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Saleh e la strage di Bologna alla Camera. E sull'ignavia dei servizi segreti non risponde De Gennaro ma il sottosegretario all'istruzione

(umt) Il coinvolgimento nell'inchiesta sulla strage di Bologna del referente in Italia del Fplp, il giordano Saleh, arrestato con tre militanti dell'Autonomia romana per un trasporto di armi pesante che avrebbe dovuto godere delle garanzie del Lodo Moro, sbarca in Parlamento. Il caso, segnalato da un'inchiesta della "banda dei quattro", gli sherpa della pista palestinese, è stato oggetto di un'interrogazione parlamentare del finiano Enzo Raisi, che da mesi è indefesso supporter di una "pista rossa" per l'attentato alla stazione. La risposta del  governo è giunta l'altro giorno. Curiosa la scelta di Monti che, avendo nominato a maggio sottosegretario il superpoliziotto Gianni de Gennaro e avendogli trasferito la delega alla sicurezza, manda in aula a rispondere a un'interrogazione sull'ignavia dei servizi segreti intorno alla "madre di tutte le stragi" un sottosegretario alla Pubblica istruzione, il mite e civile Marco Rossi Doria (nella foto a Napoli, a piazza Plebiscito), il geniale pedagogo napoletano che ha promosso il progetto dei "maestri di strada". Ma, con tutto l'affetto personale che ho per Marco (tra l'altro è sua la splendida definizione di "ragazzi di Ezra" per i militanti di CasaPound) una domanda sorge spontanea: che ci azzecca uno stratega del recupero sociale con i misteri d'Italia?
Ecco comunque il testo dell'Agenzia Dire sulla risposta del governo all'interrogazione di Enzo Raisi:

(DIRE) Bologna, 5 ott. - Il nome c'e', i suoi movimenti in Italia sono confermati, ma le carte spulciate da magistrati e servizi  segreti non dicono di piu' sul possibile collegamento tra Saleh Abu Anzeh, giordano, esponente in Italia del Fronte popolare della liberazione della Palestina, e la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Lo ha spiegato, ieri alla Camera, il sottosegretario all'istruzione Marco Rossi Doria al deputato Fli Enzo Raisi, da tempo sostenitore della "pista palestinese" per la bomba in stazione. Raisi ipotizza una rappresaglia dei feddayn per alcuni arresti in Italia (tra i quali proprio quello di Saleh nel 1979) effettuati in violazione del "lodo Moro", un accordo informale che prevedeva la libera circolazione nel paese di esponenti (e armi) della resistenza palestinese a patto che non compissero azioni sul suolo italiano. E dunque il finiano voleva sapere perche' Aldo Gentile, il giudice che per primo indago' sulla strage di Bologna, nel settembre del 1981 chiese che Saleh venisse interrogato a Roma nell'ambito dell'inchiesta sul 2 agosto 1980. Ma soprattutto, cosa ne fu di quell'interrogatorio e dove sono finiti gli atti che documentano il motivo di tutto cio'?  Siccome esiste un telefax con cui Gentile chiese alla Corte d'appello de L'Aquila che Saleh potesse assentarsi per una settimana da Bologna per andare a Roma ed essere interrogato ("Ai fini procedimento relativo attentato stazione ferroviaria Bologna 2 agosto 1980"), Raisi vuole sapere con chi si incontro' nella capitale e di cosa discusse in quei dieci giorni in cui ci rimase. Ma anche perche' di questa "misteriosa missione" non c'e' traccia nell'inchiesta sulla strage. Ieri ha ottenuto (parziali) risposte.
Doria, infatti conferma che le carte citate da Raisi ci sono. E la Procura di Bologna ha "visionato l'imponente incarto processuale" sulla strage riscontrando il nome di Saleh "alle pagine 34-38 della cartella 2 del 33esimo faldone, corrispondente al primo dei due volumi afferenti alla pista 'D'", intitolato, "Indagini concernenti attivita' eversiva di cittadini italiani e stranieri in Libano". Ma qui ci si ferma. Il fascicolo "D" non non svela "elementi utili" per le domande poste da Raisi. In altre parole, nel 33esimo faldone sulla strage non si spiega con chi Saleh "si sarebbe incontrato in Roma, che cosa sarebbe stato discusso ed esaminato in quei giorni e per quale ragione dagli atti del procedimento non risultano gli esiti di quella che viene definita misteriosa missione", elenca Doria. Anche la ricerca elettronica effettuata dal Tribunale di Bologna sul nome di Saleh "non ha portato all'individuazione di ulteriori atti che si riferiscano" a lui. E' "le autorita' giudiziarie di Roma e L'Aquila", citate da Raisi, "nulla hanno riferito circa la posizione di Saleh". Dagli atti in possesso dei magistrati di Chieti "non e' dato evincere con chi si incontro' il giordano una volta a Roma e cosa venne discusso ed esaminato in quei dieci giorni" nella capitale.Infine, i servizi. Il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza "ha comunicato che gli organismi informativi non hanno elementi per la risposta" a Raisi. Il Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell'Interno "ha comunicato che Saleh Abu Anzeh e' stato autorizzato a recarsi a Roma nel mese di novembre del 1981" aggiungendo pero' "di non disporre di alcun riscontro relativamente alla circostanza che il viaggio a Roma sia avvenuto in relazione al procedimento penale relativo alla strage di Bologna".


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