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Roma e la destra contro Bertolaso

di Giuseppe Parente

C'era una volta la destra romana, più o meno unità, vincente, post fascista e post missina, che conquistava consensi ragguardevoli, nelle borgate come nei quartieri della Roma bene. Consensi superiori alla media nazionale del Movimento Sociale Italiano prima, di Alleanza Nazionale poi.
Ora siamo a Bertolaso, uno che organizzava con l'ex radicale poi margheritino Francesco Rutelli, il Giubileo come afferma, con tanta amarezza, Francesco Storace, leader de la Destra. Alla faccia del rinnovamento generazionale tanto richiesto... Alla faccia delle primarie teoricamente sostenute da Giorgia Meloni e dai massimi dirigenti di Fratelli d'Italia.
La questione, in fondo, si riduce ad una sola domanda: basterà un alto funzionario come Guido Bertolaso, incoronato dall'ex premier Silvio Berlusconi e sostenuto da Giorgia Meloni e dal felpato Matteo Salvini a fare breccia nei cuori di tanti militanti e simpatizzanti di " destra" presenti nella città eterna?
Difficile, ricorda anche il redivivo Gianfranco Fini, l' ex presidente della Camera dei deputati nonché ultimo presidente  di Alleanza Nazionale, d'altronde Bertolaso come Marchini è un nome della cosiddetta società civile. Difficilmente quindi intercetterà il voto di quell'elettorato identitario romano che da un pò di tempo si rifugia o nell'astensione, o nel Movimento Cinque Stelle.
La scelta di candidare Bertolaso alla carica di sindaco di Roma, rappresenta, senza ombra di dubbio, l'ammissione del fallimento del centro destra romano, incapace di selezionare una adeguata classe dirigente.
Quando si parla della destra a Roma, si parlava di un partito vivo e vegeto, che conquistava percentuali da 2 cifre, anche ai tempi del Movimento Sociale Italiano, durante la prima repubblica, superando il 30% da Alleanza Nazionale dopo il 1994.
Chi non ricorda l'avvincente sfida per il comune di Roma che vide protagonisti Gianfranco Fini, allora segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano e Francesco Rutelli. Al primo turno, il 21 novembre del 1993 il Msi conquistò il 35,8% dei consensi.
Ora l'unico partito ancora in piedi, è Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale, che gode, nella città eterna, di un certo seguito. Ora in vista delle prossime elezioni comunali, sono almeno 3 i candidati a sindaco di area centro destra, a dividersi i potenziali consensi elettorali. Un mezzo disastro.
Oltre Guido Bertolaso, hanno annunciato la loro candidatura a sindaco dell'Urbe,  Francesco Storace segretario nazionale de la Destra ed Alfio Marchini.
Io mi candido, afferma Storace, perchè dopo Mafia Capitale non vorrei fare una campagna elettorale con il codice penale  in mano, chiaro ed evidente il riferimento ai problemi giudiziari di Guido Bertolaso, incappato nelle indagini per il G8 a La Maddalena e per il terremo de l'Aquila.
Anche Casa Pound saluta la Lega Nord per l'indipendenza della Padania, guidata dal felpato Salvini, fedele alleato di Bertolaso, ed annuncia una corsa in solitaria." Bertolaso è una occasione persa, non lo sosteniamo. Presenteremo un nostro candidato, afferma Gianluca Iannone, leader di Casa Pound, siamo perplessi per un centro destra dove tutto cambia per restare uguale.
Anche il Fronte Nazionale, guidato da Adriano Tilgher, parteciperà alle prossime elezioni della città eterna, con una propria lista ed un proprio candidato sindaco, il cui nome sarà reso pubblico nei prossimi giorni, nel corso di una conferenza stampa.
A sorpresa, il redivivo Fini scommette sulla performance di Francesco Storace. D'altronde ha un profilo diverso da Bertolaso e Marchini, che potrebbe essere ottimi candidati di centro sinistra e centro destra perché sono al servizio delle istituzioni a prescindere da chi governo.
Anche l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, leader di Azione Nazionale, il movimento dei cosiddetti quarantenni, sconfitti all'ultima assemblea della fondazione Alleanza Nazionale, non gradisce la candidatura di Bertolaso, rilanciando l'idea forza delle primarie, come chiede da tempo Storace. Bertolaso non va, è un tecnico, che non rappresenta la destra romana, mentre Alfio Marchini è un comunista mascherato che viene da una famiglia di comunisti.
Ma le primarie, salvo miracoli dell'ultima ora, a Roma, non si faranno. Berlusconi e Salvini non gradiscono. Giorgia Meloni ed i massimi dirigenti di Fratelli d'Italia avrebbero gradito, ma sono rimasti, nella coalizione di centro destra, gli unici a chiederle.
Per cui, gli esponenti di "destra" divisi tra fedeli al centro destra ed alternativi al berlusconismo dell'ultima maniera, si combatteranno casa per casa. Una guerra fratricida. E se è vero che occorre almeno il 25% per strappare il ballottaggio, l'impresa per l'ex capo della Protezione civile diventa davvero ardua.
Chi vivrà, vedrà.



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