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Il Lazio Fiorito: altro che Itaca, per questi postmissini ci vorrebbe Attila 2a edizione

(umt) Non mi sono occupato e avrei voluto continuare a non occuparmi dell'Abbuffopoli alla Regione Lazio perché mi infastidisce profondamente l'ondata antipolitica che di queste e analoghe vicende si alimenta mentre sono convinto profondamente, come già nel caso delle tricoseuses ai tempi della rivoluzione italiana del 1992, che il grido di dolore di tanta gggente non è ispirata da elevati valori ma dalla frustrazione e rabbia per la mancata partecipazione agli utili. Mi rendo conto, però, che questo scandalo in particolare, assai più della stessa Parentopoli al Campidoglio, ha toccato corde profonde della fascisteria. 
Un sentimento di umiliazione profonda che ben traspare dalla nota sulla pagina facebook del presidente siciliano della Giovane Italia, Mauro La Mantia, uno dei leader di Plus Ultra, la componente identitaria che fa capo a Gianni Alemanno. La Mantia, suggestivamente, associa il caso Fiorito allo sfregio alla targa di Paolo Di Nella:
Una quantità incredibile di denaro sperperato, da miserabili arrampicatori sociali, che dovrebbe invece servire per finanziare l’attività politica. Salvo poi sentire dire, quando si richiedono fondi al partito per realizzare iniziative politiche, che “non ci sono soldi”. Non mi interessa mettere sulla bilancia le colpe degli ex AN ed ex FI in quanto non discolpa nessuno. La vicenda del Lazio dimostra come sempre più si respiri, in generale in tutta la politica italiana, un clima da “basso impero”. (...) È vero, le ostriche sono buone e gli alberghi di lusso attraggono tutti. Però il nostro più grande sogno è sempre stato quello di cambiare l’Italia. Abbiamo anche ingoiato il boccone amaro di cambiare il nome del partito per ben due volte, nel giro di vent’anni, imbarcando gente lontana anni luce dal nostro ambiente. È stato fatto in buona fede, almeno da alcuni di noi, per creare una valida alternativa alla sinistra. È comunque sbagliato affermare che tutto il problema sta nell’unione con “quelli di Forza Italia”. Troppo facile. Temo che il problema sia soprattutto in quelli che provengono dalla nostra stessa casa ornata di fiamme tricolori e mascelle volitive. Oggi dobbiamo fare i conti con un progetto politico sull’orlo del fallimento. (...) Le vere martellate alla targa di Paolo Di Nella, cioè alla sua memoria, le stanno dando coloro i quali hanno smarrito la via. Ognuno, a cominciare dal sottoscritto, faccia il suo esame di coscienza.
Sugli aspetti antropologici della vicenda si soffermano i commenti di Paola Frassinetti, la deputata milanese che proviene dai ranghi dell'attivismo giovanile nel Fronte milanese degli anni '70 ed è il referente lombardo del sindaco di Roma:
Parole sante Mauro! Che sconforto per chi onestamente lavora nelle istituzioni e viene infangato da questi figuri improponibili e impresentabili....! Non mi interessa l'aspetto legale perché si può essere impresentabi anche senza reati.. È lo stile di vita, il lusso sfrenato, la volgarità che offendono le mostre storie....! Penso a Brppe Nicolai che si stava in mezzo a noi ragazzi con semplicità guidando il suo vespine e mi vengono le lacrime agli occhi!! (...) Io credo che qui non si tratti di distinguere tra PDL e AN, non a caso quel disgustoso personaggio era di AN....! Il problema è ormai antropologico e riguarda il nostro modo di essere, anche privato. Bisogna se si ricoprono incarichi pubblici essere dignitosi e umili, rifuggere dal lusso di auto, vestiti, case e divertimenti. Bisogna recuperare uno stile di vita sobrio lontano dalla volgarità e dalla sguaiatezza. Resistere all'anello del potere che troppo spesso incanta ! È una sfida e l'esempio dobbiamo darlo soprattutto noi che abbiamo incarichi di rilievo, tutti i giorni,nei gesti, nelle azioni, negli atteggiamenti......!! Giustamente tu citi Degrelle, rileggiamolo, riflettiamo e comportiamoci di conseguenza per tenere in piedi insieme quel poco che è rimasto.
E' evidente che "l’arroganza del personaggio, la sua brutalità inutile, la sua doppiezza sdrucciola, la mancanza di Stile, il suo infantilismo cattivo" colpiscono particolarmente chi, come Marco Valle, ha cominciato a militare "combattendo libertà strada per strada". Ma per l'ex vicesegretario nazionale del Fronte della Gioventù - che interviene su La Destra.it -  non è solo questione di stile:
Come un bambino preso nelle mani nella marmellata, “er Batman” ha strillato, insinuato, giustificato l’ingiustificabile. Il tutto appellandosi alle leggi dello Stato, invocando la correttezza dei media, appellandosi al suo (?) onore. Non è stato un bello spettacolo. Anzi. Purtroppo siamo solo al primo atto di questa mediocre commedia. Con gran gioia dell’avvocato Taormina (ormai orfano della Franzoni e dei plastici di Cogne), Fiorito ci assicura altri momenti. (...) Una brutta storia. Ma già da ora il teatrino dell’ex capogruppo del PdL in regione Lazio ci impone qualche riflessione pesante. Seria. Sulla Politica (quella con la P maiuscola), sul rispetto delle Istituzioni e dei cittadini, sulla selezione dei quadri. Sulla politica come professione. Sull’esperienza complessiva di questi ultimi vent’anni. Sull’onestà.
Sulle conseguenze politiche del caso si sofferma, sulle pagine di Barbadillo, una testata web già nota ai lettori di Fascinazione, George Best, giornalista e scrittore che appartiene alla stessa generazione militante di Valle e Frassinetti, invocando un'orda barbara contro i Proci:
La responsabilità storica di questa classe politica che, ora possiamo dirlo con cognizione di causa, si è rivelata impreparata dal punto di vista amministrativo, disonesta sotto tutti i profili, fragile dal punto di vista morale, inesistente sul versante culturale e opportunista per quanto riguarda l’ideologia; è questa: con il suo comportamento dissennato e arraffone ha definitivamente gettato al vento la chance che si era presentata una ventina d’anni fa, dopo Mani Pulite, di rinnovare la politica italiana. Ma non solo. Dimostrando in modo persino disarmante la propria incapacità e rapacità, questa classe politica di centro-destra ha di fatto regalato il Paese a Monti e ai suoi compari. Cioè alla classe tecnocratica e politica espressione delle banche e dei poteri finanziari, quanto di più lontano e anti-nazionale esista rispetto ai valori (ahimè, ormai solo sulla carta) della destra post-missina e populista-berlusconiana. Perché, francamente, solo gli idioti col paraocchi oppure coloro che pensano di trarne un vantaggio personale potrebbero dare ancora credito ai soggetti summenzionati. Altro che Itaca: qui ci vorrebbe un Sansone in grado di far piazza pulita dei filistei. Meglio ancora un Attila che, scatenando la sua orda di unni, radesse al suolo i palazzi sontuosi di una Roma ormai all’ultimo stadio della decadenza e li ricoprisse di sale. Poi, distrutta ogni traccia della gramigna, se ne potrebbe riparlare. Anche perché le idee sopravvivono agli uomini. Figuriamoci agli omuncoli.
Sulle conseguenze sociali dello sperpero si sofferma invece Lucia Alonzi, una giovane militante che alla memoria degli anni '70 è rimasta legata:
Vogliamo fare una riflessione su una questione che già diversi mesi fa ci ha visti in prima linea per la difesa di un diritto fondamentale che è la sanità pubblica.Poco dopo l'insediamento della giunta Polverini,la provincia di Frosinone e le altre a seguire,hanno visto una riduzione della sanità a dir poco vertiginosa,si sosteneva che non ci fossero soldi per tenere aperti nosocomi e che si doveva sin da subito tagliare i posti letto,cosa immediatamente fatta, ma nello stesso momento in cui si sprecavano milioni di euro in festini e champagne, vacanze e lussi.Forse i tagli alle spese della politica andavano fatti prima,e magari qualche posto letto per i malati poteva essere salvato. Mi rivolgo alla mia generazione,che, spinta da mera passione per la politica riesca a non cadere in simili abitudini. Siamo cresciuti leggendo Evola, Pound, Ricci, Niccolai.. fino ai bellissimi racconti di Tolkien, ecco ripartiamo da qui, dai sogni che i nostri studi e la nostra militanza ci hanno permesso di conoscere. Credo che questo sia il momento per alzare la testa e restituire alla Politica la giusta dignità ed al Popolo la possibilità di credere ancora.
Lo stesso Best richiama le riflessioni politiche di Gabriele Adinolfi, su No Reporter, che si spinge a riconoscere l'onore delle armi al solo Gasparri e conclude beffardamente invocando "Aridatece la Minetti":
Avevano per modello Almirante ma sono finiti da Trimalchione. Così è a Roma e nel Lazio dove An, di composizione tutta Fdg-Cisnal, si ammantava della cornice di una“destra sociale”.Negli anni ruggenti del berlusconismo, durante il regno di quel cavaliere che ai quadri del partito missino sta esattamente come il petrolio zampillato improvvisamente sta agli sceicchi tendaioli, costoro ebbero una serie di opportunità che disertarono immancabilmente. C'era un'opportunità strategica, ideale, di alternativa: fornire ad un centrodestra arlecchinescamente cucito con il tessuto rimanente di tutte le maschere, uno stato maggiore fornito di una visione del mondo, di una strategia politica complessiva e in possesso di una marcia in più.C'era un'opportunità tattica, formale: fare dell'intero centrodestra del Lazio un elemento diversificato e diversificante che avesse autonomia ed influenza decisiva come per esempio aveva fatto la CSU bavarese nei confronti della CDU durante l'intera esperienza della Germania Federale. La classe dirigente missina non dimostrò di avere una marcia politica in più; anzi si rivelò in possesso di una percezione del reale, dell'evoluzione delle cose, dello scenario nazionale ed internazionale, del tutto vaga, spesso inferiore a quella che si coglie in una discussione qualunque con anonimi qualunque in un qualunque bar.Sicché ha finito col lasciare, a Roma e nel Lazio, un'immagine fatta di scandali, di parentopoli, di festini crassi e – All'ombra del Colosseo esclusa – probabilmente niente di più. (...) Nel Lazio Storace ha provato a ragionare un minimo nel senso della particolarità regionale; ma la sua intuizione alla CSU si è manifestata solo negli accordi commerciali privilegiati che la sua amministrazione stipulò con Israele.E dall'ambasciata israeliana partì la Polverini. Per la sua conquista del Lazio scelse di aprire la campagna elettorale di lì durante la festa dell'Hannukkah. E ciò ben prima di stonare pateticamente Bella Ciao per dimostrare il suo profondo e radicato impegno antifascista. 
"Non si sa più da che parte vomitare” diceva Massimo Morsello. E non parliamo tanto di contenuti o di schieramenti quanto di stati d'animo.Perché l'impressione che la loro costante gestione ci ha lasciato non è quella di una scelta di campo, per avversa che essa sia tanto al nostro campo ideale quanto ai nostri interessi nazionali. Non si tratta di convinzione sionista o di simpatia ebraica, non si tratta di una scelta liberista o neocon. Queste sono linee precise che contrassegnano da decenni alcune destre serie, forcaiole, nemiche dell'autodeterminazione dei popoli, ma in possesso di una coerenza e di una dignità che, nello specifico, lì possiede forse solo Gasparri. L'impressione di tutti questi inchini e di tutte queste giravolte non è affatto quella di una scelta di campo bensì di un servilismo scomposto nei confronti di chi si considera potente e di ausilio alla propria carriera.

  

5 commenti:

  1. Caro Ugo, se fosse vivo l'ultimo segretario del Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale Giorgio Almirante, come proponeva la pena di morte per i camerati che sbagliavano entrando in organizzazioni terroristiche, per i politici corrotti pretenderebbe la pena di morte, ma visto che si tratta di esponente del suo partito, chiederebbe la doppia pena di morte.
    I duri e puri, i destro sociali del Pdl affermano che si tratta nella maggioranza dei casi di esponenti ex Forza Italia, ma ricordo loro che Fiorito, sostenuto alle ultime regionali da Fini, dalla Meloni e da Gasparri, era un esponente missino, poi alleato nazionale, vicino alla componente della destra sociale.
    Mario Rossi

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  2. Per porre fine a questo schifo, vi è solo una semplice soluzione:parlo per chi proviene dalla Destra neofascista ovviamente. Tornare agli anni di piombo, tornare a quando eri fascista e ti bruciavano i figli nella tua dimora, quando uscivi di casa e c'erano i compagni che ti aspettavano per ucciderti. Tornare ai quei tempi, in cui discriminazioni sul luogo di lavoro, espulsioni dalle scuole, inchieste giudiziarie con retate e incarcerazioni erano all'ordine del giorno. Quando nelle fila dei militanti e degli esponenti di vertice del compianto MSI di Almirante, si parlava di obitorio,galera,pronto soccorso, prognosi riservate. Solo il martirio è l'unica igiene dei partiti:alla fine i politicanti lestofanti, si danno a precipitosa fuga;restano solo quelli che ci credono per fanatismo e passione politica, i migliori, puri e disinteressati.Ecco la purga necessaria.

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  3. "Boia chi molla è il grido di battaglia"
    Però la Polverini e Fiorito mi sanno che hanno un interpretazione molto soggettiva dello slogan...

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  4. Il fatto che la Polverini e camerati abbiano magnato a più non posso è evidente dal fatto che dalla rendiconto riportato dal Corriere tra i 3 milioni di euro spesi per la sua immagine ci sono pure 18.000 euro dati alla rivista "Gli Altri"...
    madò pure la corruzione rosso-bruna

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  5. Ci mancava anche la nostalgia degli anni di piombo !
    Dove, tra l'altro, perivano i più puri, i più generosi, i più indifesi.
    Gli imboscati, chiaramente, no. Forse è tempo di archiviare la famigerata diversità della destra rispetto alla questione morale. Per molti era soltanto la distanza dal banchetto il problema !

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