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I giardini Zicchieri, Alemanno e la guerra della memoria nella fascisteria 2a edizione

Foto La Repubblica
(umt) L'inaugurazione dei giardinetti del Prenestino dedicati ieri a Mario ' Cremino' Zicchieri, ammazzato 36 anni fa davanti alla sezione del Msi-Lotta popolare da un commando mai identificato della guerriglia rossa, conferma lo strappo tra la base militante della fascisteria romana e il sindaco della Capitale, già emerso in occasione del memorial Cecchin di due settimane fa. 
Durante la cerimonia Alemanno ha spiegato che ''non è accettabile che ci sia un ragazzo che è morto e che non ha ottenuto giustizia. La pacificazione si basa sul rispetto reciproco: oggi vedo ancora uomini politici, miei coetanei, dell'altra parte politica che sono mossi dall'odio assoluto e da preconcetti. Vogliamo rispetto per la nostra storia''. Concetto ribadito dalla sorella di Zicchieri, Barbara, ''felice ma insofferente perché l'omicidio di Mario è rimasto impunito''. 
Per  l'assessore regionale alla Casa e presidente della Destra, Teodoro Buontempo, all'epoca segretario provinciale del Fronte della Gioventù in cui militava il sedicenne ucciso,  'Cremino' era "un ragazzo speciale che lottava per migliorare la società. Il futuro si costruisce sulla verità e a un certo punto qualcuno dovrà scrivere la storia degli eroi degli anni '70".

A rilanciare la polemica, dal suo webmagazine No Reporter, ci pensa Gabriele Adinolfi: "Che a Mario Zicchieri siano stati dedicati i giardini romani di piazza Condottieri, a meno di cento metri da dove venne assassinato  il 29 ottobre 1975, è un fatto significativo e importante. Mettiamolo dunque nella giberna delle conquiste morali, se non altro perché la famiglia ci teneva. E ricordiamo anche che ci sono voluti ben trentasei anni prima che questo passo venisse compiuto. Partiamo di qui per non sembrare, e soprattutto per non essere, ingenerosi. Ma si può parlare solo di un punto di partenza, perché il resto, tutto il resto, non va".
 Troppo poco anche per chi tiene aperta su Facebook una pagina dedicata ad Acca Larentia: "Stessa storia con gli altri Camerati !!!! anzi ad un Camerata solo la scritta "vittima della violenza "in mezzo ad un parco di Roma, chi passa pensa che è stato violentato dai pedofili !!! non si vergogna più di niente questo schifoso dopo quello che è successo alla festa del cinema di Roma, sappiamo anche che si serve del suo gruppo POPOLO DI ROMA ad uso Black Blog, vedrai mi aspetto che una targa del genere viene a metterla insieme ai Black Blog del Popolo di Roma ad Acca Larenzia".

Per Vincenzo Nardulli, uno degli animatori del raduno estivo di Monte Livata del Forum della Solidarietà sociale, "OGGI E' STATA SCOPERTA LA TARGA IN RICORDO DI MARIO ZICCHIERI......PER NON SMENTIRSI ALEMAGNO HA SCRITTO:"VITTIMA DELLA VIOLENZA POLITICA", OVVIAMENTE NASCONDENDO LA VERITA' COME SUO COSTUME.IL CAMERATA ZICCHIERI E' STATO UCCISO DAI COMUNISTI DELLE BRIGATE ROSSE(QUELL'INFAME DI SAVASTA NE SA QUALCOSA).CAMERATA MARIO ZICCHIERI...PRESENTE ! ! ! I CAMERATI NON DIMENTICANO ! ! !"

Purtroppo per Nardulli, però, Antonio Savasta non è propriamente una bocca della verità. Le sue accuse generiche contro le Formazioni comuniste armate in cui militava all'epoca sono stati insufficienti a condannare i leader della banda che poi sarebbe confluita nelle Br: Morucci, Seghetti e Maccari

Imprecisione che si è confermata anche nella recente ricostruzione fatta nella lunga intervista per il libro di Rao, qui ripresa a proposito, appunto, dell'omicidio Zicchieri e della strage di Acca Larentia. Di quest'ultima il leader pentito delle Br-Pcc ha raccontato che a suo parere responsabili erano stati i militanti della brigata Torre Spaccata, tutti provenienti dall'organizzazione marxista-leninista Viva il comunismo.
 
Nei giorni scorsi, però, mi ha fatto giustamente notare un altro ex brigatista, che la logica organizzativa  delle Br tendeva a rompere  i legami personali pregressi: per ragioni di sicurezza ma anche per impedire rischi potenziali di dinamiche frazionistiche. Così della decina di militanti marxisti-leninisti (tra cui molti hanno fatto "carriera" fino ai vertici: Novelli, i Petrella, Piccioni) confluiti in gruppo e indicati da Savasta come fautori di una iniziativa militare antifascista sul territorio di Roma sud, uno solo faceva effettivamente parte della brigata Torre Spaccata, essendo gli altri stati spalmati tra altre brigate e strutture organizzative della colonna romana.  

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