muggiani di averlo venduto, insieme al suo gruppo, dopo l’uccisione dello studente di sinistra Gaetano Amoroso, a Milano, nell’aprile 1976. Del resto anche Quex l’ha indicato come «infame». È ora di punirlo. Così Gigi sale a Milano, accompagnato da Alibrandi e da Walter Sordi, diventato la «spalla» di «Alì Babà» fin dai tempi del Libano. Ma mentre i tre, su una Bmw rubata due giorni prima, gironzolano intorno alla casa di Muggiani, accade qualcosa di imprevisto. LEGGI TUTTO

Il capitano Straullu e l'autista a Roma

I tre [Alibrandi, Cavallini e Sordi, ndb] lasciano di corsa Milano e tornano in treno a Roma, perché è pronta un’altra azione, ancora contro la polizia: ormai tra i Nar e l’antiterrorismo è guerra aperta. Ancora Francesca Mambro:
Era diventata quasi una guerra personale tra noi e la Digos di Roma. Dal carcere arrivavano da mesi notizie inquietanti sui metodi di interrogatorio del capitano Francesco Straullu, che era il responsabile romano dell’antiterrorismo per la destra. Ripeto, ci arrivavano informazioni brutte e sgradevoli nei suoi confronti. Abbiamo visto che anche Marco Di Vittorio ha raccontato di essere stato interrogato e pestato a Treviso da agenti della Digos romana, guidati da Straullu. E Mimmo Magnetta ha fatto il nome dell’ufficiale della Digos come responsabile della squadra che sparò al valico del Gaggiolo, ferendo Massimo Carminati. LEGGI TUTTO


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