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Ricordando Francesco Cecchini, ucciso 38 anni fa

(G.p)Sono trascorso 38 anni dalla morte di Francesco Cecchini, giovane militante del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile dell'allora Movimento Sociale Italiano. Nella notte tra il 28 e il 29 maggio del 1979, dopo essere stato inseguito da due persone, fu trovato gravemente ferito in un cortile condominiale del quartiere Trieste di Roma, dopo essere stato percosso e scaraventato, oltre un parapetto. 
Il giovane Francesco moriva il 16 giugno del 1979, dopo diciannove giorni di coma.
Il Giornale d'Italia, organo del Movimento nazionale per la sovranità ricorda il sacrificio di Graziano Cecchin con una lettera, scritta da un giovane militante della destra, di cui non è dato sapere il nome.
Una lettera toccante, che pubblichiamo per intero.




Ciao, Francesco. Chi ti scrive non ha un nome, perché un nome vale l'altro. Chi ti scrive è un giovane, come te. Diciannove anni... appena diciannove anni, proprio come te, che oramai sei giovane per sempre. Chi ti scrive vive la militanza politica ogni giorno, proprio come te. La scuola al mattino, poi qualche ora sui libri, e appena liberi via, in sezione, insieme ai camerati, a fare i volantini, gli striscioni, a sporcarsi di colla, in affissione, sempre col sorriso - a volte persino un po' beffardo, quello tipico dei nostri anni verdi -, insieme a una canzone sulle labbra. Una canzone che ha sempre un significato, perché si tratta sempre di canti che parlano di noi, della nostra vita, del nostro strambo mondo, delle nostre scelte, fatte mai per caso. Canzoni nostre, che raccontano di chi ha preceduti, di chi si è immolato, di quelli come te, Francesco. Eri il più bel fiore del nostro giardino. E ti hanno strappato e lasciato lì, in terra, solo. Non sapevano, quelli che ti hanno ucciso, che trentotto anni dopo qualcuno sarebbe di nuovo passato di qua, con il tuo nome sulle labbra, a gridare ancora una volta "presente!". Non sapevano che il tuo nome sarebbe diventato un simbolo per le generazioni a seguire, che qualcuno ti avrebbe dedicato canzoni... pensa, c'è anche qualcuno che alla tua storia ha dedicato un film. Non solo alla tua, in verità. Insieme a te tanti, troppi sono rimasti sul selciato e, contemporaneamente, nei cuori di chi sarebbe venuto dopo.
Sai, Francesco? Mi fa uno strano effetto, ogni anno, leggere sul calendario questa data: "16 giugno"... mi capita sotto gli occhi e penso a te. Quest'anno, poi, ci penso più intensamente, perché ora ho 19 anni anch'io. I miei amici sono quasi tutti miei coetanei, li guardo e vedo te, il tuo sorriso, i tuoi occhi profondi, la tua voglia di cambiare il mondo. Ti vedo in ciascuno di loro, ti vedo quando mi guardo nello specchio. E anche se tu sei tanti gradini sopra a quello in cui mi trovo io, ti sento vicino, intimamente vicino a me, a noi. Noi che di fronte a te non siamo niente, e che abbiamo scelto questo impegno civile nell'esempio tuo e di quelli della tua generazione che hanno segnato la strada: quella più difficile, ma anche più bella. Quella tutta in salita, ma la sola che conduce alla vetta.
Vorrei dirti tante cose, raccontarti cosa succede quaggiù e con quale apprensione viviamo questa stagione politica. So che questo non è niente, rispetto a ciò che hai vissuto tu, però. E allora taccio, perché niente, messo sulla bilancia della storia, pesa come il tuo sacrificio. Oggi un giardino, qui, porta il tuo nome. Hanno combattuto a lungo, i ragazzi di Piazza Vescovio, per ottenere questo atto di giustizia, in tua memoria. Questo spazio ora ci racconta di te e della tua storia, loro lo tengono in ordine e io, ogni volta che passo di qua, sento il bisogno di affacciarmi su via Montebuono e lasciarti una preghiera e un pensiero, anche quando sul calendario non c'è scritto "16 giugno". Perché il tuo esempio vale per ogni giorno, non solo oggi. E il tuo ricordo ci accompagna ogni giorno, non solo oggi.

Ora ti saluto, Francesco. Siamo pronti per metterci in fila, incolonnati per ascoltare il tuo nome e gridare ancora una volta il nostro "presente" per te.

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