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Castellino: io, Alemanno, la destra sociale (e qualche cazzata fatta)

(umt) E' nata come una discussione in chat su un singolo tema - l'adesione del Popolo di Roma al corteo (poi saltato) della Destra di Storace - per poi trasbordare in un confronto a tutto campo: dalla storia della destra radicale romana al rapporto con Israele, da Vattani ad Alemanno, dalla musica alla politica. Ed eccovi servita una fluviale intervista con Giuliano Castellino. Divisa opportunamente in due parti.
- Ha suscitato discussioni la vostra scelta di lanciare la campagna contro il governo Monti in nome della Tecnoribellione. Per un riferimento evidente a Meridiano zero, il gruppo fondato vent'anni fa da Graziani jr e Mancinelli ispirandosi a Junger e al suo Trattato del Ribelle. I puristi hanno parlato di appropriazione indebita e di citazione inappropriata. Tu cosa obietti?
La mia unica obiezione è che troppo spesso in un certo “mondo” le persone sono molto più attente a cercare sterili ed inutili polemiche, che a comprendere messaggi e contingenze. Non credo che in politica esista un copyright sulle battaglie e poi, per quanto mi riguarda, io sarei solo felice e soddisfatto se altre organizzazioni abbracciassero una nostra posizione o facessero loro un nostro slogan. D’altronde questo dovrebbe essere la missione dell’azione politica, quella di far abbracciare a più persone e movimenti le proprie idee.

Anche se poi, in questo caso, seppur usando lo stesso slogan, il significato del termine Tecnoribellione assume significati diversi. Ai tempi di Meridiano Zero si partiva da una feroce critica al mondo della tecnologia e di come essa potesse condizionare, in maniera negativa, la vita dei popoli (tra l’altro analisi profetica e corretta), mentre noi, oggi, per Tecnoribellione intendiamo una ribellione al governo dei tecnici, una ribellione a 360 gradi contro i “poteri forti e finanziari”, alle tecnocrazie che vogliono togliere potere alla politica e al popolo sovrano e consegnarlo ai loro “tecnici”, camerieri perfetti per svendere nazioni e popoli all’usura bancaria, alla finanza e alla speculazione. 
Cioè quello che sta avvenendo in Italia con il governo Monti - e la passiva complicità di quasi tutti i partiti, sia di destra che di sinistra – dove i tecnici hanno inginocchiato l’Italia di fronte alla BCE, alla Borsa e alle agenzie di rating; dove la finanza ha messo il guinzaglio alla libertà nazionale ed è lo spread a decidere le sorti dei cittadini. Poi, se devo essere sincero, non nascondo che ho trovato accattivante ed efficace questo slogan e non sarò io a disconoscere, per onestà intellettuale e correttezza, né la paternità, né la grande intuizione di chi, con vent’anni d’anticipo, aveva lanciato la Tecnoribellione.
- A me è sembrato strano per un'altra ragione. La destra radicale romana è sempre stata divisa, dagli anni 60 in poi in gruppi segnati da storiche rivalità, da scuole di pensiero o attitudini temperamentali contrapposte. E tu, seppure giovanissimo, sei appartenuto a quel filone di Movimento politico che all'epoca si contrapponeva a Meridiano zero. Parliamo di un gruppo umano che ha attraversato insieme quindici anni di storia militante, dai Camerati a Forza nuova, da Base autonoma alla Fiamma, sempre unito per poi arrivare a una divisione lacerante. Per la scelta di campo su Alemanno? Possibile?
Forse è arrivato il momento di superare proprio queste rivalità. E non arrivare sempre a divisioni che siano laceranti. Ognuno sceglie le proprie strategie e le porta avanti con convinzione. Nel rispetto di ogni Comunità militante e di ogni storia personale (io la mia la rivendico con orgoglio, così come porto nel cuore tutti quei Capo comunità, capo-sezione e militanti che hanno “navigato” con me in questi 20 anni di militanza) sia più propositivo tornare a dibattere e a confrontarsi sulla Politica, quella con la P maiuscola e non cadere più in rivalità di tipo tribale. Se la destra avesse avuto la stessa capacità di fare massa critica che ha avuto la sinistra oggi parleremmo di un’altra storia.
Nonostante la vulgata corrente - dovuta anche da uno strisciante e arrogante conformismo imposto da una sinistra salottiera e radical-chic, che in barba alle polemiche sul “conflitto d’interesse berlusconiano” gestisce e controlla la quasi totalità del potere mass-mediatico - che mette il mondo culturale sotto l’ombrello progressista, il vero laboratorio politico, meta-politico, culturale e antropologico in Italia è stato a destra.
E’ mezzo secolo che dalle nostri parti si parla, si dibatte e si scrive di mondialismo, globalizzazione e geopolitica; di speculazione e potere finanziario, di tecnocrazia e usura bancaria, di un’Europa dei popoli da contrapporre ad un’Europa di mercato e di mercanti; di sovranità monetaria e di debito, di immigrazione, autodeterminazione dei popoli e sovranità nazionale; di socializzazione, partecipazione e delocalizzazione. Ma poi, invece fare massa critica, abbiamo accantonato le nostre grandi intuizioni e le nostre idee, sempre moderne ed avanguardiste, per disperdere forze ed energie su chi e come doveva “egemonizzare” l’area.
L’errore più grande della destra, soprattutto quella vissuta in “tempo di pace”, quella degli ultimi 20 anni (sdoganata - precisiamo bene - dal sangue dei nostri caduti e dal consenso popolare e da nessun altro ed uscita dal “ghetto” grazie al sacrificio di migliaia di militanti che con coraggio e tenacia non mai mollato ed hanno superato repressione, criminalizzazioni, persecuzioni, leggi speciali, caccia alle streghe, strategie, complotti e la vera volontà degli “antifascisti” di eliminarci fisicamente e politicamente), è stato quello di credere che andasse costruito un Titanic per combattere il Titanic liberal-progressista o capital-comunista, quando invece la tattica vincente sarebbe stata quella di “assaltare” il “Britannia mercatista” con tante piccole imbarcazioni. Invece ci siamo sabotati a vicenda e “regalato” gran parte delle nostre battaglie politiche alla sinistra (vedi no-global, movimenti tecnoribelli o di contestazione contro la finanza internazionale).        
- Seppure la vostra dichiarata passione per il sindaco di Roma, non sono mancati momenti di tensione: penso alla polemica contro Zingaretti e la presa di distanza di Alemanno. Oggi arriva la scelta di aderire alla manifestazione di Storace: un cambio di riferimento politico o un tentativo di allargare il fronte della destra sociale?
Credo che in questa risposta sia prima una doverosa precisazione: Gianni Alemanno non è più soltanto un leader della destra sociale italiana, ma anche e soprattutto il Sindaco di Roma Capitale, che gli ha imposto un altro ruolo, un ruolo più istituzionale che politico, che tra l’altro lo ha lanciato nella corsa per la leadership del centro-destra post-berlusconiano. Quindi, seppur daremo il nostro massimo sostegno per rivincere su Roma e ci auspichiamo che diventi il leader del futuro centro-destra, nostro primario compito è quello di difendere, sostenere e rilanciare con forza la Destra Sociale. E non sempre le posizioni di una parte possono collimare con quella di un’intera coalizione o con quella di chi deve comunque rappresentare tutti i cittadini di Roma. E capita spesso che le nostre posizioni vadano in contrapposizioni con quelle del Sindaco o del centro-destra in generale. Con Alemanno non ci siamo solo scontrati sulla questione Zingaretti, ma anche sulla campagna contro il ‘68 e Michele Placido, o penso agli scontri al Festival del Cinema di Roma, dove abbiamo portato a casa 4 arrestati, 12 denunciati e una decina di feriti. Come è d’attualità il nostro braccio di ferro con l’amministrazione capitolina sul fronte occupazione, dove negli ultimi 10 giorni abbiamo subito 2 sgomberi e svariate denunce. (Noi dal canto nostro non molliamo e CASA ITALIA troverà presto un suo spazio, perché Roma ha bisogno di centri sociali e centri d’aggregazione). E se ci saranno altre tensioni siamo pronte ad affrontarle, in quanto il nostro primo e vero interlocutore rimane il popolo. Ma è più facile attaccarci come “amici del Sindaco”, che invece sostenerci quando prendiamo posizioni scomode e antagoniste. Così come siamo convinti che il centro-destra non possa fare a meno della destra e che la destra o è sociale o non è, soprattutto in Italia, dove, per nostra fortuna, i liberal-liberisti, i conservatori ed i reazionari, da oltre mezzo secolo, vanno a braccetto con la sinistra. La destra italiana è una destra tutta popolare, sociale ed identitaria, avversa ai palazzi, ai salotti e, che se ne dica, ai “ripuliti”, ai doppio-petto e ai colletti bianchi.
Per quanto riguarda poi la nostra decisione di aderire ufficialmente alla manifestazione de La Destra è una naturale convergenza. Oggi gli unici a destra che sono scesi in piazza ed hanno manifestato contro Monti siamo noi de Il Popolo di Roma – Destra Sociale e La Destra. Quindi mi è sembrato naturale aderire all’appello di Francesco Storace per partecipare in massa alla manifestazione contro il governo delle banche.
 - Il Popolo di Roma ha costruito un suo circuito nazionale con simili gruppi identitari che hanno in alcuni contesti, penso a Napoli con Marco Nonno, anche forti radicamenti. Quali sono le distinzioni di prospettiva politica tra la nuova Destra sociale che avete promosso e un circuito identitario come Non plus ultra?
Plus Ultra è organica al 100% alla Giovane Italia e al PDL, mentre la nostra rete nazionale, il nostro progetto nazionale di Destra Sociale (che oltre a Il Popolo Campano e a Il Popolo della Lombardia sta trovando forti adesione e convergenze con tante altre realtà nazionali, dal nord est a tanti ex leghisti) è autonomo rispetto al PDL.  Ribadiamo che il nostro compito è quello di rappresentare la Destra Sociale, sia come posizione politica, che come filone storico, culturale e filosofico, perché solo la Destra Sociale può tenere tutto il centro-destra su posizioni popolari, altrimenti, il rischio più grande sarebbe ritrovarsi una nuova e grande DC!
E sinceramente, seppur essendo un grande sostenitore dell’unione tra socialisti, cattolici riformisti, laici, federalisti e nazional-popolari (dando forza ad un grande blocco anti-mercatista che, a distanza di 150 anni dall’unità nazionale, possa “rovesciare” il Risorgimento e, ri-partendo dalle identità locali, possa davvero costruire una nuova Italia, dai mille campanili, federale, sociale e nazionale) non voglio morire democristiano!
- Tu da tempo vai sostenendo che la destra radicale non ha più ragioni di esistere perché può avere piena espressione dentro il centrodestra e il Pdl. Basta una corrente quindi, un circuito di circoli e di associazioni, come una delle tante fondazioni alla Urso e alla Quagliarella?
Io sostenevo e sostengo che non sono le posizioni nette e radicali che vincono in politica, ma quelle profonde e capaci di stare sulla cresta dell’onda. La destra doveva e deve rigettare quel complesso di “esclusi” che ci porta sempre a rompere e mai a cavalcare le grandi stagioni di cambiamento. Ero convinto che il PDL e il governo Berlusconi potevano davvero essere la grande “rivoluzione italiana del terzo millennio”. Nel 2008 abbiamo ottenuto una grande vittoria di popolo e per l’Italia poteva davvero arrivare il momento della svolta. Tutto ci lasciava ben sperare. Gli accordi euro-mediterranei italo-libici-russi, la lotta per il ritorno al nucleare e la sovranità energetica, Sacconi che parlava e rilanciava l’articolo 46 della Costituzione, quello sulla partecipazione e la co-gestione, una certa indipendenza dalla BCE, la più grande crisi economica dal 29 ad oggi che sembrava essere affrontata con responsabilità, una nuova politica sull’immigrazione potevano traghettare l’Italia fuori da un ruolo di sudditanza dal blocco atlantico e riconsegnargli quel ruolo storico di cuore e centro dell’Euro-Mediterraneo, che ci avrebbe permesso di tornare ad essere una nazione più libera e sovrana. Poi è arrivato Fini, l’asse anti-italiano franco-tedesco, la guerra in Libia, l’offensiva della BCE ed il golpe Napolitano-Monti! Tanta delusione e amarezza per una grandissima occasione persa per cambiare davvero l’Italia in senso nazional-popolare.
Il più grande rammarico è vedere che sono stati proprio alcuni fanatici  post-missini i primi a “tradire” la rivoluzione che era in corso. Oggi la più grande preoccupazione è la tenuta del PDL. Ecco perché se fino a qualche mese fa il PDL era una grande scommessa, oggi è una grande incognita. Oggi la sfida è tenere unito tutto il centro-destra, ma senza quel sano populismo berlusconiano la deriva centrista è molto più concreta.
Non bastano più correnti, associazioni o fondazioni (ormai sono solo sfogatoi per delusi o forme di potere contrattuale per barattare qualche poltrona), tanto meno dentro all’attuale PDL guidato da Alfano e sostenitore del governo Monti. Serve molto di più. Serve un Movimento di movimenti, un Partito di movimenti e associazioni, un contenitore che, non uscendo mai dal centro-destra, possa rappresentare la Destra Sociale.
Per semplificare servirebbe un SEL di destra!  E torno a bomba della domanda: non credo che sia inutile la destra radicale, ma credo fortemente che nostro compito, rimanendo ancorati sulle nostre posizioni nazional-popolari e nazional-rivoluzionarie, è quello di cercare di rimanere sempre centrali e protagonisti nel dibattito e nella dinamica politica.  L’Italia per uscire dalla crisi ha bisogno di noi e delle nostre idee, ha bisogno della Destra Sociale, continuando su quella strada tracciata dal nostro Maestro di vita e di lotta Giano Accame che, pur non avendo mai gettato via il diavolo con l’acqua santa, seppur avendo sempre difeso con passione ed ardore tutte “le intelligenze scomode del 900” (come amava definirle lui), mai ha fatto politica col torcicollo, ma ha sempre guardato avanti, da vero combattente, avanguardista e rivoluzionario. Arrivando, con 30 anni di anticipo, a parlare di socialismo tricolore e di unione tra socialisti e nazional-popolari. Oggi è necessario rilanciare la nostra identità, ricordandosi sempre che l’identità è dinamica, è sintesi tra opposti, è in perenne divenire, altrimenti è un dogma che ti imprigiona. E allo stesso tempo non dimenticando mai che il vero segreto per fare dell’identità un’arma politica è saper coniugare i nuovi fermenti e l’attualità con le origini. Altrimenti si vuota tutto lo zaino per aderire solo ad un altro dogma. E per di più con la faziosità del neo-convertito. (Qui devo fare un “mea culpa”, perché qualche “cazzata” - lasciami passare il termine - preso dalla foga della politica, l’ho fatta anch’io!).
(1 - continua)

18 commenti:

  1. Bravo Castellino: avanti tutta!

    Massimo

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  2. ma di cosa parla castellino? di una " destra " ( che è già una bestemmia ! )che si ribella e diventa " sociale " per andare DOVE e CON CHI ? andare con il pdl per gli interessi dei giudei ( e tanti ve ne sono in giro ) e dei banchieri che sostengono i vari capataz del sistema che è apertamente sostenuto dai liberalcapitalisti ? castellino: facce ride ! vacci te con quella gentaglia..e non è la prima volta ....ormai ci sei avvezzo...

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  3. COMPLIMENTI GIULIANO...CREDO SI POSSA DIRE CHE ABBIAMO TROVATO DAVVERO IL NUOVO LEADER DELLA DELLA DESTRA SOCIALE ITALIANA!BRAVO DAVVERO

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  4. finalmente qualcuno che parla chiaro!

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  5. Intervista stupenda! Politica, geopolitica, militante ed accatttivante, con un occhio lucido sulle frasi finali della seconda parte! Complimenti Giuliano!

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  6. Apprendo solo ora di essere stato tirato in ballo, sulla parola tecnoribellione, per eventuali copyright sull' interpretazione di Junger e come organizzatore del gruppo movimentiate Meridiano Zero.
    Preciso brevemente e senza alcuno spirito polemico con chiunque.
    1) La reinterpretazione ed applicazione in chiave post-moderna del trattato del Ribelle jungheriano, prende spunto da una lettera e da un documento chiave concepito e stilato da Lello Graziani ne dal sottoscritto n'è da nessun altro. Per chi volesse approfondire per spirito di corretta ricerca storiografica sulle esperienze della destra radicale, non ha che da dirmelo perché conservo gli originali.
    2) la parola tecoribellione che chiunque può utilizzare come e quando gli pare perché e' un costrutto artificiale , di marketing comunicativo, viene utilizzato per la prima volta alla fine degli anni ' 80, all ' interno dei quaderni di rigenerazione politica, testi di analisi, editi da una iniziativa editoriale grafica di Rainaldo G., come supp. del bollettino Orientamenti e Ricerche, e finalizzato alla formazione quadri dell' allora Fronte della Gioventù . Anche qui chi volesse consultare gli originali e chiedere testimonianze dirette, ma per puro spirito di ricerca puo' farlo.
    3) Merdiano Zero prende come riferimento scenari jungheriano ed interpreta lo scanario con una divisione netta tra battaglie di avanguardia e battaglie di retroguardia. Ad es per Meridiano Zero le nuove tecnologie non andavano sabotate ed attaccate, ma andavano studiate e cavalcate, perché all' interno della nuova classe dei ' tecnici ' si sarebbe creata la contrapposizione tra potete e contropotere. Solo per chiarire : il100% degli aderenti a Mz provenivano dal Fdg e alla casa madre sono tornati.

    Purtroppo caro Ugo , manca tutta la storiografia ragionata sulla Fascisteria anni 80-90, che purtroppo solo Tu in quanto superpartes puoi fare

    Ribadisco che il mio e' un intervento di semplice precisazione storiografica per gli amanti della ricerca e fuori da ogni protagonismo.
    Per il resto non entro nel tema in quanto tutti sanno che casa significa per me Rifondazione del linguaggio, cambio di immaginari e mutazione di collocazione politica.

    Mi scuso se l' iPad e' poco preciso per ortografia ...

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  7. Altro piccolo aneddoto storiografico : l' analisi sugli scenari della globallizzazione e del mondialismo finanziario escono dai laboratori della destra radicale agli inizi degli anni 80' in particolare Orion, l ' Uomo libero e l ' antibankor delle ed. di Ar.
    Mentre le destre di tutte le risme balbettavano di uniamo, questi laboratori avevano letto ed anticipato fenomeni come la moneta elettronica , le private equity, i fondi di investimento e lo strapotere delle banche d'affari.
    Quello che sta succedendo oggi e' solo la pallida conseguenza, l'effetto matematico del progetto di ristrutturazione epocale concepito allora, Il cui primo golpe in Italia e' quello del 92'.
    Da allora le destre non hanno fatto altro che tradire se stesse oltre che la Nazione Sociale .... Direi che piu' che conservazione fanno auto-conservazione...

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  8. ..........."Poi è arrivato Fini, l’asse anti-italiano franco-tedesco, la guerra in Libia, l’offensiva della BCE"
    Credo proprio che su queste frasi Castellino CI faccia ( e in malafede oltretutto) e Non ci sia.
    La guerra di Libia ( o meglio alla Libia cui avevamo promesso gratitudine e fatto pure un accordo giusto il settembre dell'anno prima, dicasi SEI mesi prima........) l'ha fatta Berlusconi nel febbraio 2011 quando di Monti ancora manco si sapeva nulla (tanto che sali' al potere a Novembre, vero Castellino??). L'Italia era Gia' commissariata dalla Bce ben prima di Monti, almeno dal 2010 con un debito pubblico che superava il 125% e i vari costi della politica aumentati a dismisura nel triennio 2008-2011 ( CIFRE UFFICIALI).
    Che poi Mario Monti sia un personaggio dell'"endorsement" anglossassone, liberista ed atlantico e' pur vero e lo sappiamo bene. Ma le date e le cifre non si possono smentire: la Guerra alla Libia l'ha fatta Silvio e lui ha fatto crescere il debito pubblico . NOn raccontiamoci panzane o frottole per cortesia...........

    Ago

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  9. a Mancinelli perchè non vieni su FB ?
    Pavel

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  10. X Pavel,
    ... ognuno ha le sue allergie .
    Io sono completamente allergico a Facebook ....

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  11. ...peccato Mancinelli, non è tutto da buttare FB, te lo assicuro, bisogna avere pochi amici ma buoni :))
    Pavel

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  12. X Pavel
    non è una questione di amici e di comunicazione :
    per questo basta una email e già si condivide abbastanza.
    E che non è possibile avere il doppio, triplo, quadruplo lavoro per questa ossessione della comunicazione virtuale, in cui tutto si accelera, e soprattutto, poco si riflette ...
    Io d'latra parte faccio per scelta " TRAPASSATO REMOTO " come scrissi un tempo su CUORI NERI :
    soprattutto visto quelli che hanno " FATTO FUTURO " ...

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  13. Non credo esatto,caro francesco,che il 100% degli aderenti a MZ provenivano dal fdg e quindi e strana questa tua disattenzione.Tu solitamente sei estremamente preciso.Altra cosa è dire che come al solito finita un'esperienza i cammerati riprendono il giro delle vecchie chiese e qualcuno con ottimi incarichi...ma alcuni e credo anche te hanno seguito un loro percorso.P.S.:è giusto quello che dici su "tecnoribellione" ognuno dà il senso pratico che vuole.Non esiste diritto d'autore

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  14. E' ovvio Gino che rimangono esclusi dalla lista Rainaldo, Te, ed io, ma se ricordo bene, correggimi, visto che la memoria e quella di un cinquantenne che cede, il nucleo portante fondatore, era composto da militanti fiddiggini ( nucleo monteverde, piazza bologna, prenestino, ostia piu alcuni nuclei fuoriusciti da fare fronte scuole ed universita' ).
    In una prima fase se ben ricordi si era generato anche un tipo di coordinamento Alemanno e Rampelli , preoccupati di essere fagocitati e che loro truppe cedessero ai richiami del nuovo.
    Scusami se il mio precedente intervento Ti aveva dato l' idea di essere bypassato, ci mancherebbe. D'altra parte del famoso triumvirato il piu' defilato per motivi di lavoro ero proprio io. I leader indiscussi eravate Te e
    Rainaldo. Ma ti avevo già detto che qualcuno dovrebbe scrivere, e non affidare a poche parole su un blog la storia di MZ.
    Un saluto

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  15. Sai come la penso ma ho risposto perchè eri tu a parlare di queste cose. Per Alemanno- Rampelli, credo ti riferisca all'incontro precedente alla nascita di MZ tenuto al club jazz di via ostia con l'allora seg del fdg, c'era anche Giorgio appena tornato dalle vacanze...che ci prendeva in giro,comunque non scaturì nulla per nostra fortuna.Ma queste sono cose che oggi a più di 20 anni diventano ricordi confusi.Quindi mi fermo qui.
    Un saluto fraterno

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