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Emanuele Macchi: un detenuto scomodo. Un appello drammatico

A lanciare questo drammatico appello è la moglie di Emanuele Macchi, un detenuto decisamente scomodo.
Signor  Direttore,
invierò a lei e ad altri direttori di testate questa mia lettera, sperando che qualcuno di voi, malgrado giornalista, uomo di potere, autorità mediatica, o qualsiasi cosa siate, abbia il coraggio e la ragione per dare seguito a questa mia denuncia.
Sono la moglie di un detenuto ristretto a Marassi, Genova. Non è un detenuto come tutti gli altri. Ha una storia antipatica, scabrosa, sgradevole. Il suo passato è costellato di altre detenzioni. È, per il pubblico che vi legge, un pregiudicato, un evaso, un delinquente, un condannato, uno che non ha mai chiesto scusa alle autorità. I suoi sedici anni di prigione li ha scontati in silenzio e dignità. Ha pagato il suo “debito” con il vostro stato, ma rimane a tutt’oggi una mela marcia, un pericolo sociale, un pregiudicato pericoloso.

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