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L'anniversario di Acca Larentia: due morti, 6 bombe, 7 feriti



Il primo anniversario della strage di Acca Larentia mette capo a un nuovo bagno di sangue, in una spirale insensata di violenze e rappresaglie. Gli stessi neofascisti si dividono tra chi (i nascenti Nar) punta sull'azione di avanguardia e chi (esponenti di partito e lo spezzone "politico" del Fuan) organizza una manifestazione dura in territorio "nemico". Entrambe le scelte si riveleranno disastrose: il corteo a Centocelle finirà con un giovanissimo ammazzato dalla polizia, Alberto Giaquinto. L'incursione armata a Radio città futura, con l'intenzione dichiarata di leggere un proclama e lanciare una proposta di tregua tra rivoluzionari, degenera per una serie di errori grotteschi. Col risultato finale di cinque donne ferite, quattro alle gambe, una al ventre. Nella telefonata di rivendicazione si giustificano: "Era l'anniversario di Acca Larentia ma non abbiamo sparato per ammazzare. La velleitaria richiesta di una tregua innesca quindi una nuova rappresaglia, un attacco armato a un "bar di fasci". E qui i compagni ammazzano uno studente che non era neanche fascista. Un bar maledetto: meno di due anni prima vi era morto di infarto il padre di un giovanissimo militante neofascista aggredito dei compagni. E le due vittime saranno legate da un'incredibile coincidenza...
 

9 gennaio - L'assalto a Radio Città Futura

La mobilitazione della fascisteria romana per l’anniversario di Acca Larentia è ampia e articolata. Gli unici a chiamarsi fuori è Costruiamo l’azione, che organizza per l’8 gennaio l’assalto al Museo storico della Marina. Un mezzo fallimento perché i pezzi, pur pregiati, trafugati sono, appunto, da collezione, e quindi inutilizzabili. Ma il gruppo non fa testo, spinto così avanti com’è sul terreno della ricerca dell’alleanza con i rossi. La campagna dei Nar, come già per Angelo Pistolesi, si concentra contro i media nemici. Il 7 gennaio cinque cinema sono chiusi con il fuoco, per onorare la memoria dei morti. L’8 gennaio un’associazione fascista clandestina lancia un ordigno contro una sede della Rai, rompendo i vetri. L’attacco è rivendicato un quarto d’ora dopo. Un commando tira molotov contro Paese sera. Il 9, quello che doveva rappresentare il punto di svolta nei rapporti con i compagni si rivela un boomerang.  LEGGI TUTTO

10 gennaio - L'omicidio Giaquinto

L’ala del Fuan che ha ancora mantenuto un minimo di rapporto con il partito decide di commemorare la strage con un corteo di attacco a Centocelle, iniziativa organizzata congiuntamente con il Msi, il 10 gennaio, in un clima di grande tensione, dopo l'assalto del giorno prima dei Nar a radio Città futura, con cinque donne ferite. A promuovere la manifestazione Biagio Cacciola, il senatore Michele Marchio, Bartolo Gallitto, che mesi dopo subirà un pestaggio dai “rautiani”, che gli romperanno il setto nasale. Si succedono le riunioni preparatorie alla libreria Atlantide. L’ultima, la mattina degli incidenti è una sorta di intergruppo. C’è Valerio Fioravanti per Monteverde, le due anime del Fuan, i “moderati” Cacciola, Elio Giallombardo, Stefano Orlandini, e gli spontaneisti Gabriele De Francisci, Massimo Morsello, Dario Pedretti e Alessandro Pucci; Stefano Tiraboschi e Massimo Rodolfo per l'Eur, Luigi Aronica per Prati. Emergono dissensi e diffidenze espressi da Valerio, De Francisci, Franco Corrado e Paolo Lucci Chiarissi. C'è chi teme la presenza di ragazzini armati capaci di scatenare incidenti incontrollabili, chi è preoccupato del livello già alto di tensione e di scontro, chi è irritato e non si fida della volontà del partito di cavalcare la tigre. Comunque si chiamano fuori. Scelgono invece di partecipare i leader di via Siena e i fascisti proletari di Prati. LEGGI TUTTO

10 gennaio - L'omicidio Cecchetti

All'epoca il "fattaccio" fece scalpore: un gruppo minore della guerriglia rossa che spara nel mucchio davanti a un bar "ritrovo dei fascisti" a Talenti e ammazza uno studente dell'Archimede che fascista non era, Stefano Cecchetti. Fu letto come una rappresaglia immediata per l'assalto del giorno prima dei Nar a Radio Città futura, in cui restarono ferite 5 donne. Innescò in quel che restava dell'estrema sinistra un dibattito aspro sull'insensatezza di una violenza politica sempre più spietata e fuori controllo. Il quotidiano Lotta continua lo suscitò e ne diede ampia diffusione. Secondo il Ros dei carabinieri che ha condotto le ultime indagini sull'omicidio Verbano non si tratta di un episodio casuale. Così, infatti, il pm che ha proposto l'archiviazione (respinta dal gip) riconduce l'assalto al bar Urbano in uno scenario di colpo su colpo che insanguinò il quadrante di Roma Nord Est dalla fine degli anni 70 ai primi anni 80. LEGGI TUTTO

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