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18 luglio 1976. La grande rapina di Nizza: finalmente nel caveau

Domenica, ore 2 

La lampada tascabile di Spaggiari sfiora la scarna mobilia del caveau: tavoli d'acciaio, vecchie sedie, casseforti. Un mondo morto. Henri il saldatore lo segue attraverso il buco tirandosi dietro la fiamma ossidrica e due bombole del gas. Sa cosa fare. Svelto, senza parlare, attraversa il caveau. Aziona la fiaccola e salda la porta al suo telaio, con la massima precisione. Nel caso in cui qualcuno della banca voglia scendere nel caveau di domenica, troverà la porta chiusa dall'interno. Nel frattempo i topi delle fogne avrebbero tutto il tempo di scomparire. Il còrso spalma cemento fresco su tutto il telaio e sigilla ogni fessura. Lo stesso fa con le grate di ventilazione aperte nelle pareti del caveau. Adesso dal mondo di fuori non filtrerà più aria né fumo né rumore. 
Soltanto adesso Spaggiari accende la luce al massimo. Arriva il resto della squadra con gli attrezzi necessari. Si mettono al lavoro con entusiasmo. Il pugile prende una sega d'acciaio e abbatte la grata che separa la stanza delle cassette di sicurezza dalla sacrestia con le riserve della banca. Passa poi alla grata della cassa continua. Il cinese e il còrso si occupano delle casseforti con le cassette di sicurezza. Ne distruggono i cardini e poi praticano un buco di venti centimetri nella porta. Poi infilano una leva e le spaccano con piccone e scalpello. 
A questo punto aprire le singole cassette è un gioco da ragazzi. Sono fatte di metallo sottile che ammorbidiscono con la fiamma ossidrica. Poi le aprono col martello e le disancorano con il piede di porco. Incombono attacchi d'isteria e crisi di nervi. Un momento i topi delle fogne lavorano tenaci, con calma e professionalità, consapevoli del pericolo di essere colti sul fatto e concentrati sulla necessità di portarsi via nel giro di ventiquattro ore quanto più bottino è possibile. Il momento dopo ridono in preda a una gioia indicibile. E' il momento che tutti aspettavano, da mesi. La tensione di una giornata e più trascorsa nelle fogne prima di abbattere la parete del caveau aveva tirato i loro nervi come corde di violino. Non se ne rendono ancora conto: sono nella caverna di AlìBabà, con una porta d'acciaio saldata che li protegge dall'esterno soli con tutti i loro sogni di ricchezza: pile di lingotti d'oro, sacchi di contanti, montagne di gioielli di valore inestimabile. Sono sul punto di impazzire. Nel caveau risuona una risata vacua. Il poeta è in preda a un attacco di convulsioni. 
Il cinese afferra un fascio di titoli di Stato e li fa volare: ´Facciamone coriandoli!. Gli altri seguono il suo esempio. Per tutta la stanza volano obbligazioni, certificati di credito, contratti, testamenti, banconote e cambiali. Sembra di essere in un film muto. Solo Spaggiari e il ´muratore rimangono in disparte. Il muratore, ancora sofferente per la ferita al pollice, afferma: ´Questi documenti valgono denaro. Ci sono assegni al portatore che possono essere incassati da chiunque. Non corriamo alcun rischio. 

´Te lo puoi scordare, amico!, dice Spaggiari. ´Troveremo più contanti, oro e gioielli di quanto riusciremo a portar via. ´Non capisco perché dovremmo buttare il denaro dalla finestra. Spaggiari si irrigidisce: ´Ne abbiamo già discusso in precedenza. Prendiamo soltanto oro, contanti, pietre preziose e gioielli... tutto il resto te lo puoi scordare. Trova che l'isteria sia durata abbastanza. Tranquillizza ciascun membro della sua squadra. 
Quando è tornato il silenzio, annuncia: ´Splendido, ragazzi. Facciamo una pausa e mangiamo qualcosa di decente. La proposta è accolta con un grande ´Urrà!. 
Nelle ultime trentasei ore hanno ingurgitato soltanto tavolette di cioccolata e acqua minerale. Come un mago che estrae il coniglio dal cilindro Spaggiari fa miracolosamente comparire leccornie d'ogni genere: deliziosi patè di fegato, salame, salsicce all'aglio, pietanze precotte, minestre in barattolo, datteri freschi, uva e arance.
 
Il ´muratore mette sulla cucina portatile una pentola d'acqua minerale e domanda: ´Chi vuole un'ottima minestra di piselli con lo speck?. Un'altro scherza: ´La prossima volta devi portare una cucina più completa e prepararci una torta. Il cinese trova una pizza precotta avvolta nel cellophane. ´Robaccia di plastica, sentenzia. Poi scopre del patè fresco di fegato d'oca e vi si precipita entusiasta. Henri il saldatore allestisce sul tavolo d'acciaio un buffet appetitoso. I titoli delle cassette fungono da tovaglia. Il menu: pesce, cipolle crude, patè, yogurt e biscotti. 
Spaggiari afferra un piatto d'oro con inciso uno stemma nobiliare e lo porge al ´muratore. ´Vorrei un po' di minestra. Il poeta apre una bottiglia di Marfnat-Village ed empie il calice d'oro di Henri il saldatore. ´Avremmo potuto permetterci un vino migliore, dice Henri. ´Forse Monsieur avrebbe preferito uno Chateau Lafitte Rothschild '61 O un Gevrey Chambertin '59?, scherza il poeta. ´Monsieur non crede che ci siamo trascinati già abbastanza roba per queste maledette fogne? Il còrso, a sedere su una bombola del gas, guarda alcune foto trovate in una cassetta di sicurezza. Poi tracanna il suo vino. ´Ne ho viste di meglio, dice mostrandole in giro. Opera di dilettanti, ritraggono uomini e donne di mezza età che tentano l'atto sessuale in tutte le posizioni possibili. 
Alcune facce sono riconoscibili e sembrano raggianti di soddisfazione. ´Sono membri di spicco dell'alta società, dice uno. ´Smascheriamoli, e incolla qualche foto alla parete. Spaggiari chiama il ´muratore, che si è messo a fare il cuoco. ´Be', cameriere, a che punto siamo con il caffè? ´Subito, signore. Spaggiari distribuisce sigarette e sigari. D'un tratto uno dice: ´Sss! Per l'amor di Dio, state un attimo zitti!. Non si sente volare una mosca. Lo percepiscono tutti: un rumore bassissimo ma distinto che giunge dalla stanza della cassa continua. Spaggiari attraversa in punta di piedi il caveau e va nell'angolo da cui proviene il rumore.
La Rolls-Royce bianca si ferma in rue de l'Hotel-des Postes; ne scendono tre uomini. Uno di loro ha la borsa con i soldi; gli altri due sono le guardie del corpo. Sono tutti e tre giovani, alti, atletici e armati. Si guardano intorno nervosi sulla strada illuminata dalla luna. Hanno paura, come chiunque abbia in tasca circa duecentomila franchi. In quella borsa ci sono gli incassi di un lungo sabato sera al casinò. I giocatori abituali di Nizza hanno perso, ma quei soldi provengono in gran parte dalle tasche dei turisti: inglesi, tedeschi, americani e arabi, soprattutto arabi. 
I tre uomini non sanno con precisione quanti soldi ci siano nelle cassette d'acciaio che qualcun altro ha riempito e sigillato, al casinò. Ma sanno che sono maledettamente tanti. Una somma per cui vale la pena ammazzare qualcuno. In fin dei conti succede tutti i giorni, a Nizza. Si avvicinano all'apertura della cassa continua. Le due guardie del corpo controllano destra e sinistra. La tensione è grande. L'uomo con la borsa la apre e infila le cassette chiuse nella cassa continua. I tre uomini si rilassano. Il denaro è al sicuro. Risalgono sulla Rolls e se ne vanno. 
Spaggiari aspetta nella stanza della cassa continua a braccia aperte. Prende in consegna la cassa del casinò con un sorriso diabolico. Si inchina grato: ´Molte grazie, Monsieur, buona notte!. Gli altri lo trovano grandioso. Spaggiari apre le cassette e dà un'occhiata ai contanti. ´Quasi un milione, calcola. ´Deve essere la cassa del casinò. Spegne il sigaro e torna alle cassette di sicurezza. Gli altri lo seguono. Il tempo comincia a scarseggiare. Ancora una volta Spaggiari organizza il lavoro in modo esemplare, costringendo gli uomini a fàre pause e riposarsi. Il cinese vuol lavorare senza interruzioni ma per Albert non se ne parla nemmeno. ´Stiamo già in piedi a fatica. La luce nel caveau si affievolisce e viene a mancare anche l'ossigeno, per via dell'estrattore del fumo. Non è facile per Spaggiari incoraggiare i suoi uomini. A un certo punto compare Roger: ´L'acqua sale. Deve piovere, fuori. ´Noi siamo al sicuro, dice il ´muratore. ´Le fogne resistono a qualsiasi temporale. Roger vorrebbe qualcosina da mangiare. ´Fegato d'oca, esulta. ´Nient'altro che patè di fegato d'oca. E' quel che ci vuole per un avanzo di galera. 

Domenica, ore 22.00 

Il gioielliere entra nel garage sotterraneo. Marcel lo accompagna nel caveau, attraverso le fogne. Cammina nauseato in quell'acqua putrida. E' un uomo sensibile, dai movimenti aggraziati. Marcel gli mostra le pietre preziose. I lineamenti dell'uomo si distendono all'istante. Nei suoi occhi, mentre si fa scivolare i gioielli tra le dita, si accende un bagliore di desiderio. Si accosta la lente all'occhio: diamanti, rubini, zaffiri, smeraldi, oro e argento. Non ha mai visto tanta ricchezza tutta insieme. Accantona pochi pezzi: non abbastanza preziosi per essere trattati al mercato nero. Lascia cadere le pietre migliori in un sacchetto di velluto nero che infila a sua volta in un contenitore blu appena più grande. Per l'eccitazione bevono tutti un sorso di acqua minerale. Mentre procede il gioielliere calcola l'ammontare della refurtiva. ´500.000 franchi più 50.000 fa 550.000 più 80.000..., mormora tra sè e sè. Si porta via dieci milioni buoni di roba. 
Intanto hanno scoperto un metodo più rapido per arrivare alle cassette di sicurezza. Alcune casseforti hanno cassette su entrambi i lati, con una porta davanti e una porta dietro. Basta abbattere la sottile parete divisoria in fondo alla cassetta anteriore e si arriva a quella dietro, risparmiando il duro lavoro di scassinare l'altro sportello. Spaggiari mette quattro uomini ad accatastare la refurtiva: il poeta, Captaine V. Roger, l'avanzo di galera e il pugile. Incartano i lingotti con l'imballo degli attrezzi. Contanti e gioielli sono stipati nei sacchi di plastica portati da Spaggiari. Roger domanda: ´Non li lasceremo mica qui, questi splendidi attrezzi'?. ´Che cosa suggerisci, altrimenti?, sibila il cinese. ´Li vendiamo al mercato delle pulci? 

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