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Narcotraffico, smantellata la banda di Diabolik. Per il gip non è mafia

"Si tratta di un gruppo criminale che non ha eguali in altre citta' italiane che operava a Roma Nord e che coinvolge criminalità sportiva, politica e non solo. Tutto ruotava attorno a Piscitelli, che era indagato prima di essere ucciso". Lo ha detto il procuratore facente funzioni, Michele Prestipino, nel corso della conferenza stampa sull’operazione "Grande raccordo criminale" che ha portato all’arresto di 51 persone con l’accusa di far parte di un’associazione criminale dedita al traffico di droga.

"Questa operazione - ha spiegato Prestipino - ci permette di squarciare il velo rispetto al traffico di droga sulla piazza di Roma. Si tratta di un’indagine trasversale multilivelli che ci permette di ricostruire in modo verticale come funziona lo spaccio in una piazza come Roma". Il procuratore facente funzioni ha poi aggiunto: "C’e’ una vera attività di brokeraggio nel mercato della droga, costituita da coloro che hanno i contatti per l’importazione della droga e tengono i rapporti con i grandi grossisti e a loro volta con le principali piazze di spaccio di Roma".
Per Fabrizio Fabietti, insieme a Fabrizio Piscitelli alias ’Diabolik’, il leader degli Irriducibili della Lazio ucciso lo scorso agosto, ritenuto a capo dell’organizzazione smantellata e ad altri sei indagati la procura ha chiesto l’aggravante del metodo mafioso. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip. Il gip tuttavia l’ha esclusa "reputando impropri i richiami al ’capitale criminale acquisiti’ a giustificazione della ritenuta esistenza della contestata aggravante". Dall’ordinanza emerge anche un’aggressione fatta in gruppo, una "violenza con il volto travisato e servendosi di armi (manganello)".
Vabbè spariamogli, che dobbiamo fare?...’. Parlava così’ la banda di picchiatori che si occupava della riscossione dei crediti per conto dell’organizzazione di narcotrafficanti capeggiata da Fabrizio Piscitelli alias Diabolik e da Fabrizio Fabietti.
La banda era composta da soggetti incaricati dell’esecuzione di attività estorsive per il recupero dei crediti maturati nell’ambito del traffico di droga, mediante l’impiego della violenza. ’Oh gli ho preparato una macchina, li massacriamo tutti eh...’, dicevano gli intercettati.
Le indagini che hanno portato all’operazione ’Grande raccordo criminale’, svolte nel periodo febbraio-novembre 2018, hanno permesso di ricostruire la compravendita di 250 chili di cocaina e 4.250 chili di hashish, per un valore complessivo stimato al dettaglio di circa 120 milioni di euro.
L’associazione con a capo Fabrizio Fabietti e Diabolik poteva contare su un flusso costante di droga proveniente dal Sud America (cocaina da Colombia e Brasile) e dal Nord Africa (hashish dal Marocco), garantito da fornitori abituali.

Tra l’agosto e il settembre del 2018, Fabrizio Fabietti, Mauro Ridolfi e Fabrizio Piscitelli detto ’Diabolik’ (i primi due finiti in carcere, il terzo ucciso nell’agosto del 2019) hanno tentato di concludere l’importazione, tramite un natante, di un ingente carico di hashish proveniente dal Marocco, con l’appoggio di Fabio Panichelli, già destinatario di un provvedimento restrittivo per 10 anni e 10 mesi di reclusione da scontare, in relazione a fatti analoghi (l'importazione su un gommone di più di una tonnellata di hashish marocchino). E’ quanto si legge nell’ordinanza del gip Angela Gerardi. Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza, Piscitelli, Fabietti e Ridolfi "agevolavano la latitanza di Panichelli, fornendogli documenti falsi per l’espatrio e consentendogli cosi’ di giungere in Spagna attraverso il Marocco dove poter gestire le fasi di approvvigionamento e spedizione del narcotico ai soci". 
Il 14 settembre 2018, la Finanza ha registrato una conversazione dalla quale emergeva che il complice era riuscito ad espatriare e si trovava ad Algeciras in attesa di ripartire per il Marocco. In quello stesso giorno, Piscitelli va a casa di Fabietti per invitarlo a mantenere personalmente i contatti con Panichelli al posto di Ridolfi ("fatti senti’ te... dammi retta... io voglio che ci parli te ’Fabietti’ con Fabio... Mo’ ce parlo io") a dimostrazione - secondo il gip - della riferibilità dell’operazione all’intero gruppo. Più avanti i due si confrontano sulla modalità di suddivisione dell’ingente fornitura di hashish che erano in procinto di importare, pari a 2500 kg, di cui 1400/1550 che avrebbe gestito loro direttamente con una spartizione in tre quote uguali da circa 500 kg ciascuno e il resto da girare agli altri partecipanti. Così Piscitelli: "...fino adesso siamo 7 stecche... voglio capire chi siamo... io, Danilo, Sandro, i gemelli siamo 5, gli altri due chi sono? Uno dovrebbe essere quello che mette i soldi della barca e l’altro? Vediamoci un attimo perché qui tutte stecche...". 
Per il giudice Gerardi, questa conversazione, con espliciti riferimenti ai partecipanti all’operazione, ai quantitativi oggetto dell’importazione, al ricorso ad un natante per l’ingresso in Europa, agli investimenti di denaro effettuati dimostra come l’operazione sia andata oltre gli atti meramente preparatori e che solo la recuperata libertà da parte di Fabietti ha impedito di seguire la fase finale del perfezionamento dell’accordo e della consegna dello stupefacente. Per chi indaga, il 18 settembre 2018, il gruppo aveva la disponibilità di 407 kg di hashish che veniva sequestrato dal Gico, circostanza che "ha provocato una certa agitazione tra gli indagati, d’accordo nel ritenere necessario avvisare dell’accaduto Panichelli che stava all’estero".

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