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14-16 giugno 1978: quelle bombe nere contro i servizi comunali a Roma


Dal libro Guerrieri:Subito dopo la fine del sequestro Moro parte una campagna di attentati terroristici dimostrativi (e non rivendicati) contro i simboli del potere a Roma. Il primo attentato è compiuto la notte del 22 maggio, nel cortile antistante al ministero della Giustizia: lesiona le strutture dell'edificio, frantuma i vetri circostanti, ferisce leggermente due carabinieri e una passante. La bomba usata contro l’autoparco comunale di via san Teodoro, la notte del 15 giugno, è potente. Numerose auto e vetrate sono distrutte, la porta di accesso scardinata. Cinque giorni dopo è la volta della direzione regionale della Sip. L'edificio e le vetture circostanti riportano gravi danni. La notte del 20 luglio, l’ultimo ordigno danneggia seriamente palazzo Valentini, sede di prefettura e provincia.

Un poliziotto resta gravemente ferito1. L’operazione è circoscritta a una cerchia ristrettissima e ultraselezionata di militanti: gli ordigni sono confezionati con materiali forniti da Aleandri e collocati dal leader degli operativi romani Marcello Iannilli. In qualche caso collabora Lele Macchi, capobanda autonomo e leader riconosciuto nell’ambiente spontaneista, il primo a scoprire e a diffondere il mito dei Pellerossa come comunità nomade e guerriera. La campagna galvanizza i piccoli gruppi di affinità soliti celebrare le più svariate occasioni mettendo botti contro le sedi dei partiti di sinistra. Calore enfatizza il boom successivo di piccole iniziative spontanee:
In un paio di mesi, noi come gruppo realizzammo direttamente una quindicina di attentati al massimo, ma in realtà ne furono compiuti da altri gruppi che si accodarono alla campagna almeno una sessantina. Quindi sostanzialmente verificammo la disponibilità di un certo tipo di area a seguire delle direttive che arrivavano anche in maniera così indiretta. 
Tra i protagonisti della campagna c’è anche una banda dei Nar, che compirà anche vari attentati contro sedi politiche2. Tra il 14 e il 16 giugno Cristiano Fioravanti, Alibrandi e Alessandro Pucci colpiscono, tra Laurentino e Acqua acetosa, con ordigni esplosivi o molotov. La rivendicazione, a nome dei Signori della guerra , usa un simbolo grafico simile al nodo di rune adottato da Tp:
Contro l’aumento indiscriminato dei prezzi voluto dal governo Dc-Pci, rivolto a colpire tutte le classi lavoratrici e la nazione, in questi giorni alcune cellule dei Nar hanno colpito a Roma due centrali dell’Acea e la Centrale del Latte. Contro le speculazioni del governo, lotta armata per il fascismo. Boia chi molla.
NOTE
1 La sera dopo la conclusione della campagna un gruppo di fuoco (composto da Aleandri, Iannilli e un altro militante) tenta una rapina a un ristorante di Roma, usando un’auto rubata la notte prima. E’ ferito un cliente: 40 giorni di prognosi.

2 In particolare, tra fine ottobre e novembre 1978 sono compiuti tre attentati contro sezioni del Psi, di cui uno molto pericoloso. Cristiano racconterà: "Ricordo, in particolare, un attentato ad una sezione socialista, quella di Testaccio che fallì per difetto di esplosivo, ma che avrebbe potuto avere gravi conseguenze; infatti, deponemmo la bomba o meglio deposi la bomba sul davanzale di una finestra della sezione nel cui interno vi erano moltissime persone. La bomba non esplose perché la polvere era umida. Se fosse esplosa avrebbe potuto uccidere o ferire molte persone” . Quanto al “procacciamento di esplosivo posso solo dire che gli attentati fatti dal nostro gruppo (tre al Psi, uno al Pci-zona Alberone) furono fatti con esplosivo procurato nei seguenti modi: con balistite granulare ricavata da proiettili di contraerea pescati in più riprese nell'estate e inverno 1979 a Ponza su un relitto di nave americana. Mio fratello provvedeva a predisporlo ed a preparare l'ordigno che esplodeva con semplice miccia. A pescarlo provvedevamo io, mio fratello, Alibrandi e Tiraboschi. Per altri attentati (Acea, Centrale del latte) usammo il tritolo acquistato da Alibrandi. Per gli attentati a due sezioni di Autonomia Operaia utilizzammo esplosivo procurato presso una cava di Civitavecchia.".

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