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Strage di Bologna, accolta la sfida di Paradisi: ecco gli errori della "banda dei quattro"


La sfida lanciata da Gabriele Paradisi (la verità sulla strage di Bologna è possibile, noi l'abbiamo attinta e nessuno la confuta nel merito) è stata accolta: da un appassionato della conoscenza (e del resto la rivista dei nostri servizi si chiama Gnosis) che, beffardamente si firma Lucifero Inferni e ci ha trasmesso un lungo papiello: 

Gentile Gabriele Paradisi, 
non so che valore euristico possa avere sul piano della ricerca storica il fatto di discettare sulle dichiarazioni del giudice Mastelloni. 
Il metodo in storia è tutto. E mi par di capire che voi, i “quattro dilettanti”, come siete definiti da Fioravanti, di metodologia storica ed uso critico e intelligente delle fonti facciate ben poco uso. E’ un vero peccato vista la mole di carte che vi è stata messa a disposizione e l’enorme tempo che ad esse malamente applicate. 
Citate una nota dell’agenzia Ansa del 2005 che riporta un’ipotesi investigativa sostenuta all’epoca dal magistrato Mastelloni. 
Nota nella quale si evoca come prova di tale ipotesi unicamente la sua personale “convinzione” che esistesse un legame tra i missili di Ortona e Carlos e che dunque nel 1979 fosse ripreso il rapporto tra questi e il Fplp, interrotto dopo la vicenda di Vienna del 1975. 
Parliamo di una semplice nota d’agenzia, qualcosa che non ha nemmeno il valore di un vago indizio. Per qualcuno che si accinge a condurre un’inchiesta storica, si tratta appena dell’inizio del principio di un approccio… Appena poco dopo il nulla. 
Ed in ogni caso l’ipotesi di Mastelloni si ferma qui, non va oltre. Non allude a coinvolgimenti con la strage di Bologna. 
Ben oltre invece andate voi quattro. Dite che Mastelloni nella sua indagine annota le voci di minacce palestinesi riportate da membri dei Servizi e di questo fate una sorta di postulato, una verità teologica non più discutibile. 
Ancora una volta si pone una questione di metodo: avete mai valutato attentamente il fatto che si tratti soltanto di un appunto preso in margine nel corso di un’audizione, non di un verbale o di un rapporto? C’è una bella differenza. Si tratta di qualcosa di molto esile, di cui non conosciamo l’uso finale che il magistrato voleva fare e l’importanza che alla fine gli ha attribuito. Sappiamo che quelle note non hanno avuto un seguito, intendo che non hanno dato luogo a conferme investigative. 
Qui bisogna fare chiarezza: se sono mancate conferme investigative, ciò non vuol dire che ci sia stata inazione o omissione, come voi sembrate suggerire in continuazione sollevando una sorta di teoria del complotto. 
Se un’indagine non porta nella direzione che desiderate, per voi c’è sempre dietro una manipolazione. Un po’ troppo semplice no? 
Voi sapete bene – anche se non lo scrivete mai – che agli atti ci sono rapporti – non semplici appunti a margine – di altri settori dei Servizi che evocano un possibile “grande botto” dei neri. 
A chi dare retta allora? In questo caso siamo di fronte ad un conflitto di fonti dallo spessore talmente diverso che non servirebbe nemmeno rispondere. 
Ma anche a voler tutto concedere mettendo dunque le due fonti sullo stesso piano – perché esistono pure dei rapporti Ucigos che segnalano il nervosismo dell’Fplp e fanno l’ipotesi, o meglio congetturano su possibili rappresaglie ove mai non si trovasse un accordo: il risultato è che alla fine esse si annullano a vicenda. Non è affatto vero, dunque, che tutto va nella direzione univoca indicata da voi. 
Anni dopo Mastelloni abbandona la sua idea iniziale, anzi la capovolge. 
Dice che Carlos dal ‘75 non ha avuto più rapporti con il Fronte per la liberazione della Palestina. Dice anche che il lodo Moro nell’80 era ormai un cadavere e che dietro la strage di Bologna c’è la probabile rappresaglia di quei Paesi che erano ostili, non tanto al lodo con i Palestinesi (che sia detto per inciso, non suscitava grandi problemi anzi si era rivelato un vero successo: aveva tutelato il territorio italiano da azioni di guerriglia; permetteva ai Servizi occidentali ed israeliani di conoscere in anticipo le mosse dei palestinesi, grazie alla sovranità limitata dei nostri apparati colonizzati dalle ben più solide intelligence atlantiche; permetteva al Mossad di imperversare come voleva nella penisola realizzando attentati mirati, sabotaggi e rapimenti), quanto a quello con la Libia del colonnello Gheddafi, che invece con la sua politica mediorientale e panafricana, ed il ricorso alla guerra sporca contro obiettivi franco-inglesi-americani, dava fastidio e molto. 
La domanda più ovvia sarebbe: come fa Mastelloni a dirlo? Cosa gli ha fatto cambiare idea sui contatti tra Carlos e Fplp? 
Uno studente di storia o un bravo giornalista interrogherebbe la fonte. 
Infine la durata del lodo Moro. 
Secondo Mastelloni sarebbe morto con il suo ispiratore, cioè Moro. 
Affermazione da discutere. Con la morte di Moro il lodo subisce indubbiamente un duro colpo. Ma Mastelloni racconta una circostanza inedita: ovvero la convocazione dei vertici del Sismi fatta in piena notte da Cossiga, dopo il sequestro dei lanciarazzi di Ortona e la richiesta di riaverli indietro giunta da George Habash. Cossiga pretese un resoconto sulla vicenda del lodo nei dettagli. 
Ciò vuol dire che nel novembre 1979 qualcosa di esso era ancora in piedi, anche se probabilmente indebolito, rimesso in discussione dalla strategia e dalle interferenze del generale Dalla Chiesa, nuovo uomo forte degli apparati in guerra con Andreotti. Quest’ultimo da sempre sostenitore di una doppia linea in politica estera: fedeltà atlantista e mani libere nel Mediterraneo. 
Secondo la testimonianza di Saleh (l’uomo dell’Fplp in Italia arrestato subito dopo il sequestro di Ortona), Dalla Chiesa si precipita sul posto e, sapendo che questi era un contatto di Giovannone, come era suo costume lo mette davanti ad una “proposta indecente”: dichiarare che i missili servivano all’Autonomia italiana in modo da caricare di una nuova accusa quelli del 7 aprile, arrestati pochi mesi prima. Tutto ciò lascia supporre che durante la detenzione cautelare di Saleh si sia giocata una partita all’interno dei nostri Servizi e organi dell’antiterrorismo sul modo di concepire la lotta al terrorismo e sulle possibili alleanze – anche internazionali – da ricercare nella lotta contro la sovversione interna. 
Forse nei prossimi anni, o decenni, conosceremo meglio circostanze e date esatte della nascita e fine di questo patto segreto (anzi dei “patti segreti”, perché Mastelloni evoca più accordi diversi tra loro: con l’Olp, con Gheddafi), sempre che ne resti traccia nei documenti dei Servizi. 
Oggi, da semplici osservatori esterni, si può dire che la fine definitiva del lodo Moro è sancita soprattutto dalla cacciata dell’Olp da Beirut e dalla strage di Sabra e Chatila del settembre 82. 
Subito dopo inizia una nuova ondata di attentati in Italia (perché al di là del trasporto di armi e soprattutto delle coperture logistiche garantite, il punto essenziale dell’accordo era l’impegno a non commettere azioni armate in territorio italiano) a partire da quello di ottobre 1982 contro la sinagoga di Roma (nella foto). Tutti compiuti però dal gruppo dissidente di Abu Nidal, nemico dell’Olp e mandante dell’assassinio di Abu Yiad. 
E’ un dato di fatto che anche dopo la fine dell’accordo, i gruppi dell’Olp, compresa l’Fplp, non faranno comunque azioni in Italia. La loro strategia è mutata ormai e poi 5 anni dopo arriva l’Intifada che cambia tutto. 
La vicenda dell’Achille Lauro del 1985, realizzata da un commando del Fpl, altra sigla della galassia palestinese interna all’Olp, come è noto prevedeva l’uso della nave da crociera solo per lo sbarco con azione suicida nel porto israeliano di Ashdod. Fu l’indisciplina del commando che mandò in fumo l’azione provocando il disastro politico del sequestro e l’uccisione del cittadino con doppia nazionalità statunitense-israeliana. 
Domanda finale: cosa c’entrano con tutto ciò le Br, a parte la volontà strumentale e dunque politica di coinvolgerle forzatamente? 
Sul piano logico e storico non si capisce e non ci sono prove o indizi di nessun tipo a favore di questa ipotesi. 
Si deve a loro la scoperta del lodo Moro. E’ difficile pensare che fossero parte di quell’accordo visto che ne hanno rapito e ucciso il suo massimo ispiratore. 
Non hanno mai avuto rapporti con Carlos e il suo gruppo, per evidenti differenze ideologiche, sociologiche e di pratica. Rotti i rapporti con i palestinesi, Carlos aveva messo in piedi una piccola agenzia che da quanto sembrerebbe emergere dalla documentazione proveniente dagli archivi dell’Est si era messa al servizio di alcuni Paesi mediorientali o dell’Est, appunto, spacciando tutto ciò per internazionalismo. Una condotta inconcepibile per la cultura rivoluzionaria brigatista e più in generale degli altri gruppi della lotta armata di sinistra in Italia. 
L’unico grosso rifornimento d’armi realizzato dalle Br, quello del viaggio con il Papago per intenderci, è stato fatto prendendo accordi con un’ala di Fatha. Accordi frutto del prestigio acquisito dopo l’azione Moro, non prima, dunque dopo aver inferto un duro colpo a lodo in questione, che per questo non può essere un movente utilizzabile. 
Le Br non hanno mai avuto rapporti con l’Fplp e si capisce anche il perché: il loro responsabile in Italia era in stretto legame con il colonnello Giovannone, capocentro del Sismi a Beirut, anima e garante in loco del lodo Moro, che non esitò ad interpellare Abu Saleh nei giorni del sequestro del presidente democristiano per avere notizie utili a scovare o entrare in contatto con i brigatisti. Circostanze che con tutta evidenza rendevano del tutto inopportuno avere relazioni. 

















































7 commenti:

  1. Caro sig. Lucifero Inferni, appassionato della conoscenza,
    a prescindere dal fatto che io, per la cronaca, ho smesso di fare battute o risolini sui nomi delle altre persone intorno alla terza elementare, vorrei farle notare che il mio intervento sul post dedicato ad una vecchia intervista del 2010 al giudice Carlo Mastelloni non voleva avere nessun valore, né euristico né tantomeno algoritmico, se non quello, molto semplice, di segnalare, a coloro i quali non conoscono la materia e fideisticamente si aggrappano a qualsiasi dichiarazione che supporti le loro tesi, alcune contraddizioni stridenti e di sostanza che a mio avviso evidenziano la pochezza o almeno la scarsa solidità di quelle stesse dichiarazioni che fanno a pugni con altre precedenti dichiarazioni e non si capisce quali eventi, documenti o folgorazioni sulla strada di Damasco le abbiano generate.
    Strano che lei non abbia capito che non si trattava di una ricerca storica…

    Ora l’amico Tassinari da qualche tempo sta riesumando, allo scopo, meritorio, di rilanciare discussioni costruttive sulla strage di Bologna, una serie di articoli datati (recentemente anche uno vecchio di Vincenzo Vasile, addirittura del luglio 2006, per i contenuti del quale è in corso un procedimento penale per diffamazione).
    Suggerirei all’ideatore di questo blog di dare un’occhiata e magari spazio, anche agli articoli e alle scoperte più recenti di quei “quattro dilettanti” che, a detta del nostro infernale amico, fanno un cattivo uso delle fonti. Per esempio potrebbe leggersi ultimo articolo pubblicato su segretidistato.it dedicato alla misteriosa gita romana compiuta nel settembre 1981, ad un mese appena dalla sua scarcerazione, di Abu Anzeh Saleh. La risposta del governo ad un’apposita interpellanza urgente è attesa per la prossima settimana. Lo trovo, senza offesa per nessuno, un argomento molto più interessante delle dichiarazioni a ruota libera di un magistrato che pare abbia cambiato idea negli anni.

    Venendo alle considerazioni che lei fa sul nostro metodo, rilevo, dal suo argomentare nervoso, che lei non ha sicuramente letto né il nostro libro del 2010 (Dossier Strage di Bologna. La pista segreta), né tantomeno gli articoli successivi che hanno arricchito non poco di contenuti il lavoro iniziale. Si sarebbe accorto, anche senza dover per forza condividere le nostre conclusioni, che tutto ciò che noi scriviamo è supportato da documenti che nessuno, ripeto nessuno, ci mette a disposizione, ma che ci andiamo faticosamente a cercare, rubando tempo, questo sì, al nostro lavoro e alla nostra famiglia.
    I documenti di cui sto parlando non sono le note di agenzia o le chiacchiere da bar di qualcuno ad un giornalista, ma rapporti della Stasi e/o di altri servizi dell’Est e dell’Ovest, deposizioni di testi e imputati in procedimenti penali connessi alle vicende che stiamo studiando, sentenze, etc, etc…
    In quel libro e in quegli articoli, se s’impegna con onestà intellettuale, può trovare tracce del nostro metodo di lavoro. Non certo nel commento ironico in un blog.

    (continua)

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  2. Per quanto riguarda il cosiddetto “lodo Moro”, faccio notare che Aldo Moro, ma anche Mariano Rumor, ne furono sicuramente i fautori, ma l’accordo coinvolgeva apparati e salvaguardava interessi tali per cui sarebbe ovviamente sopravvissuto all’eventuale uscita di scena di uno qualsiasi dei fondatori, da una parte e dall’altra. Il fatto che nel 1979, quindi con Moro già scomparso, i palestinesi trasferiscano il loro arsenale tattico e strategico in Italia (vedi il viaggio del Papago, uno dei trasporti eseguiti dalle Br ma non l’unico, s’informi), è una prova lampante che una copertura doveva essere ancora attiva.
    Gli stessi commissari di minoranza della Mitrokhin, per cercare di confutare il fatto che Ortona fosse stata una rottura del patto e Bologna la sanzione, documentano che ancora nel 1981 il lodo era in vigore.
    Lei stesso, ma forse è l’influenza di Mastelloni che aleggia in questi post, ammette, contraddicendosi, che “si può dire che la fine definitiva del lodo Moro è sancita soprattutto dalla cacciata dell’Olp da Beirut e dalla strage di Sabra e Chatila del settembre 82”. Nel 1982 erano già quattro anni che Moro era stato ucciso…

    Sui rapporti tra Br e palestinesi avremo modo di tornare tra non molto con alcuni articoli e mi riservo dunque per quel momento ulteriori commenti.

    Per concludere non vorrei risultare pedante, ma il titolo “Accolta la sfida… ecco gli errori della banda dei quattro” mi pare fuori luogo.
    Quali errori sono stati evidenziati dal signor Lucifero? Con cosa egli ha confutato i nostri argomenti? Quali prove documentali egli ha portato dagli inferi? Mi sembra, ma non vorrei mi fosse sfuggito qualcosa, che si sia limitato a fare delle legittime considerazioni, delineando uno scenario verosimile che però, come mille altri scenari, attende pezze giustificative per stare in piedi.
    Comunque apprezzo lo spirito e, a parte le battute, da questo post potrebbe partire un confronto serio.
    Grazie

    PS
    A scanso di equivoci e per rendere edotti i lettori di passaggio, comunico che i “quattro” di cui si parla sono oltre al sottoscritto, Gian Paolo Pelizzaro, François de Quengo de Tonquédec e sextus empiricus(un signore che preferisce restare anonimo, ma non fa il politico di professione).

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  3. Torno ad interloquire col signor Lucifero perché, come già accennato, avevo lasciato indietro alcuni argomenti da lui introdotti. Non certo per evitarli ma per rispondere con elementi concreti.
    Lei ad un certo punto dice: “Se un’indagine non porta nella direzione che desiderate, per voi c’è sempre dietro una manipolazione. Un po’ troppo semplice no?” .
    Recentemente ho letto su Facebook una vignetta che trovo straordinaria.
    Un maiale, tutto trafelato, dice ad un altro maiale: “Lo sai che il nostro contadino ci dà da mangiare tanto per ucciderci prima?” e l’altro sghignazzando gli risponde: “Che cazzata! Anche tu credi alla teoria dei complotti?”. Carina, vero?
    Ora noi non vogliamo urlare ai complotti, ma semplicemente mettiamo in fila tanti fatti, ne rileviamo la portata e le conseguenze e ci facciamo delle domande.
    In quest’ottica abbiamo passato in rassegna gli atti del procedimento penale su Bologna e abbiamo cercato se al suo interno vi fossero eventualmente tracce di quella che oggi è conosciuta come “pista palestinese”. In altre parole ci siamo chiesti: Thomas Kram, cittadino tedesco monitorato dalle autorità della Germania e italiane perché in contatto con pericolosi terroristi, poiché dormì a Bologna la notte tra il 1° e il 2 agosto 1980, è mai entrato nell’inchiesta? E se sì, come? Stesse domande ce le siamo poste relativamente a tutti gli altri “protagonisti” noti, quindi Christa-Margot Fröhlich e Abu Anzeh Saleh.
    Quello che è emerso da questa ricerca sui documenti, ritengo che sia interessante e quindi invito il Signor Lucifero e volendo anche l’amico Tassinari alla lettura dell’articolo che ne è nato:

    http://segretidistato.liberoreporter.eu/index.php/home/primo-piano/primo-piano/209-strage-di-bologna-ecco-come-e-stato-insabbiato-il-nome-di-thomas-kram-.html

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  4. Queste dispute continue,che sembrano l'opera di legulei, che si affannano a spaccare in quattro il capello, non fanno altro che rendere più arduo il compito dei magistrati che sono alle prese con la nuova e meritoria inchiesta sull'eccidio di Bologna.Io mi arrogo il compito di parlare a nome dei fruitori di questo blog, che hanno un certo orientamento politico, similare al mio,ciò che si contesta è il dato di fatto che i magistrati di Bologna, hanno investigato e quindi condannato i "neri" partendo dal dato di fatto che le stragi non possono essere che il prodotto finale degli adepti al "male assoluto", vale a dire il nazifascismo, perché nell'immaginario collettivo questo è, grazie ad una ormai secolare campagna di intossicazione ideologico mass-mediatica. Tutto il resto sono solo seghe mentali.

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  5. Bentornato, Etv.
    Per fortuna il blog non lo leggono soltanto i fascisti come te ma i giornalisti, i poliziotti, gli antifascisti che hanno voglia di aggiornarsi, la schiera nutrita dei miei discepoli e ammiratori.
    E veniamo - è il caso di dire - al merito della "sega mentale" (onore al merito: ti fai sempre la stessa pippa, per usare la tua colorita espressione). Che le stragi le facessero certi fascisti i primi ad esserne convinti erano altri tipi si fascisti: ci sono infatti numerose testimonianze negli atti di Bologna che vanno in questa direzione. L'esempio più clamoroso è l'editoriale di Quex, che sostiene che Bologna è il prodotto della vecchia guardia per fottere lo spontaneismo. E seppure siglato dal segretario di redazione (Naldi) che, interrogato da un agente segreto, fa dichiarazioni di analogo taglio, il testo è farina del sacco di Zani. Cioè di un ex militante di Ordine Nero che in quegli anni aveva appreso in carcere - ha poi raccontato dopo la scarcerazione - da Azzi che la strage di Brescia l'aveva fatta Pagliai.
    Saranno anche tutti deliri di persone disturbate, come sostiene Maurizio Murelli, ma i poveri investigatori che dovevano fare?

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  6. Moh non che uno Zani o un Vinciguerra cambino le carte in tavola, la questione è che contro Freda, Ventura e il loro sodali milanese tra prove, timer, testimonianze dirette, ce ne è una montagna e a salvarli è stato solo il loro essere dei parastatali.
    Poi per quanto riguardo Bologna non credo si tratti di pregiudiziale ma semplicemente del classico metodo dei "poveri investigatori", quando si becca un rapinatore gli si cerca di accollare tutte le rapine avvenute in zona.

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  7. Tutte le ipotesi sostenute da dati sono degne di essere prese in considerazione. Anche quelle che non condivido.
    Va comunque mantenuto sempre uno spirito critico e sensato e non bisogna forzare gli argomenti per avalorare una tesi.
    L'Achille Lauro, ad esempio, non fu un'azione anti-italiana ma un errore di percorso in quanto il commando che doveva sbarcare in Israele fu smascherato dall'equipaggio portoghese perché loro avevano falsi documenti portoghesi e la situazione sfuggì così loro di mano imponendo un sequestro che non era minimamente programmato.
    In quanto agli attentati palestinesi in Italia, l'unico che abbiamo è quello alla Sinagoga, all'indomani di Sabra e Chatila, il quale avviene sotto Spadolini (ovvero ben dopo la sconfessione del lodo Moro e il passaggio definitivo dell'Italia dietro alle direttive israeliane). Dunque in un quadro del tutto diverso, anzi opposto, a quello in cui fu commessa la strage di Bologna.
    Ma quello che rende quanto meno bislacca l'interpretazione della strage di Bologna come azione palestinese di ritorsione all'arresto di Saleh è il fatto che il governo Spadolini (ovvero il più israeliano dei governi italiani ed europei di tutti i tempi) s'insedia il 28 giugno del 1981 e subito (14 agosto 1981) libera Saleh!
    Ovvero quello che ora viene indicato come la causa (e forse il mandante) della strage di Bologna e come il grande nemico del partito israeliano.
    Direi che siamo all'assurdo: se si vuole a tutti i costi violentare la logica per far tornare un teorema allora siamo, mutatis mutandis, nel medesimo, identico, caso in cui ci trovavamo prima. Si cercano e magari si trovano pure degli indizi ma ci si rifiuta di interpretarli serenamente, si determina invece a priori che si useranno per inchiodare il dannato di turno. Che, tanto per cambiare, è sempre debole e senza aiuti; mentre il teorema, quale che sia, giova sempre a chi è forte e ha più scheletri nell'armadio di quanti se ne trovino in un comune cimitero.
    Serve una rivoluzione culturale per fare i conti con queste storie: ma oltre che culturale, direi spirituale e morale. Nello spirito subalterno che ha caratterizzato per decenni questa Nazione regredita a Paese, avvilito, svilito, partigiano e sciuscià non se ne uscirà mai.

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