Header Ads


Pelizzaro: le rimasticature di Adinolfi mi fanno venire il voltastomaco

Risultati immagini per strage di bologna pista palestinese

Gian Paolo Pelizzaro replica a Gabriele Adinolfi sulla questione della "pista palestinese" per la strage di Bologna. I toni sono molto aspri, ma non ci fanno specie. E quindi continueremo a impegnarci per un dibattito a 360°. Sine ira ac studio...

Adinolfi insiste sul tasto del "sabotaggio israeliano". Come direbbe Abatantuono, "ipotesi bizzarra, ma aguzza", Purtroppo totalmente senza fondamento documentale. E finché il dibattito è poggiato sul "io penso", "io credo", "sono convinto" e così via, non c'è alcuna possibilità di vero dialogo.
Se Adinolfi mette a disposizione i suoi documenti sul coinvolgimento del Mossad, allora sono disposto a partecipare a un vero dibattito su veri dati di fatto. Da vecchio giornalista, sono abituato a ragionare su riscontri oggettivi, su cose concrete, su documenti, su testimonianze incrociate, su ricerche d'archivio e sul doveroso double-check delle informazioni.
Ricordo che tutto quello su cui divaga Adinolfi è frutto del mio lavoro decennale su questo tema. Ho iniziato, in totale solitudine e con grande umiltà, nel lontano 1999 a maneggiare con cura le affermazioni che - all'epoca - mi fornì Marco Affatigato sul presunto coinvolgimento del gruppo Carlos nell'attentato di Bologna. Da lì sono andato avanti sempre con grande prudenza nella ricerca della verità, tenendo sempre a mente la fine che avevano fatto tutti coloro che - in un modo o nell'altro - avevano tentato di fornir una chiave di lettura diversa da quella cristallizzata nelle varie sentenze sulla strage.
Penso di essere l'unico giornalista, ricercatore, consulente di commissione d'inchiesta a non essere stato incriminato per depistaggio, nonostante sia stato tanti anni in prima linea sul fronte della cosiddetta pista palestinese. Attraverso il mensile Area, diretto da Marcello de Angelis, ho avuto modo di esporre (in una lunghissima inchiesta giornalistica) lo schema di questa nuova ricostruzione sulla strage del 2 agosto 1980.
Nel giugno del 2005, alla vigilia dei 25 anni di distanza dalla strage, presentammo il capitolo finale e decisivo di questa lunga e laboriosa inchiesta giornalistica alla Camera dei Deputati. Nei giorni precedenti, durante le fasi organizzative della conferenza stampa in Parlamento, ebbi modo di prendere contatto con il compianto presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, il quale seguiva sempre con estrema attenzione l'evolvere delle mie ricerche.
Chiese tutti i documenti, le bozze dell'articolo e ogni altra informazione disponibile per preparare il suo intervento in conferenza stampa. Per ragioni di salute, Cossiga non poté partecipare. Ma inviò una lunga e dettagliata lettera che venne letta e diffusa ai giornalisti. Quella lettera è ormai agli atti della Storia.
Se Pelizzaro, il sottoscritto, avesse scritto anche una sola inesattezza, una sola fesseria, di certo Cossiga non ci avrebbe mai messo la faccia, vergando nero su bianco il suo pensiero sulla strage di Bologna. Da quel giorno di giugno 2005, si sono moltiplicati i colpi di scena. Come quello del luglio 2005, quando - formalmente autorizzato dal ministero dell'Interno - riuscì finalmente a trovare negli archivi della Questura di Bologna il nome e cognome del "compagno tedesco presente in stazione al momento dell'esplosione" (così come aveva rivelato in modo assai fumoso lo stesso Carlos cinque anni prima): Thomas Kram.
Per anni, ho trascorso più tempo negli archivi in Italia e all'estero, che con la mia famiglia. Nel febbraio del 2006, insieme al magistrato e collega di Commissione Lorenzo Matassa, depositammo la nostra Relazione sul Gruppo Separat e il contesto dell'attentato del 2 agosto 1980. La Procura di Bologna ha indagato su questo documento per oltre otto anni.
Se io e Matassa avessimo scritto una sola inesattezza, saremmo finiti dritti alla sbarra. Molti a Bologna volevano la nostra testa. Ma serietà, onestà morale e intellettuale, laicità, trasparenza, ferrea disciplina nel maneggiare carte e informazioni, hanno scongiurato il peggio. A me, dopo tanti anni di lavoro e sacrifici, leggere le sgangherate rimasticature di Adinolfi & Co fa venire solo il voltastomaco.

2 commenti:

  1. Il signor Pellizzaro evidentemente è molto piccato per il fatto di non essere riconosciuto come il solo depositario della verità. Qui nessuno gli ha mai negato i meriti e il coraggio. Se questo significa però dover mandare in vacca - con diatribe inutili - l'opera di rettifica su Bologna e sugli anni di piombo che è in atto anche - e sottolineo anche, ma non solo (basta leggere la lista degli elementi per verificarlo) - grazie al suo lavoro, soltanto per il fatto che non vi è unanimità nelle di lui conclusioni, non conti su di me. Non stiamo giocando a chi ce l'ha più lungo, a chi è più bravo o a chi è più intelligente. Se Pellizzaro avesse letto il pezzo che sta qui criticando si sarebbe reso conto che proprio questo è il punto. Abbiamo radunato parecchio materiale certo e lo offriamo a giuristi internazionali a prescindere dalle singole interpretazioni che restano, appunto, singole. Mi rendo conto che il ricercatore abbia la sua visuale legata a quanto ha riscontrato e alle interpretazioni più immediate. Meriti e limiti della funzione. Spero concederà a chi è "parte offesa" e perfino risarcita nel processo di Bologna, a chi è stato bersaglio documentato di ben tre depistaggi per incriminarlo - uno dei quali con tanto di esplosivo e armi appositamente lasciati e "rinvenuti" dai servizi italiani in combutta con altri servizi internazionali (sentenza in giudicato), a chi nel 1992 (ultimo depistaggio) si è anche cercato di fare assassinare in Austria, il diritto di indagare; che presupponga che l'abbia fatto ancor prima di lui; che ne rispetti le capacità intellettive. O meglio, non lo spero perché temo che sia inutile. Che salti su in questo modo livoroso e continuativo è però sorprendente, imbarazzante e deleterio. Quindi la chiuderei qui. Reiterando i complimenti.

    RispondiElimina
  2. ...Il benemerito presidente della Repubblica Francesco Cossiga...eh già che ci mise 5 mn ad addebitare l'attentato all'area neofascista ...
    È meglio che Pellizzaro se le risparmi simili battute. ..
    Fosse la prima volta che il Mossad ci mette lo zampino .Argo 16 docet ....

    RispondiElimina

Powered by Blogger.