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8 luglio 1982: i Nar ammazzano il camerata che ha "venduto" Mario Tuti


E qui bisogna fare un piccolo passo indietro e tornare all’8 luglio 1982. Quando Zani, insieme a Procopio e Belsito, decide che è arrivato il momento di vendicare Mario Tuti e uccidere il pisano Mauro Mennucci, che lo aveva venduto alla polizia nel 1975.
Lo aspettano nell’intervallo della semifinale dei mondiali tra Francia e Germania e gli sparano contro due colpi di pistola. Poi rivendicano l’omicidio non utilizzando la sigla Nar, ma come «Amici di Mario Tuti».
Zani:
Ho passato tutta l’estate del 1982 dormendo in un camioncino a Pisa. Ci ho messo tanto a trovare l’indirizzo di Mennucci, ma alla fine ce l’ho fatta. Una volta, durante un appostamento, entra nel bar dove mi trovo. Non so perché, ma quando mi vede gli prende un mezzo collasso. Sbianca. Eppure non ci eravamo mai visti prima. Chissà, forse sesto senso... Io mangiavo tranquillamente il gelato, lui parlava col barista; si è girato, mi ha visto e si è spaventato. Non era stato deciso ancora quando sparargli, ma una sera, quella della semifinale Francia-Germania, siamo al bar sotto casa sua e lo vediamo uscire all’intervallo. Ma è insieme al figlio. Allora fermo tutti e dico: «Non si fa un cazzo. C’è il bambino». Poi il figlio gli dice: «Papà, vado dalla nonna», e si allontana, lasciandolo solo. Allora abbiamo deciso di agire. Ci siamo avvicinati. Pasquale lo ha chiamato: «Mauro!» Lui si è girato e Belsito gli ha sparato. Siamo scappati con un’auto che guidavo io, essendo l’unico che conosceva la città. Poi uno di loro ha telefonato per rivendicare. Ricordo che discutemmo, perché io non volevo usare la sigla Nar. I Nar sono la sigla che ha ucciso Mangiameli dicevo, ma loro due mi risposero: stai dicendo una cazzata, perché non si può mettere in discussione la storia di un’organizzazione solo perché ha commesso un errore...
Mario Tuti, accusato di essere il mandante dell’omicidio, perché aveva firmato la rubrica «Écrasez l’infâme» su Quex, in cui puntava il dito contro Mennucci chiamandolo «traditore», alla fine sarà prosciolto. Ecco il suo ricordo, nel corso del nostro incontro:
In quei mesi si celebrava a Bologna il processo Italicus e io ero «appoggiato» al carcere di Ferrara.
Il processo era stato sospeso per la pausa estiva e aspettavo di essere trasferito. Non sono mai stato un tifoso di calcio, ma la tv del carcere aveva un solo canale. Così quella sera, non avendo alternative, decisi di guardare Francia-Germania, la prima partita vista in carcere in tv. Era luglio. Faceva un gran caldo, le giornate non finivano mai. Fu una partita interminabile, decisa ai rigori.
La mattina dopo mi sveglio, accendo la radio e sento che Mennucci è stato ucciso nell’intervallo della partita. Mi dico: Se il giudice sapesse che non ho mai visto una partita di calcio in vita mia, penserà che stavolta l’ho vista perché sapevo che all’intervallo sarebbe stato ucciso Mennucci, anche se non è andata così. Fu solo una pura coincidenza. Certo, in aula espressi poi il mio personale apprezzamento per i camerati che si erano occupati dell’azione, ma non la rivendicai, perché ho sempre cercato di essere una persona seria ed evitare il millantato credito... Al processo dissi: «Posso essere contento di una cosa, ma io divento mandante di questa cosa se dico a qualcuno: ‘Vai e fai’, ma io non l’ho detto a nessuno».
Sì, ricordo che mesi prima, quando Mennucci venne a Bologna a testimoniare al processo Italicus, quando stava andando via, dalla gabbia gli dissi: «Salutami Buzzi...» Lui si ferma, si volta e mi chiede: «Chi?» E io: «Buzzi, Ermanno Buzzi».
Il «saluto» di Tuti è chiaramente macabro, perché il 13 aprile 1981, nel supercarcere di Novara, lui e Concutelli hanno strangolato Ermanno Buzzi in un angolo «buio» del cortile (cioè non visibile dalla polizia penitenziaria), davanti a una decina di camerati impassibili. Su questo omicidio si faranno molte ipotesi.
Perché Buzzi, al momento della sua uccisione, era stato riconosciuto colpevole della strage di piazza della Loggia e aveva un ergastolo sul groppone. Anche se poi i suoi coimputati saranno riconosciuti innocenti in un successivo processo. C’è chi ha ipotizzato che i due killer neri lo abbiano messo a tacere per non fargli fare nomi sui veri colpevoli della strage, ma la magistratura alla fine non è arrivata a nulla. E fa fede, almeno finora, la versione ufficiale fornita da Tuti e Concutelli al momento dello strangolamento: Buzzi era «un pederasta e un confidente dei carabinieri».

FONTE: Nicola rao, Il piombo e la celtica

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