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Matita rossa: una nuova rubrica sugli strafalcioni della stampa mainstream che scrive di fascisteria

(umt) Dopo la riapertura di Fascinazione, ovviamente, mi sono posto il problema del "che farne", posto che non ho nessuna intenzione di rifare il bollettino di cronaca spicciola. E così, tanto per cominciare, ho deciso di dare vita ad alcune rubriche. Le prime due sono "matita rossa", per segnalare gli strafalcioni così frequenti negli articoli della stampa mainstream, e l' "agenda nera", per ricordare i fatti rimarchevoli consumati nel giorno.
Qui cominciamo con un pezzo di qualche settimana fa, ma che ancora viene condiviso nei social network, sui camerati che si fanno narcotrafficanti ... Opera di Lirio Abbate, un inviato dell'Espresso dallo spettacolare curriculum e con un palmares invidiabile di premi prestigiosi. Eppure è un pezzo di grande sciatteria

INCHIESTA

Se i camerati diventano narcotrafficanti
Così cambia l'estrema destra romana

Le sigle neofasciste della capitale sono finite coinvolte in numerose inchieste sul traffico di droga e sulle violenze e vendette a questo collegato. Ecco alcuni dei casi più inquietanti

di LIRIO ABBATE

Mettere in campo una rete di uomini neri offre vantaggi che le cosche non hanno. Ci sono i reduci degli anni di piombo, che garantiscono rispetto. C’è una ragnatela di simpatie politiche o di ricatti, che si insinua negli apparati dello Stato. E ci sono professionalità, nelle armi o negli affari, che i boss meridionali devono invece pagare a caro prezzo.

La lista di traffici e delitti in cui sono coinvolti a Roma neofascisti vecchi e nuovi è lunga. Si parte dal dicembre 2009 quando a Ostia viene smantellata una rete che smistava cocaina: finiscono in manette Alberto Piccari, uno dei fondatori dei Nar, e la moglie di Carmine Fasciani, il ras del litorale. È proprio parlando con Fasciani che Gennaro Mokbel si vanta di aver speso tanti soldi per far uscire dal carcere la coppia nera per eccellenza: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Non solo. Il Ros scrive che Mokbel ha ricevuto da Fasciani «l’assicurazione di poter svolgere in modo indisturbato la campagna politica nella zona di Ostia».

A Tivoli nel 2012 viene gambizzato Francesco Bianco, un altro reduce dei Nar, assunto dall’allora sindaco Alemanno all’Atac. A sparargli è Carlo Giannotta, reggente dell’ex sezione dell’Msi di Acca Larentia. Movente: le divergenze sulla gestione della sede e della commemorazione dei tre missini uccisi nel 1978. Dopo il ferimento viene perquisita pure la sede di CasaPound e si indaga sui due figli di Giannotta, Mirco e Fabio. Mirco, prima di essere messo da Alemanno a dirigere l’ufficio comunale per il decoro urbano, ha patteggiato la condanna per alcune rapine, mentre Fabio è tra gli autori del colpo a Bulgari di via dei Condotti. Sempre a Fabio Giannotta è stato ricondotto l’arsenale ritrovato nel quartiere Alessandrino: cinque armi da guerra, 16 pistole, giubbotti antiproiettile.

Una di queste armi sarebbe stata utilizzata per assassinare nel 2008 Emiliano Zuin. Le istruttorie si sono infilate anche nella vita di di CasaPound. Il 14 aprile 2011 viene gambizzato Andrea Antonini, vicepresidente dell’associazione neofascista. La vittima, con un altro esponente di CasaPound Pietro Casasanta, è stata accusata nell’estate 2012 di aver aiutato un camorrista latitante. Pure Daniele De Santis, incriminato per l’omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito, oltre ad essere un ultrà è un neofascista attivo nel Movimento Sociale Europeo, con un passato in CasaPound.

Le curve rivali giallorosse e biancoazzurre sembrano unirsi in un unico disegno politico-criminale. I giudici di Roma nella sentenza che ha condannato gruppi di ultrà, scrivono: «Il vero collante del vincolo che li unisce è la loro collocazione ideologica nell’area della destra più estrema, ispirata da concezioni xenofobe e neofasciste e da un’idea della sopraffazione dell’avversario che anche indipendentemente dal tifo calcistico che potrebbe dividerli, li collega invece in una comunanza di azioni e attività che poco hanno a che fare con le loro presunte passioni sportive». E persino in questo settore, ci sono poi i rapporti con i clan: uno dei capi della curva Nord, arrestato per traffico di droga, è stato segnalato come autista del boss camorrista Senese.

Due anni fa in una operazione che ha portato al sequestro di 165 chili di cocaina è finito in manette Emanuele “Lele” Macchi di Cellere, con precedenti per associazione terroristica. Il pariolino “Lele” veniva considerato un “intellettuale di area”: in carcere invece era definito l’angelo custode di Pierluigi Concutelli, il cecchino della destra rivoluzionaria. Ora gli investigatori lo considerano vicino a Carminati.

Sorprendente la vicenda del Pussycat, un night club con squillo d’alto bordo dietro la copertura del centro culturale “Le Pecore Nere” il cui vicepresidente era l’ex militante dei Nar Flavio Serpieri. Gli altri due soci? Un vicequestore della polizia e un regista. Infine nel clamoroso crack del broker Gianfranco Lande, il “Madoff dei Parioli”, è comparso Pierfrancesco Vito, l’ennesimo ex pistolero dei Nuclei Armati Rivoluzionari, con oltre 100 mila euro da riciclare.

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(umt) E cominciamo dal titolo: su nove storie raccontate (Piccari, Mokbel, i Giannotta, Antonini, De Santis, il capo della curva Nord, Macchi, Serpieri e Vito) solo tre riguardano il narcotraffico (Piccari Macchi e il capo ultrà). Gli altri episodi afferiscono a criminalità finanziaria (Mokbel e Vito), sfruttamento della prostituzione (Serpieri) rapine e violenza politica (i Giannotta), violenza ultrà (De Santis). Antonini è addirittura vittima di una gambizzazione dal movente ancora indefinito ... 
Alberto Piccari non è un fondatore dei Nar: è uno delle tante centinaia di giovani neofascisti che negli anni di piombo finisce in galera per episodi di violenza politica ed è poi arrestato nel 1980 per detenzione di armi con un gruppo di camerati dell'area di Costruiamo l'Azione
Carlo Giannotta non è mai stato accusato di aver sparato a Francesco Bianco, che non ha riconosciuto il killer perché questi aveva il volto coperto dal casco. Gli elementi circostanziali a suo carico erano talmente scarsi che fu scarcerato in poche settimane. 
Daniele De Santis non ha mai avuto rapporti con CasaPound. Anzi. E' sempre stato legato ai militanti neofascisti che nella Fiamma sono i diretti avversari di Gianluca Iannone e protagonisti di uno scontro che si conclude con la sua espulsione e la scissione che dà vita al movimento dei "fascisti del terzo millennio".
"Lele" Macchi non è considerato un intellettuale d'area. E' un appellativo beffardo attribuitogli polemicamente da un sito della sinistra antagonista, a partire dal memoriale dal taglio fortemente esistenziale pubblicato in appendice al mio "Naufraghi". Per il resto "Lele", che diventa l'angelo custode di Concutelli quando il capo militare di Ordine nuovo viene scarcerato, avrà scritto tre volantini di rivendicazione del Mrp.
Pierfrancesco Vito non era un "pistolero dei Nar" ma un fiancheggiatore della rete logistica personale di Walter Sordi, i Walter's boys, dallo scarso talento militare: 
Vito era un fedelissimo di Walter Sordi: già a 16 anni avrebbe partecipato alla prima rapina per finanziare un fondo di solidarietà in favore dello stesso pentito, finito in galera per lo stesso reato. Distintosi in alcune rapine organizzate dalla stessa banda, in cui Sordi usava come copertura gli "anziani" dei Nar (da Soderini a Belsito a Cavallini) era stato "promosso" e "premiato" dal "capo" che gli aveva affidato il compito di autista per un disarmo. Azione finita tragicamente, con la morte di un poliziotto, perché i militanti dei Nar non si erano accorti che nel palazzo era ospitato anche la delegazione dell'Olp, i cui guardiani scatenarono immediatamente un conflitto a fuoco. Nell'occasione Vito non dette buona prova di sé, perché impaurito dalla sparatoria se ne scappò abbandonando la vettura. 


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