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Strage di Bologna. Furlotti: noi 28 del 28 agosto, vittime di accuse infamanti

“Siamo e resteremo per sempre i 28 ragazzi del 28 agosto del 1980. Non potrò mai dimenticare quello che abbiamo subito, le accuse infamanti, la vergogna, l’impotenza davanti a quella retata ingiusta, immotivata, priva di ogni fondamento”. Così all’Adnkronos Francesco Furlotti, 66 anni, tra i primi imputati e arrestati per la strage di Bologna del 2 agosto del 1980.
Sono passati 40 anni da quel blitz che lo ha visto coinvolto. Lui ed altri 27 ragazzi appartenenti a vari gruppi di estrema destra. Di quei giovani, nessuno era il reale colpevole. Alla fine infatti vennero tutti assolti con formula piena perché ‘il fatto non sussiste’. 
Furlotti, che era uno dei ragazzi del professor Paolo Signorelli prima nel Msi poi in Ordine Nuovo - anche lui arrestato per la strage e poi giudicato innocente dopo 10 anni di carcere - quel maledetto 2 agosto del 1980 non era nemmeno a Bologna. “Non potrò mai dimenticare - racconta Furlotti - quella giornata. Ero in Puglia, a Fasano, e gestivo da poco un locale, una discoteca. Mi ero trasferito, mi piaceva fare il dj, fare cabaret. La politica mi aveva stancato. Sentimmo in tv della bomba alla stazione di Bologna. Rimanemmo increduli, a tutto potevo pensare tranne che, da lì a una ventina di giorni, mi sarei ritrovato come primo imputato ed esecutore materiale. Una scena paradossale, momenti che non si dimenticano. Perché noi? Bisognava colpire la destra, i movimenti estremisti, i ‘fascisti’. Quei 28 giovani vennero tutti assolti, pagarono altri”. [a essere precisi non è esattamente così: tra i 28 accusati c'era anche Francesca Mambro, che poi sarà condannata per la strage, ndb]
È amaro il ricordo di Furlotti, non riesce a dimenticare, né tantomeno a perdonare. “Chi mi ridarà quegli otto mesi di carcere, dei quali due in isolamento? Scrivevo i memoriali a mia madre e ogni volta me li facevano sparire e dovevo ricominciare da capo. Mesi di umiliazioni. Chi cancellerà quell’onta di vergogna di essere accusato di aver ucciso 85 persone? Chi mi ridarà il sorriso? Chi mi risarcirà, visto e considerato che non ho preso nemmeno un euro?”.
Dopo 40 anni, “Chicco”, come lo chiamano gli amici, rimane delle sue idee. “Depistaggi su depistaggi, non penso certo che ci diranno mai la verità. Volevano un colpevole? Bene, lo hanno trovato in noi. Carne da macello e basta. Le piste da seguire ci sono, ho letto proprio sull’Adnkronos di contatti tra un giudice e un terrorista palestinese, perché non andare a fondo? Quanto altro tempo dovrà passare ancora? Ridatemi la vita che mi hanno tolto. Una cosa è certa: noi resteremo sempre e comunque i 28 ragazzi del 28 agosto del 1980”.

Fin qui l'Adn Kronos. Della dolorosa vicenda umana di Chicco Furlotti ci siamo occupati ex post più volte. Il momento più importante è stato la "lettera da lontano" di Fulvio Federico Farina, figlio del "calunniatore" di Chicco Furlotti, Piergiorgio, a cui fece seguito la testimonianza di Keoma, ben noto ai nostri lettori  come controinformatore della compagneria di Roma Nord all'epoca (e poi con il suo vero nome) che ricostruisce il tortuoso percorso politico di Farina sr.  

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