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28 aprile 1945 Goffredo Coppola, fascista e insigne filosofo esposto a piazzale Loreto

A piazzale Loreto a Milano furono appesi per i piedi i corpi di 21 massimi esponenti del fascismo, tra cui quello dello stesso Benito Mussolini insieme a quello della incolpevole Claretta Petacci; si aggiunse anche quello di Achille Starace, ma anche quello di intellettuale del calibro di Goffredo Coppola, filosofo, papirologo, saggista, studioso, la sua colpa fu quella di avere una sua idea politica. Non fu mai intollerante e violento, dedito ai suoi studi, successe a Giovanni Gentile all'Istituto di Cultura Fascista.
Il collega Achille Biele, in un interessante articolo, ricostruisce la figura di Goffredo Coppola, intellettuale di valore ed autentico fascista. 
Articolo che riportiamo per intero.

Finalmente, dopo 70 anni di vergognoso silenzio, qualcuno nella nostra provincia si è ricordato della figura storico-culturale di Goffredo Coppola, uno studioso nato a Guardia Sanframondi nel 1898 e “reo” di aver pienamente aderito agli ideali del Fascismo, fino al punto di condividere la stessa sorte toccata al suo Duce: freddato dalla mitraglia ciellenista in quel di Dongo nell’aprile del 1945. A commemorare questo nostro conterraneo, che fu anche Rettore dell’Università di Bologna e successore di Giovanni Gentile alla presidenza dell’Istituto italiano di cultura, è stata Marina Simeone, presidente dell’associazione culturale Generoso Simeone” che ha organizzato lo scorso agosto a Benevento un incontro sul tema “Intellettuali e Repubblica Sociale”, al quale hanno partecipato tra gli altri il prof. Mario Merlino e l’editore Franco Freda, che ha recentemente pubblicato alcuni saggi di Coppola. Goffedo Coppola, formatosi culturalmente in un ambiente estraneo alla politica, si era accostato lentamente alla visione fascista della storia e, convinto dell’ineluttabilità della lotta fra le potenze proletarie e quelle plutocratiche, fra l’Europa e l’anti-Europa, fra il sangue e l’oro, allo scoppio del secondo conflitto mondiale, invece di accettare le comode cattedre offertegli da numerose Università italiane, fu forse l’unico docente superiore che si arruolò volontario. Dopo i fatti del luglio del 1943 e dopo aver subito un ingiusto arresto, decise fieramente di optare per una causa disperata ma onorevole, aderendo alla Repubblica Sociale Italiana. Nell’ottobre del ‘43 Coppola incontrò per la prima volta Mussolini alla Rocca delle Caminate, riuscendo a ricomporre il dissidio tra il Capo della Rsi e Leandro Arpinati. Dei suoi incontri col Duce, avvenuti dopo la nomina a Presidente dell’Istituto di Cultura, restano alcune memorabili interviste. Coppola fu collaboratore de “Il Popolo d’Italia”, “Il Resto del Carlino”, “Il Corriere della Sera”; autore di molti libri fra i quali saggi sul teatro di Terenzio e di Aristofane, sul latino di San Girolamo, uno studio su Callimaco, due volumi su Augusto e un manuale di letteratura latina. Quando la catarsi della tragedia nazionale apparve imminente, Goffredo Coppola ritenne che il suo destino personale non potesse andar disgiunto dalle fortune dell’idea che aveva inteso servire per servire la Patria. Perciò si incamminò volontariamente verso il sacrificio, concludendo a Dongo la sua via crucis di confessore di una fede, cui tutto diede senza nulla ricevere. Il suo corpo martoriato, rimasto confuso con quello dei suoi camerati sul Golgota di Piazzale Loreto, rappresenta un simbolo di coerenza e di dignità. Fu intellettuale di valore e fascista autentico: due termini ancora oggi, purtroppo, stupidamente ritenuti contraddittori.

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