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Dopo la contestazione per Walter Rossi, i camerati organizzano una festa per Cecchin

La "sfida" dei compagni di Walter Rossi, che ieri hanno rivendicato, in nome dei principi della 'proprietà intellettuale' e dell'eredità politica, il diritto alla gestione in esclusiva del rito commemorativo, ha innescato una pronta reazione nello zoccolo duro dei camerati romani.  Così in un batter d'occhio è stato organizzato un evento a piazza Vescovio, per ricordare con una festa Francesco Cecchin. 
Una figura simbolo quella del giovane militante del quartiere Trieste ucciso dopo un'aggressione di una squadra del Pci: perché a giugno, intorno al suo anniversario e alla decisione del Comune di dedicargli i giardinetti di piazza Vescovio, si è scatenata una furibonda polemica, da parte di una nutrita schiera di intellettuali antifascisti, di ricordare indifferenziatamente tutte le vittime della violenza negli anni di piombo. Un evento condiviso tra numerose componenti militanti e non solo (i promotori della stele nei giardinetti sono politicamente assai variegati, ma tutti riconducibili alla diaspora di An, con soggetti legati al sindaco Alemanno, ad Augello, al presidente Fini, all'ex governatore Storace).
Su facebook Sezione Prati Nessuna resa ha diffuso l'appello per l'appuntamento del 17 ottobre, firmandolo a nome di Francesco Bianco, già militante del primo gruppo di fuoco dei Nar, e così io l'ho rilanciato, attribuendogliene la paternità. In realtà l'appello è collettivo: l'equivoco è nato per il ruolo di Bianco, che si è fatto carico, dopo la scomparsa di Pietro Tiberi, di Nessuno resti indietro, il comitato che organizza eventi commemorativi e promuove iniziative di solidarietà per i camerati in difficoltà (l'ultima raccolta fondi è stata per Concutelli). Ecco comunque il testo dell'appello:
FESTA IN PIAZZA VESCOVIO. Memoria condivisa? Ce ne può pure essere tra gli amici del boia e quelli dell'impiccato perché il ricordo è lo stesso, ma non può essere uguale.
Chi reclama la stessa considerazione per l'ucciso e per l'assassino, per il superprotetto e per chi non aveva nessun santo in paradiso, delira.
Vaneggia chi pretende che i caduti altrui siano azzerati in “memorie condivise” mentre i propri, come è il caso di Walter Rossi, continuano ad avere una celebrazione di parte, con tanto di ronde antifasciste a seguito.
E' fuori di senno chi chiede che i caduti di serie B vengano onorati in punta di piedi, quasi chiedendo scusa di farlo.
In Italia non è cambiato molto: ieri uccidere un fascista non era reato, oggi forse lo è ma è considerato veniale e prescritto, e la sua apologia non solo è consentita ma è addirittura promossa.
I nostri morti sono trattati sempre al peggiorativo, come nelle più pittoresche e offensive espressioni romane.
Ebbene è proprio così che li vogliamo, che ce li teniamo e che li onoriamo, senza alcun condizionamento da parte di chi vorrebbe monopolizzare e falsare la memoria di ogni guerra civile e senza nessuna genuflessione dialettica nei confronti di chicchessia.
Non furono vittime di una generica violenza politica ma caduti per mano dell'antifascismo.
I nostri morti li continuiamo a celebrare per quello che erano e sono e a festeggiare come Lari e Angeli Custodi.
Così, in risposta a tentativi di annacquamento, di strumentalizzazione, di avvilimento del loro esempio, abbiamo deciso d'indire una festa in piazza Vescovio, nei pressi del giardino Francesco Ceccchin, lunedì 17 ottobre a partire dalle 18. E ricordatevi che Nessuno resti mai indietro.

2 commenti:

  1. Ci sono morti che pesano come montagne, altre come piume, affermava Mao Tse Tung.Nulla di più verosimile sono i morti per mano antifascista; solitamente i camerati caduti, o erano dei morti di faide interne al neofascismo come affermavano con enorme faccia tosta, i gazzettieri di regime, o erano morti misteriose,che comunque le indagini relative, volte ad individuare i responsabili, lasciavano il tempo che trovavano e soprattutto non assicuravano una brillante carriera agli organi investigativi preposti. Molto meglio dare la caccia a qualche rottame sopravvissuto al secondo conflitto mondiale, naturalmente purché si tratti di un tedesco.TV

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