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Mobilitati da Soros e dai media del sistema migliaia di dimostranti contro Trump

Il collega Luciano Lago, animatore del sito controinformazione.info commenta il risultato delle ultime elezioni presidenziali americane e le conseguenti proteste di parte di chi non accetta il risultato del voto democratico di milioni di cittadini americani mettendo a ferro e fuoco città come New York, Portland e Los Angeles.
Dietro queste proteste, organizzate secondo i media, stampa italiana in primis, da un movimento spontaneo ci sarebbe la longa manus di una serie di organizzazioni controllate dal finanziere George Soros, uno dei principali finanziatori della Cliton che non ha ancora accettato l'esito del voto.


Mobilitati da Soros e dai media del sistema migliaia di dimostranti contro Trump
di Luciano Lago


I media dell’establishment e le organizzazioni controllate dal finanziere George Soros, uno dei principali finanziatori della Clinton, non accettano il risultato delle elezioni negli USA.
Dopo l’inaspettata nomina di Donald Trump, sono scoppiate le proteste a New York come in California ed a Portland, in Oregon , a Los Angeles ed in altre località degli States e, dalle varie informazioni pervenute, si capisce che non si tratta di un “movimento spontaneo” come vorrebbero far credere i grandi giornali USA (quelli che davano per scontata la vittoria della Clinton) ma di un fenomeno provocato ad arte.



A Los Angeles ci sono stati disordini e manifestazioni ed in questa città sono finite in carcere 15 persone fra manifestanti che erano scesi in strada a urlare la loro “indignazione”, a Chicago ci sono stati 13 fermati. A Oakland, in California, le proteste più dure con circa 6mila persone che hanno paralizzato il traffico lanciando oggetti contro la polizia in assetto antisommossa, hanno bruciato rifiuti e spaccato le vetrine dei negozi. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni lanciati contro i manifestanti.Secondo quanto diramato dalle autorità locali alcuni poliziotti sono rimasti feriti.

A New York un numero impreciso di manifestanti , si parla di alcune migliaia di persone , si sono radunati a Union Square per poi marciare verso nord sul lungo Broadway Street e prendere d’assedio la “Trump Tower”.
I dimostranti hanno bloccato la circolazione nelle strade trafficate di Manhattan in diversi isolati, creando caos e tensione.Proteste contro Trump

Da notare che la folla dei dimostranti, che sembra certo sia stata aizzata dalle ONG di Soros, si è autonominata come “i guerrieri della giustizia sociale”, alcuni anche come “i guerrieri della notte”. Con molti slogans e cartelli di “Not my President“ (Non il mio presidente) e “L’amore sconfigge l’odio” (“love Trumps hate”) e “P—y grabs back” (“La vagina reagisce”), uno slogan femminista di rivolta contro la frase sessista usata da Trump in fuori onda in cui diceva di voler afferrare una donna per i genitali (“grabbing a woman by the p—y”).

Alcuni descrivono la scena come surreale, spettacoli che non si erano mai visti a New York City: “la gente cammina per strada come un esercito di zombie posseduti sotto choc”, racconta un testimone. Un comunicato diffuso dagli organizzatori di MoveOn.org (una delle ONG di Soros) descrive come i manifestanti si siano riuniti in centinaia per fare resistenza e dimostrare il ripudio di Trump e verso risultato delle elezioni.

A questo fine sono state organizzate e convocate, attraverso i social, marce per manifestare pacificamente ed esprimere contrarietà al risultato delle elezioni presidenziali.
Varie migliaia di manifestanti, nonostante la pioggia, già la notte del 9 novembre, si erano radunati a Union Square e avevano poi sfilato verso Midtown fino alla blindatissima Trump Tower sulla Fifth Avenue, dove si trova l’abitazione del nuovo presidente Usa. Alcuni manifestanti avevano anche bruciato maschere ed effigi che rappresentavano il volto del nuovo presidente degli Stati Uniti. Altre ragazze, per sfidare Trump, si volevano denudare in segno di protesta ma sono state bloccate sia dal freddo che dalla energica reazione della polizia.
A Chicago, alcune centinaia di persone si sono radunate davanti al ” Trump International Hotel e Tower” lanciando slogans “No Trump. No al Ku Klux Klan, No razzismo in Usa”. La polizia è stata costretta a chiudere le strade intorno al centro bloccando l’accesso all’arrivo di altri manifestanti. A Los Angeles la polizia ha dovuto impedire una marcia improvvisata delle associazioni gay che volevano protestare in modo clamoroso contro Trump con esibizioni oscene in piazza. Fortunatamente lo spettacolo è stato bloccato per tempo dalle forze di polizia.

La regia di Soros e dei grandi media vuole imporre probabilmente un copione di ripulsa verso il nuovo presidente e si sono persino levate voci con richieste di separatismo dalla California, uno stato in maggioranza schierato a favore della Clinton, che non vorrebbe accettare il risultato delle elezioni presidenziali.

Una spaccatura molto forte si sta verificando negli USA tra la East coast, dove si trova la maggioranza degli elettori del Partito Democratico, oltre a città dell’Ovest come Los Angeles e San Francisco, e l'”America profonda” quella degli stati come il Texas, l’Arizona, il Nevada e gli altri stati dove i cittadini, in maggioranza bianchi (ma fra loro anche molti ispanici e neri), hanno espresso il loro scontento verso le politiche dell’Amministrazione Obama/Clinton che hanno portato sul lastrico milioni di americani con la perdita dei posti di lavoro per causa delle delocalizzazioni e della globalizzazione imposta con i trattati commerciali come il Nafta ed altri accordi.

Molti cittadini americani non comprendono neppure il perchè gli USA debbano spendere bilioni (migliaia di miliardi) di dollari per fare guerre in tutto il mondo, rovesciare governi non graditi in vari continenti e mantenere un colossale apparato militare con oltre 900 basi militari in tutto il mondo, mentre non ci sono le risorse per fare manutenzione delle opere pubbliche, per rilanciare infrastrutture e trasporti che sono ultimamente molto scesi di livello. Per non parlare di ospedali ed assistenza sociale che risulta, in vari stati USA, a livelli da terzo mondo.

Secondo diversi osservatori statunitensi, Il distacco dalla elite con la popolazione dell’America profonda, risulta sempre più forte e l’elite, di fronte ad un cambio di tendenza, si sta attrezzando per alimentare finte rivolte e finte opposizioni (“fake opposition”). Il processo è appena iniziato.

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