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Facebook all'attacco di casaPound. Oscurata la casa editrice Altoforte



Riprende lo scontro tra Facebook e CasaPound. Il primo match aveva visto il colosso social soccombere in sede giudiziaria ed essere costretto a riaprire le pagine e a risarcire il movimento neofascista. Della seconda ondata ci informa il Primato nazionale: "A tutto dovrebbe esserci un limite, in particolare alla pericolosa deriva censoria. Eppure Facebook ha deciso arbitrariamente di far calare la mannaia anche su una casa editrice. Già, la 'policy' politicamente corretta del social network ha infatti colpito la pagina di Altaforte Edizioni, cancellandola a quanto pare definitivamente". Il giornale di CasaPound (quotidiano on line, mensile cartaceo) parla di "un’operazione che si commenta da sola, perché se mettere un bavaglio alla cultura è sempre deprecabile, farlo quando si evoca continuamente la libertà di espressione (poi puntualmente negata) è degno della peggior antinomia prodotta sin qui dal pensiero unidimensionale".
"Ma Facebook come ha attivato la ghigliottina mediatica nel caso di specie? Dapprima - si legge - oscurando la pagina di Altaforte, rendendola cioè invisibile agli utenti non amministratori e facendo comparire sulla stessa un classico messaggino preimpostato: 'La tua pagina è stata nascosta perché ha pubblicato contenuti che incitano all’odio'. Nello stesso messaggio si può leggere: 'Se ritieni che la tua Pagina sia stata nascosta per errore, puoi contestare la decisione e controlleremo nuovamente'. Come facilmente immaginabile da tutti, una casa editrice non pubblica affatto contenuti che incitano all’odio ma promuove semplicemente i libri che pubblica. Libri, appunto, strani oggetti probabilmente sconosciuti ai gendarmi correct obnubilati dal verbo unico. Altaforte potrà allora contestare la decisione come fatto presente da Facebook? E’ piuttosto grottesco anche solo dover giustificare il proprio lavoro culturale, in ogni caso pare proprio sia arduo ricevere risposte dal social. Intanto comunque la pagina è stata cancellata e la casa editrice si è giustamente infuriata".
La casa editrice, di proprietà di Francesco Polacchi, già noto come responsabile nazionale del Blocco studentesco e del servizio d'ordine del movimento, era balzata agli onori della cronaca l'anno scorso perché gli organizzatori del Salone del Libro di Torino prima avevano accettato l'iscrizione di Altoforte ma poi l'avevano riiutata.
“Decisione assurda e inaccettabile – si legge nella nota diffusa dalla casa editrice sul blackout di Facebook– che non corrisponde assolutamente alla realtà dei fatti”. “Quella di censurare la pagina, senza possibilità di replica – continua la nota – è una decisione puramente politica, dovuta al fatto che la nostra è una casa editrice sovranista e non allineata, posizione evidentemente scomoda per i guardiani del pensiero unico”. Altaforte ha comunque annunciato che adirà le vie legali, come già fatto dopo la rimozione dei post che pubblicizzavano il libro Una Nazione – Simone Di Stefano accusa l’Unione Europea. “Non vogliamo commentare ulteriormente – conclude Altoforte – e procederemo per vie legali contro Facebook visto il danno economico e di immagine che deriva da questa decisione”.

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