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11 gennaio 1948: 54 morti nella caccia all'italiano a Mogadiscio

54 morti e 55 feriti: fu il bilancio del massacro di Mogadiscio, perpetrato l'11 gennaio 1948 contro la comunità italiana dai nazionalisti somali favoriti dall'Amministrazione provvisoria britannica.
Molti cittadini italiani erano rimasti nella capitale somala dopo la caduta dell'Africa Orientale Italiana nel 1941, per continuare a vivere e lavorare nel luogo in cui anni prima avevano cercato la fortuna. I rapporti tra gli Italiani e buona parte dei Somali si erano mantenuti buoni anche sotto l'Amministrazione militare inglese.
Nell'immediato dopoguerra l'Autorità militare inglese iniziò a far affluire dalla vicine colonie della Somalia britannica e dal Kenya sostenitori della Lega dei Giovani Somali oltre che Kenioti e Indiani di salda fede alla Corona , accomunati da un violento sentimento anti-italiano (molti avevano combattuto contro il Regio Esercito). Spinti dalla fame di saccheggio i Giovani Somali preparavano lo scontro con gli Italiani mentre le Nazioni Unite discutevano sull'opportunità di affidare all'Italia l'Amministrazione fiduciaria dell'ex colonia.
Per l'11 gennaio 1948 fu indetta una manifestazione a favore dell'opzione Italiana, sostenuta da buona parte della popolazione somala di Mogadiscio. I Giovani Somali filobritannici e i loro alleati ne approfittarono per indire la propria contromanifestazione.
Quella domenica mattina, le autorità britanniche vietarono improvvisamente, dopo averla autorizzata, la manifestazione dei filoitaliani mantenendo il permesso per quella degli avversari. Poco dopo il nuovo ordine, le orde dei Somali filobritannici iniziarono una violentissima caccia agli Italiani. Di fronte alle violenze e ai primi morti, le forze di sicurezza britanniche lasciarono che il massacro si compisse, senza reagire. Gli scontri si protrassero per due lunghissime ore (dalle 11 alle 13), rendendo il bilancio finale delle vittime ancora più grave. A fianco degli Italiani caddero anche 14 somali che si erano mossi in loro difesa tra cui una donna, Hawo Tako, che sarà celebrata in seguito come eroina nazionale. I feriti tra i sostenitori degli Italiani saranno una quarantina.
Mentre i Somali filobritannici attaccavano all'arma bianca i loro bersagli e provvedevano a bordo di autocarri al saccheggio, circa 800 italiani trovarono fortunosamente rifugio all'interno della grande cattedrale di Mogadiscio rimanendovi asserragliati per ore, in attesa che le autorità inglesi disperdessero l'orda della morte. Alla loro liberazione gli Italiani furono prelevati dalle forze dell'ordine britanniche e custoditi in uno squallido centro di raccolta, detenzione che le vittime delle violenze furono costrette addirittura a pagare a titolo di compenso.

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