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I funerali di Mario Zicchieri nel racconto di Signorelli

(G.p) La sera del 29 ottobre 1975 un commando di estrema sinistra passa davanti alla sezione missina di via Gattamelata, al Prenestino e spara all'impazzata contro un gruppo di giovanissimi militanti che ne sono appena usciti. Uno di loro, Mario Zicchieri, detto cremino, resta ucciso.

Il professore Paolo Signorelli, andato oltre quasi 8 anni fa, nel libro di Nicola Rao la Fiamma e la Celtica ricorda il giovane militante tracciando un interessante profilo.

Ziccheri era uno dei ragazzini che facevano parte di Lotta Popolare. Evidentemente all'estrema sinistra la nostra attività dava estremamente fastidio, perché era diventata per loro concorrenziale.
Di qui la decisione da parte di personaggi che poi entrarono a far parte delle Brigate Rosse di sparare a "lupara" contro tre sedicenni davanti alla sezione Prenestino.
La brutalità dell'omicidio Ziccheri servì da detonatore. L'attentato provocò una forte reazione in tutto l'ambiente missino. Ricordo che il giorno dei funerali, al Prenestino, c'era un clima da guerra civile.
Da una parte continui scontri con polizia e comunisti, dall'altra una grande contestazione nei confronti della segreteria del partito, che ai nostri occhi, aveva scaricato i giovani militanti.
Così Giorgio Almirante, avvertito il clima, ebbe il buon gusto di non farsi vedere, mentre si presentarono Pino Romualdi e Michele Marchio, uno dei più noti leader del Msi romano.
Mi avvicinai a Marchio, che era spalleggiato da Angelino Rossi ( uno dei capi delle guardie del corpo del Msi) e spiegai loro che non era il caso di partecipare alla cerimonia.
Si resero conto della situazione e restarono distanti.
Quel giorno era presente tutto il Fronte della Gioventù di Roma. Ognuno di loro aveva al braccio la fascia con la scritta Lotta Popolare.

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