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Guerriglia a Roma, Bonini ci spiega tutti gli errori del Viminale

(umt) Mentre paranoici e pistaroli vari impazzano in rete, tra video su youtube che montano l'audio degli scontri di piazza Navona sulle immagini di ieri e ossessionati vari dall'infiltrazione fascista che straparlano, leggere la lucida e puntualissima analisi di Carlo Bonini che spiega dettagliatamente tutti gli errori del Viminale e i loro effetti nel giorno degli indignati, è una boccata di aria pura. In buona sostanza l'errore strategico di Maroni è stato di puntare sulla coazione a ripetere degli antagonisti e quindi sulla loro intenzione di sfondare per puntare verso i Palazzi del potere. Invece, stavolta, per dirla con un popolare cantautore, il "bufalo" ha saputo scartare di lato e invece di andarsi a rompere le corna nel dispositivo di contenimento predisposto si è sbizzarrito a correre nella prateria ...
In un giorno che sembra non debba finire mai, il questore di Roma Francesco Tagliente e il suo dispositivo di ordine pubblico conoscono la loro Caporetto. Il Viminale si era preparato a difendere la quiete della "città proibita", il quadrilatero dei Palazzi della politica, confinando il corteo in un gomito obbligato (piazza della Repubblica-Largo Corrado Ricci-San Giovanni) che, nelle intenzioni, doveva imbrigliarlo nel reticolo del quartiere Esquilino. Dove un'eventuale devastazione - questo il ragionamento - avrebbe avuto obiettivi meno sensibili. Qualche bancomat, qualche semaforo, qualche bottega, qualche cassonetto. Il questore, e con lui il prefetto, Giuseppe Pecoraro, avevano riproposto - senza per altro farne mistero alla vigilia - quel format di "dissuasione statica", che già aveva dato pessima prova di sé il 14 dicembre dello scorso anno. Reparti (2000 uomini) e mezzi schierati a chiudere i varchi della "zona rossa". Con tempi di reazione lunghi e farraginosi. Nessun "filtraggio" significativo e nessun intervento sul corteo e nel corteo. Da accompagnare come un fiume, dalla sorgente alla foce, sorvegliando che non tracimasse. Ebbene, non ha funzionato. Tanto che a sera, con i fumi e le rovine urbane della battaglia, restano solo le parole di solidarietà del Capo dello Stato e del capo della Polizia, Antonio Manganelli, per chi, in divisa, ha combattuto per ore in strada e per quanti hanno avuto la peggio (15 gli agenti feriti). I "neri" - se li vogliamo chiamare così - hanno avuto gioco facile. Conoscevano il "format". E hanno pianificato prima, e fatto poi, esattamente ciò che era in grado di mandarlo in corto-circuito. Hanno usato il corteo per proteggersi. Non ne hanno mai lasciato l'alveo, trasformandone il percorso in un sentiero di devastazione. Un sentiero che conoscevano e che avevano "armato" alla vigilia (come dimostra il ritrovamento in via Cavour, ieri sera, di una borsa con una decina di molotov e un cumulo di assi necessarie a costruire una rudimentale ariete). Consapevoli che non avrebbero incontrato resistenza.

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