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Il caso Piacenza: un antico legame tra avvocato e assistito e la smemoratezza di Fiore

Tocca ritornare sulla questione di Piacenza: una storia di carabinieri carogne e del loro capo che, preso con le mani nella merda, si sceglie come avvocato un dirigente locale di Forza Nuova (ex, secondo il leader nazionale Roberto Fiore). Grande ammuina sui social. E sulla mia pagina facebook molti camerati hanno contestato anche la sola idea che tutto ciò costituisse una notizia. Rivelando un'insospettata adesione ai principi dello Stato liberale, hanno ribadito che un avvocato è un avvocato e non può far altro che difendere un accusato. Ottimo, dal mio punto di vista garantista. Ma la vita reale è più sporca della merda di cui sopra e c'è sempre qualche complicazione con cui fare i conti. Nel caso, questa:

Una foto pubblicata qualche anno fa sul profilo facebook dell'avvocato Solari vede il nostro eroe abbracciato a una graziosa signorina (che opportunamente schermiamo), entrambi con basco militare (direi della Folgore), lui armato di doppietta, un manganello con sovraimpressi due slogan nazifascisti: Credere, Obbedire, Combattere. e Onore e Fedeltà. Tra gli amici che commentano c'è anche l'appuntato Montella ... Non saremmo quindi in presenza di un legittimo esercizio della deontologia professionale che impone di assicurare la difesa ma di un caso in cui c'è un legame ideale e personale tra avvocato e assistito, accusato di delitti infamanti. 
Tra l'altro tocca anche segnalare a Roberto Fiore che quella di Solari in Forza Nuova non è stata una toccata e fuga che non ha lasciato a traccia. Il leader nazionale ha dimostrato cattiva memoria nel dire che l'avvocato non è mai stato candidato dal suo movimento:
  

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