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5 gennaio 2010: muore Marcantonio Bezicheri difensore di dannati e vinti

“Il difensore dei dannati e dei vinti. Esempio di coerenza e di coraggio”. Questo il necrologio che gli avvocati Alessandro Pellegrini Gianni Correggiari dedicarono a Marcantonio Bezicheri, scomparso nel gennaio di tredici anni fa. Il difensore di tanti militanti di destra fu anche, per un breve periodo, nel collegio difensivo di Anna Maria Franzoni, la mamma di Cogne e in quello del leader iracheno Tareq Aziz.

Proveniente dai ranghi dei Volontari nazionali, fu dirigente del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, organizzazione politica guidata da Pino Rauti, movimento per il quale fu candidato a sindaco a Bologna, in occasione delle comunali del 1995 e a Trieste nel 1997. Così ne tratteggia la figura Gianni Correggiari:

 Non c’era processo politico contro camerati che non lo vedesse protagonista, lui, vero e proprio animale da udienza, soprattutto quando si celebravano in Corte d’Assise, dove il carattere, l’eloquenza, la passione – e lui ce ne metteva tanta – scuotevano le coscienze delle giurie popolari. 
Pagò con la galera e un lungo periodo di arresti domiciliari la sua militanza giudiziaria. Accusato da due pentiti di essere stato, niente di meno, latore di un mandato omicidiario contro Mennucci (che avrebbe trasmesso per l’esecuzione ad un suo cliente) in uno scambio di favori che avrebbe dovuto portare, addirittura, all’omicidio in carcere del professore Paolo Signorelli, amico personale dell’avvocato Bezicheri (e questo, al di là della sua onestà, già la diceva lunga sulla serietà di quelle accuse) fu alla fine prosciolto in istruttoria. In quello stesso periodo, altri avvocati difensori di militanti dell’estrema destra patirono il carcere e la persecuzione per l’opera infamante del pentitismo, sovente teleguidato da mestatori di professione: l’avvocato Albertini di Venezia, l’avvocato Sangermano di Firenze, ma la carcerazione di Marcantonio Bezicheri fu più lunga e l’iter giudiziario più travagliato. Ne uscì scosso ma non venne meno la sua determinazione nel difendere, al processo per la strage di Bologna, imputati alla fine assolti: Massimiliano Fachini e Sergio Picciafuoco. Con lui scomparve una figura che non esito a definire romantica. Onorò la professione e il suo impegno politico. E non si arricchì né con l’una né con l’altro.

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