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Roma, saluti romani al funerale del bandito Proietti

Erano in tanti, camerati e non a rendere l'estremo saluto a Ennio Proietti, l'uomo di 69 anni ucciso lo scorso 5 novembre dal suo complice nel corso di una rapina in un bar tabaccheria di Cinecittà.
La cerimonia si è tenuta nella chiesa di Santa Galla, alla Garbatella. Hanno partecipato un centinaio di persone. C'erano anche uomini e donne della Digos, della mobile, della Scientifica e del commissariato Colombo diretto da Isea Ambroselli.
Il figlio di Ennio Proietti, Enrico, che si trova in carcere e ha ricevuto un permesso per partecipare al funerale, si è esibito in un saluto romano rivolto a un membro di CasaPound e in un altro, più lungo, omaggio al feretro del padre. E poi ha detto: "Lui non sbagliava mai... a lui non sarebbe successo.. quando esco me sentono".
Ennio Proietti, secondo quanto ricostruito dal giudice per le indagini preliminari  Maria Paola Tomaselli è stato infatti ucciso da un colpo amico, partito dalla pistola del suo complice, il 58enne Enrico Antonelli, nel corso del tentativo di rapina all'Europeo di via Antonio Ciamarra, in zona Cinecittà. Il proiettile che l'ha ucciso, si legge nell'ordinanza della gip, è stato il primo. Il secondo ha ferito al bacino il 56enne proprietario del locale, Zhou. Il terzo è andato a vuoto. Anche la pistola di Proietti avrebbe sparato: un colpo solo, a vuoto. Una dinamica ricostruita grazie alla Scientifica, ai rilievi e alle immagini di videosorveglianza del bar.
Ennio Proietti si è reso responsabile fin dagli anni Settanta e Ottanta di sequestri, rapine, furti, saccheggi, aggressioni, fatti di droga. Noto per i suoi legami con la Banda della Magliana, nel 1985 fu condannato a 30 anni di carcere anche per il suo coinvolgimento nel sequestro e nell’uccisione Giovanni Palombini, all'epoca re del caffè romano. Nel 1998 evase usufruendo di un permesso premio. Nel 2001 ricompare per un assalto in una villa a Casalpalocco, mentre doveva essere in casa agli arresti domiciliari.

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