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10 gennaio 1979. Ucciso da un poliziotto a Centocelle Alberto Giaquinto


L’ala del Fuan che ha ancora mantenuto un minimo di rapporto con il partito decide di commemorare la strage con un corteo di attacco a Centocelle, iniziativa organizzata congiuntamente con il Msi, il 10 gennaio, in un clima di grande tensione, dopo l'assalto del giorno prima dei Nar a radio Città futura, con cinque donne ferite. A promuovere la manifestazione Biagio Cacciola, il senatore Michele Marchio, Bartolo Gallitto, che mesi dopo subirà un pestaggio dai “rautiani”, che gli romperanno il setto nasale. Si succedono le riunioni preparatorie alla libreria Atlantide. L’ultima, la mattina degli incidenti è una sorta di intergruppo. C’è Valerio per Monteverde, le due anime del Fuan, i “moderati” Cacciola, Giallombardo, Orlandini, e gli spontaneisti De Francisci, Morsello, Pedretti e Pucci; Tiraboschi e Rodolfo per l'Eur, Aronica per Prati. Emergono dissensi e diffidenze: Valerio, De Francisci e Lucci Chiarissi temono la presenza di ragazzini armati capaci di scatenare incidenti incontrollabili e si chiamano fuori. Scelgono invece di partecipare i leader di via Siena e i fascisti proletari di Prati.
Gli scontri cominciano alle 18.15 con l' assalto alla sezione Dc di piazza dei Mirti a colpi di molotov, lanciate dalla testa del corteo, tenuta appunto da “pischelli” con le pistole. Quando arriva la prima volante una cinquantina di giovani in parte con il volto travisato si portano in viale delle Robinie compiendo atti di devastazione. Un gruppetto di 7-8 militanti rovescia auto. 

La polizia risponde aprendo il fuoco. Un agente in borghese uccide il diciassettenne Alberto Giaquinto, colpito alla nuca. Al suo fianco c’è l’ideologo del Fuan, Massimo Morsello. E’ stato uno dei protagonisti di Campo Hobbit, presentando le sue canzoni con lo pseudonimo di Massimino. Come già Francesca Mambro per Recchioni si troverà da solo a testimoniare contro il pistolero che tenta di accreditare la tesi che il ragazzo ucciso fosse armato. Il suo atto di accusa si trasformerà per i giudici in una confessione e gli procurerà una severa condanna per devastazione e incendio. Si formano altre barricate, sono infrante vetrine dei negozi, incendiati 7 pullman. La guerriglia si scatena e si consuma in 5 minuti. Nello stesso giorno sono compiuti attentati alla sezione Monti del Pci, a via del Boschetto, alle 14.31 e al Messaggero, in via dei Serviti delle 18.10, entrambi rivendicati con la sigla Nar.
Centocelle segna il punto di non ritorno tra il FUAN romano e il MSI: molti,a cominciare da Pedretti,si indignano per la strumentalizzazione cinica e irresponsabile. Quando la direzione nazionale,arresasi all’impossibilità di normalizzare la situazione,decide la serrata, nessuno si preoccupa: con i “salti del bancone”si pagherà l’affitto. I “pugili”mandati a eseguire lo sfratto sono costretti a ripiegare, di fronte alla superiore “strumentazione”dei ribelli.
Il 10 gennaio scende in campo anche la guerriglia rossa che a Talenti uccide Stefano Cecchetti, 18 anni.La sua colpa:stazionare davanti a un bar frequentato dai “fasci”indossando stivali Camperos, un must nel look“nero”. Da un’auto in corsa i COMPAGNI ORGANIZZATI PER IL COMUNISMO sparano nel mucchio ferendo altri due diciottenni. La sua morte insensata scatenerà un dibattito appassionato tra i giovani di sinistra. Cominciano ad affiorare voci di dissenso su una violenza cieca e che spara nel mucchio.

FONTE: Guerrieri e Naufraghi (IMMAGINAPOLI, 2004, 2007)

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