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Sangue a San Siro: l'ordinanza integrale per l'arresto di Marco Piovella

Risultati immagini per scontri milano inter napoli

La ricostruzione dei fatti in base ai primi accertamenti investigativi compiuti 

In data 26 dicembre 2018 alle ore 20.30 si è svolto presso lo stadio Meazza in Milano la partita di calcio fra le squadre Inter- Napoli.
Alle ore 19.20 circa un gruppo di cento Ultras interisti provenienti da Via Fratelli Zoia, travisati e armati di bastoni e coltelli, dopo aver atteso il passaggio di alcuni furgoni e autovetture sui cui transitavano Ultras del Napoli e averlo intercettato hanno invaso la carreggiata di via Novara e hanno cominciato a colpire con un fitto lancio di oggetti, fumogeni e petardi i mezzi su cui viaggiavano i tifosi.
A questo punto gli Ultra napoletani erano scesi dai mezzi e avevano iniziato uno scontro fisico con i tifosi avversari colpendoli a loro volta con oggetti e armi improprie nella loro disponibilità.
Nello scontro fra le due tifoserie quattro “Ultras” della squadra del Napoli sono rimasti feriti e uno di questi ha riportato una ferita da arma da taglio refertata.
Un Ultra della squadra dell’Inter identificato in Belardinelli Daniele, travolto da una vettura ancora in corso di identificazione, è deceduto dopo essere giunto all’Ospedale San Carlo in Milano.
La ricostruzione dello scontro violento con conseguenti lesioni ed uccisione di un uomo, il lancio di fumogeni e oggetti e l’investimento di uno dei tifosi poi deceduto emerge con chiarezza dai seguenti elementi che sono descritti dettagliatamente nella annotazione datata 27 dicembre 2018 redatta dalla DIGOS :
- la descrizione compiuta dal personale di pattuglia incaricata della vigilanza generica che ha assistito direttamente all’inizio dello scontro e che ha dettagliatamente descritto la dinamica nella relazione di servizio datata 27 dicembre 2018 del Commissariato P.S Città Studi;
- l’acquisizione delle immagini estratte da una telecamera privata sita in Via Novara che hanno ripreso i violenti scontri tra le due fazioni e hanno confermato la dinamica indicata nei verbale di arresto degli indagati Baj, Da Ros e Tira ;
-la visione delle immagini della telecamera privata sita in Via Novara ha consentito alla P.G di identificare subito gli indagati Baj, Da Ros e Tira quali partecipanti alla rissa, noti peraltro alla DIGOS perché appartenenti a gruppi Ultra dell’Inter mentre brandiscono armi e assaltano i tifosi avversari; in particolare Baj veniva identificato come colui che lanciava un oggetto presumibilmente un bastone; allo stesso modo DA ROS veniva identificato in un filmato mentre impugna un bastone che viene probabilmente lanciato perché nelle immagini successive non ne è più munito; quanto a TIRA Simone viene individuato nei filmati come munito di bastone; pur parzialmente travisato con cappuccio alzato, è riconoscibile in quanto soggetto noto come abituale frequentatore del gruppo “ultras” interista; nella sua abitazione venivano anche rinvenuti molti fazzoletti intrisi di sostanza ematica che potrebbe non provenire dalla sua persona
- l’acquisizione delle immagini riprese da C. F. che abita in una abitazione con balcone che ha vista su Via Novara e che ha ripreso lo scontro tra le due fazioni di tifosi (si vedano i verbali di acquisizione filmati in data 28 dicembre 2018 e relativi supporti informatici);
-gli esiti dei rilievi compiuti dal Gabinetto della Polizia scientifica sul luogo degli scontri in cui sono stati rinvenuti diversi oggetti atti ad offendere di varia natura lasciati sul terreno dello scontro ed in particolare bastoni anche di ferro, una roncola, due coltelli di cui uno a serramanico, un martello e una bomba carta
-inoltre gli indagati Baj, Da Ros hanno spontaneamente consegnato gli indumenti indossati nel corso della rissa che sono stati visionati dalla P.G e confrontati con le immagini estratte ;
- gli stessi indagati Da Ros e B. in data 27 dicembre 2018 hanno reso spontanee dichiarazioni in cui hanno ammesso di aver partecipato alla rissa; inoltre B. ha riferito di aver assistito all’investimento di un tifoso interista ad opera di una autovettura tipo SUV nero che procedeva ad alta velocità in Via Novara; Da Ros ha specificato di aver visto il tifoso interista detto “Dede” gravemente ferito ma di non aver assistito all’investimento;
-presso lo spazio esterno ed interno dell’abitazione di Tira Simone è stato rinvenuto dalla P.G materiale ematico e diversi fazzoletti intrisi di sangue che sono stati oggetto di sequestro. E’ in seguito emerso che il sangue appartiene allo stesso Tira che era stato colpito da qualcuno durante una fase dello scontro o durante la fuga come egli stesso ha dichiarato in sede di interrogatorio
- sono stati acquisiti i referti medici di tre tifosi degli ultra del Napoli feriti identificati in Iazzetta Angelo, Stabile Giovanni e Corrente Luigi;
-l’episodio dello scontro violento tra le tifoserie e dell’investimento ha trovato ulteriore riscontro nel racconto fornito da M. G. residente in via Novara il quale ha riferito di aver visto un gruppo di tifosi interisti armati di spranghe e altri oggetti; subito dopo dalle finestre della sua abitazione l’uomo ha scorto uno scontro tra due gruppi che si lanciavano oggetti e torce illuminanti;
- l’episodio dello scontro e dell’investimento è stato confermato anche da G. V. residente in Milano Via Fratelli Zoia; in particolare lo stesso intorno alle ore 19.20 si è affacciato alla finestra a causa di urla che provenivano dalla strada e ha notato un gruppo di persone armate di bastoni e spranghe travisati in volto da cappucci e passamontagna; gli stessi dopo aver parlato fra di loro ad alta voce si dirigevano di corsa verso via Novara lanciando petardi e oggetti di vario tipo verso delle autovetture in transito; dopo qualche minuto il gruppo è tornato verso Via Fratelli Zoia e verso il Parco del Fanciullo e almeno tre o quattro persone trasportavano a braccio un uomo con i pantaloni strappati urlando “ ha le gambe rotte”; il ferito è stato caricato su una autovettura di piccole dimensioni grigia; inoltre G. ha aggiunto di aver sentito distintamente due soggetti di cui uno di lingua francese impartire ordini al gruppo.
All’esito degli accertamenti investigativi preliminari gli indagati Da Ros, Tira e Baj sono stati arrestati in data 27 dicembre in via differita secondo le disposizioni di cui all’art. 8 legge n. 401/ 1989 per i delitti di cui agli artt. 588 comma 2 c.p., 582,585 e art. 6 bis legge 401/89.
Le dichiarazioni rese da Da Ros Luca in sede di interrogatorio di garanzia e degli altri indagati e testimoni
Da Ros Luca ascoltato dal GIP in sede di interrogatorio di garanzia alla presenza dei Pubblici Ministeri :
- ha confermato la sua appartenenza alla frangia ultras dei “Boys” riferibile alla curva nord dell’Inter;
- ha confermato di essersi incontrato in data 27 dicembre intorno alle ore 17.30 con un gruppo di tifosi al pub “Cartoon” usuale ritrovo dei tifosi interisti e di essersi spostato insieme agli stessi verso il “Parco del Fanciullo” vicino a via Fratelli Zoia;
-ha confermato di essere stato presente agli scontri e di aver partecipato armato di un bastone ad un vero e proprio agguato teso alla tifoseria del Napoli in Via Novara.
- inoltre ha specificato di aver ricevuto precisi ordini relativi alle modalità della aggressione da parte di tale “Rosso” soggetto indicato da Da Ros come capo gruppo dei Boys; lo stesso “ Rosso” ha partecipato all’assalto;
- in particolare si riporta il seguente stralcio del verbale riassuntivo dell’interrogatorio davanti al Gip :
“Verso le 17.30 ci siamo messi in macchina e siamo andati al bar “cartoons”, credo sia in via Emanuele Filiberto, siamo andati su un doblò bianco , guidata un amico chiamato “G.”. Sul furgone eravamo in 4. Giunti al bar “cartoon” io mi sono fermato fuori a fumare una sigaretta, c’erano altri gruppi di Nizza e di Varese.
Ci siamo spostati tutti verso il parco. Io ero in macchina con i ragazzi di prima, sempre sul doblo bianco. Sono due o tre persone, ovvero i capi gruppo, che ci dicono di spostarci verso la zona ove sono avvenuti fatti.
C’erano tre gruppi :gli irriducibili i Viking e i boys. Il nostro capo, quello che ha in mano la curva si chiama “il Rosso” è lui che sposta la gente, è lui che decide. Il “rosso” è il capo gruppo, fa parte del Direttivo della curva. Non so il suo nome, è più grande di me e ha già subito processi di questo tipo. Ora non può entrare nello stadio per il DASPO. “Il Rosso” ha detto andiamo e io sono andato. Siamo partiti tutti in macchina, eravamo circa 120 persone. Il mio autista era “G.” uno dei “Boys” di Milano.
“Abbiamo lasciato le macchine e ci siamo fermati tutti contro un muro. All’inizio non avevo armi, poi hanno dato a tutti un bastone. Io ero in mezzo non sapevo cosa dovevo fare. Iniziano a passare i furgoni, quindi, usciamo dall’angolo. Molti furgoni dei napoletani si sono fermati, altri no. C’è stata una macchina grossa di colore scuro che non è riuscita a schivare le persone.
La macchina veniva da dietro i Napoletani. Non ho visto l’investimento. Non ho capito di chi era la macchina, ho visto solo il Suv passare prima dell’incidente. Poteva essere chiunque anche un passante. “
Si osservi che elementi che consentono la ricostruzione di quanto avvenuto sono ormai molto maggiori rispetto quelli disponibili nel momento in cui è avvenuto l’arresto dei primi tre indagati.

Infatti anche Tira e Baj, in sede di interrogatorio di garanzia, pur non volendo rendere dichiarazioni sugli organizzatori dell’attacco e sugli altri compartecipi hanno ammesso la loro presenza e partecipazione all’aggressione riconoscendosi nei fotogrammi sulla base di quali erano stati operati gli arresti e in cui tutti due si vedono armati di bastoni in via Novara l’altezza del civico 209.
Inoltre entrambi hanno ammesso che il concentramento iniziale è avvenuto presso il Pub di via Emanuele Filiberto confermando così la ricostruzione e la preparazione del fatto come descritta nelle dichiarazioni di Da Ros.
È stato inoltre acquisita un’altra dichiarazione in merito allo svolgimento dei fatti e cioè quella di B. F., un giovanissimo tifoso che ha accettato di rendere spontanee dichiarazioni, è stato sottoposto a DASPO e non è stato arrestato.
B., aderente al gruppo Viking ha dichiarato di essersi recato al baretto vicino allo stadio e di aver poi raggiunto via Fratelli Zoia dove si era unito a un centinaio di ultrà tra cui 30 francesi del Nizza e circa 10 provenienti da Varese. Era stato convenuto che al momento dell’esplosione di un petardo tutti avrebbero dovuto muoversi verso via Novara per “fermare la carovana di veicoli di tifosi napoletani e quindi scontrarsi con questi ultimi”. Nel momento in cui era stata invaso la sede stradale si era accorto che un giovane, che era stato tra i primi ad entrare in azione, era stato investito da una autovettura di grossa cilindrata, una specie di SUV di colore nero che andava a velocità sostenuta. Il ragazzo era stato colpito all’altezza del bacino ed era rimasto steso sulla carreggiata a circa 30 metri dall’incrocio tra via Fratelli Zoia e via Novara. Era stato dato l’ordine di allontanarsi ed egli aveva quindi nuovamente raggiunto il baretto e poi era entrato allo Stadio.
Inoltre nelle ore successive all’interrogatorio dei primi indagati è stato acquisito, come si è accennato quanto ripreso con il suo I Phone da F. C., residente in un’abitazione che guarda su via Novara, e tale documento rappresenta un vero e proprio film dell’attacco che rende pienamente visibile l’intera azione organizzata che si è svolta in via Novara.
Vi è quindi piena conferma, come già esposto nell’ordinanza di convalida dell’arresto dei tre arrestati, che non ci si trova certo di fronte ad un “normale” scontro tra gruppi di tifosi durante una partita o subito dopo di essa nei pressi dello stadio.
Ci si trova piuttosto di fronte ad un’azione di stile militare, preordinata e avvenuta a distanza dallo Stadio Meazza tendendo un agguato ai tifosi della squadra opposta che erano giunti a Milano e stavano transitando in una via ancora lontana dalla sede dell’incontro sportivo. Vi hanno inoltre partecipato non solo milanesi ma numerosi ultras provenienti da Varese ( tra cui Belardinelli) e anche da Nizza, tra i 10 e i 15, dove vi è una squadra “gemellata”
In questo senso quanto avvenuto è espressione tra le più brutali di una “sottocultura sportiva di banda” che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche

La posizione di Marco Piovella “ il Rosso”

Come risulta dalla annotazione redatta in data 29 dicembre dalla DIGOS il soggetto denominato “ Rosso” è identificabile in Piovella Marco stabilmente inserito nell’ambiente ultras dell’Inter e da molti anni appartenente al cosiddetto “direttivo della curva” organismo composto da una decina di elementi rappresentativi dei vari sottogruppi che compongono la curva nord e che ha poteri decisionali rispetto alle attività della curva.
Nella medesima giornata 29 dicembre Piovella Marco detto il Rosso si è spontaneamente presentato presso gli Uffici della DIGOS di Milano dopo contatti telefonici presi con il difensore e ha rilasciato dichiarazioni nelle forme di cui all’art. 350 c.p.p alla P.G. alla presenza del suo difensore;
In particolare Piovella ( che ha ricevuto contestualmente informazione di garanzia) ha ammesso la propria presenza e partecipazione agli scontri e ha descritto quanto da lui direttamente osservato in relazione alla dinamica dell’investimento del tifoso Belardinelli;
Sul resto delle circostanze a lui richieste in ordine alle modalità di organizzazione ed esecuzione dello scontro e sulla identità dei concorrenti e sul loro ruolo Piovella per sua deliberata scelta non ha voluto fornire agli investigatori alcuna informazione utile.
Si riporta il seguente stralcio del verbale reso davanti alla Polizia giudiziaria :
“In relazione a quanto accaduto il 26 dicembre a margine della partita INTER-NAPOLI, ammetto di essere stato presente all’interno del gruppo che nella zona di via Novara angolo via Fratelli Zoia ha aggredito i tifosi napoletani in transito a bordo di furgoni
Domanda: Come e da chi è stata organizzata l’aggressione
Risposta: Non intendo al momento rispondere a qualsiasi domanda inerente l’organizzazione e l’attuazione dell’aggressione, nonché a domande inerenti il coinvolgimento di altre persone. Intendo fornire risposte, qualora lo riteniate necessario, in ordine all’investimento che ha poi portato al decesso dell’amico Daniele Belardinelli.
Domanda: Può Spiegare allora ogni utile dettaglio su tale fatto specifico ?
Risposta: Ricordo di aver visto, sulla via Novara all’altezza di Via Fratelli Zoia o qualche metro più avanti rispetto al senso di marcia, Daniele Belardinelli steso a terra, non so se perché scivolato o caduto accidentalmente. Negli stessi istanti ho visto un’autovettura, a bassissima velocità o addirittura quasi ferma, passare sopra il corpo di Daniele, con le ruote anteriore e posteriore destra. Ho avuto anche la sensazione che le ruote slittassero nella circostanza. Non ricordo poi se l’autovettura si allontana immediatamente, lentamente o velocemente. In merito all’autovettura ricordo che era una macchina scura, di dimensioni che mi sono parse normali, ma su questi dettagli non ho certezze perché la mia attenzione era su Daniele”

In punto di diritto poi in ordine al valore probatorio delle dichiarazioni confessorie rese da Piovella Marco si richiama quanto affermato dalla Suprema Corte secondo cui “La confessione può costituire prova sufficiente della responsabilità del confidente, indipendentemente dall'esistenza di riscontri esterni (non essendo suscettibili di applicazione analogica i limiti previsti dall'art. 192 cod. proc. pen. per la chiamata in correità), purché il giudice prenda in esame le circostanze obiettive e subiettive che hanno determinato e accompagnato la dichiarazione e dia ragione, con logica motivazione, delle circostanze che escludono intendimenti autocalunniatori o l'intervenuta costrizione dell'interessato. Sez. 4, Sentenza n. 4907 del 17/10/2017 Ud. (dep. 01/02/2018 ) Rv. 271980 - 01
In ordine al valore probatorio delle dichiarazioni etero accusatorie rese da Da Ros occorre richiamare quanto affermato dalla Suprema Corte secondo cui “ In tema di valutazione della chiamata in reità o correità in sede cautelare, le dichiarazioni accusatorie rese dal coindagato o coimputato nel medesimo reato o da persona indagata o imputata in un procedimento connesso o collegato, integrano i gravi indizi di colpevolezza di cui all'art. 273, comma primo, cod. proc. pen. - in virtù dell'esplicito richiamo all'art. 192, commi terzo e quarto, operato dall'art. 273, comma primo bis, cod. proc. pen., introdotto dall'art. 11 L. n. 63 del 2001 - soltanto se esse, oltre ad essere intrinsecamente attendibili, risultino corroborate da riscontri estrinseci individualizzanti, tali cioè da attribuire capacità dimostrativa e persuasività probatoria in ordine all'attribuzione del fatto-reato al soggetto destinatario di esse, ferma restando la diversità dell'oggetto della delibazione cautelare, preordinata a un giudizio prognostico in termini di ragionevole e alta probabilità di colpevolezza del chiamato, rispetto a quella di merito, orientata invece all'acquisizione della certezza processuale in ordine alla colpevolezza dell'imputato. Sez. 2, Sentenza n. 11509 del 14/12/2016 Cc. (dep. 09/03/2017 ) Rv. 269683 - 01 .
Sul punto si sottolinea che le dichiarazioni confessorie stesse fornite da Piovella e il suo ruolo organico accertato nel c.d “ Direttivo della curva” costituiscono riscontri sufficienti e adeguati.

In sintesi 

Dagli elementi descritti risultano gravi indizi di colpevolezza anche in capo a Piovella Marco in ordine ai delitti contestati di rissa aggravata dall’evento lesioni e morte, del delitto di cui all’art. 6 bis della legge 401/89, e del delitto di cui agli artt. 110, 582 e 585 c.p. ;
Lo stesso ha personalmente organizzato l’assalto ai tifosi del Napoli e ha partecipato attivamente alla scontro tra le fazioni svolgendo un ruolo decisivo alla luce del suo ruolo apicale nei gruppi interisti con assoluta prevedibilità per le circostanze e modalità del fatto ( utilizzo di armi, strada pubblica con traffico intenso, assalto in gruppo numeroso) del verificarsi degli ulteriori eventi di lesioni e morte per qualcuno dei partecipanti.
Quanto alle esigenze cautelari di cui all'art.274 c.p.p., sussistono in particolare:
- quelle di cui alla lett.a) in quanto sussistono specifiche ed inderogabili esigenze attinente le indagini in relazione a situazioni di concreto e attuale pericolo per l’acquisizione e la genuinità della prova.
Infatti Piovella Marco quale membro del direttivo della Curva ha evidentemente un potere di influenza particolarmente rilevante sui tifosi dello stesso “subordinati” sulla base dell’ideologia del “cameratismo sportivo” ed è in grado di condizionare le dichiarazioni di coloro che verranno ascoltati dalla P.G e dagli inquirenti nel corso delle indagini.
Del resto in sede di dichiarazioni egli ha manifestato una decisa ed esplicita reticenza rispetto alla ricostruzione dell’organizzazione e dello svolgimento dei fatti;
- quelle di cui alla lett.c), sussiste il concreto e attuale pericolo che l’indagato Piovella Marco commetta delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o della stessa specie di quello per cui si procede; ciò si desume dalla particolare violenza e pericolosità manifestata nella aggressione strategicamente organizzata e dal suo ruolo determinante nella stessa; del resto l’agguato teso dalla tifoseria dell’Inter ben può scatenare ulteriori episodi ritorsivi violenti fra le tifoserie.
Inoltre Piovella non ha mostrato alcuna significativa resipiscenza per quanto avvenuto nè nella sua posizione ha dato sinora alcun significativo contributo affinché episodi del genere non si ripetano
Inoltre la pericolosità dell’indagato è dimostrata anche dalla violazione del provvedimento di DASPO cui lo stesso è già sottoposto e che non ha esitato a violare rendendosi del tutto impermeabile a misure di semplice ammonimento. Lo stesso comportamento nei pressi dello Stadio posto in essere dall’indagato il giorno 26 dicembre costituisce infatti un’ulteriore violazione del DASPO lui applicato.

In ordine alla scelta della misura l’unica misura proporzionata alla gravità dei fatti commessi e adeguata alle rilevanti esigenze cautelari sussistenti è la custodia cautelare in carcere. Il ruolo dell’indagato infatti comporta una pericolosità elevata e ha ammesso solo piccola parte delle sue condotte; la misura detentiva meno grave degli arresti domiciliari non interromperebbe efficacemente i contatti stabili con l’ambiente degli Ultras e con i concorrenti nei delitti contestati
Anche la scelta di presentarsi in Questura fatta da Piovella appare un semplice tentativo di tamponamento in una situazione già irrimediabilmente pregiudicata in quanto si era ormai diffusa la notizia delle dichiarazioni rese da Da Ros e degli ulteriori elementi che gli inquirenti stavano raccogliendo sull’organizzazione e la dinamica dei fatti.
In questo senso la scelta di Piovella non rappresenta alcun modo un distacco dalla realtà organizzata che ha dato luogo al vero e proprio agguato militare e del resto le sue dichiarazioni vi è un’esplicita scelta di difendere e proteggere con il silenzio la struttura dei gruppi di cui fa parte con un ruolo di comando, una struttura dedita, come risulta dalla compartimentazione, dalla gerarchia e della disponibilità di oggetti atti ad offendere, in maniera ripetuta a gravi atti illeciti


P. Q. M.
Visti gli artt.272 e ss. e 291 e ss. c.p.p.
O R D I N A
che PIOVELLA MARCO sia catturato e rimanga in stato di custodia cautelare in carcere con riguardo al fatto criminoso di rissa aggravata di cui al capo A).
D I S P O N E
che PIOVELLA Marco sia condotto immediatamente in un Istituto di custodia con le modalità previste dall'art.285, comma II, c.p.p. per rimanere a disposizione di questo Ufficio.
D I S P O N E
che il presente provvedimento sia immediatamente trasmesso, in triplice copia autentica o in triplice originale, all'Ufficio del Pubblico Ministero richiedente che ne curerà l'esecuzione.
Manda alla Cancelleria per quant'altro di competenza.
Milano, 30 dicembre 2108

1 commento:

  1. riassunto: ultrà cattivi (di destra anzi fasci) hanno aggredito gli ultrà buoni (di sinistra) che si erano fatti 1500km da napoli a milano per vedere pacificamente una partita.
    i cattivi hanno aggredito i buoni che han cercato di difendersi.
    Non si capisce cosa si fossero portati le mazze dalla pacifica napoli ma va bene lo stesso. Se la narrazione è stata perfetta per desantis, figuriamoci qua....

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