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Adinolfi: Rossi e i custodi della memoria, uno scandalo opportuno

I funerali di Bonaventura Durruti

di Gabriele Adinolfi
Trentaquattresimo anniversario della morte. I compagni di Walter Rossi hanno respinto Sveva Belviso e la solidarietà del Comune di Roma e hanno costretto lo stesso papà Rossi a non presentarsi perché aveva aperto al sindaco Alemanno, definito fascista. Il che non corrisponde all'attualità ma è difficile contestare che ciò fosse esatto all'epoca dei fatti. E che Walter Rossi sia stato ucciso dai nostri, in una battaglia campale, non è davvero mistero per nessuno.

Premesse necessarie
Alcune premesse per non essere equivocato.
E' triste e comunque inaccettabile quello che è stato imposto a papà Rossi che ha vissuto e vive nella sua pelle e nei suoi nervi quanto altri sostengono di provare in altra veste.
Sono però sentimenti diversi e quello dei genitori - che il buonismo livellatore vuole imporre sopra ogni altra cosa per annullare ogni altra cosa - va comunque rispettato e nessuno può permettersi di contestarlo in nome del proprio. Che, però, non dev'essere lasciato mortificare e annullare perché si allinei sul buonismo parentale, stemperandosi in un pietismo da bandiere arrotolate.
E' poi assurdo che permanga la schizofrenia per la quale i morti, oltre ad essere oggettivamente avviliti, tutti, da una celebrazione insulsa, restino comunque suddivisi tra morti di serie A, i rossi, cui è concesso rivendicare l'identità, l'unicità e sottolineare la parte che li ha uccisi, e per i quali si può decidere allegramente chi partecipi e chi no alle celebrazioni e morti di serie B, i neri, la cui memoria dovrebbe essere “condivisa”, e la cui identità non dev'essere affermata fino al punto di definirli vittime di una non ben identificata violenza politica.
Aggiungo, a scanso di equivoci, che nutro seri dubbi sulle motivazioni reali e sull'assoluta serietà dei “compagni di Walter” che si sono permessi d'imporre diktat in nome della sua memoria.
Di questi tempi in cui non si rischia granché pullulano esibizionisti del durepurismo che sovente sono dei trinariciuti psichicamente instabili e solitamente inaffidabili nei momenti topici. Tra coloro che hanno ringhiato in piazza alla luna sospetto che non pochi appartengano a questa genia.
L'ideologia istituzionale dei morti
Fatte queste precisazioni voglio sottolineare che comunque questo “scandalo” fa bene perché l'ipocrisia che avvolge queste celebrazioni e la retorica della “pacificazione nazionale” sono insopportabili.
Non lo sono per la pacificazione in sé che, se vera, significa assumere un ruolo di pace dopo che si è assunto e rivendicato un ruolo di guerra e non di certo gettare alle ortiche bandiera e divisa.
Se invece la “pacificazione” è intesa non già come arresto di polemiche stantie (l'anticomunismo e l'antifascismo sono tuttora di gran moda per esasperare gli animi e produrre voti) ma come invito alla fiacchezza e alla duplicità di chi nega la tua stessa identità ma depone corone per i tuoi morti, allora ben vengano tutte le rivolte a questa manfrina.
L'ideologia e il fine di questo buonismo livellatore sono espressi in pieno in Cuori Neri. I morti non sono Caduti ma vittime. E di che altro sono vittime se non della pericolosità di idee forti e di sentimenti forti? I morti, secondo quest'ideologia istituzionale, vengono pianti come casi umani e non come esempi eroici. La loro fine è un monito contro le idee che scaldano le teste e gli animi e che non portano a nulla, mentre il compromesso quotidiano, la scivolosità esistenziale, lo sminuzzamento dei concetti, l'assenza di sogni e la fuga dei pericoli rappresentano la grande conquista. Quella stessa che ci ha condotti nell'abisso in cui ci troviamo ora.
Uno scossone contro questa routine avvilente ci voleva. E, ferme restando tutte le riserve che ho esposto e che mi fanno dubitare dell'autenticità collettiva della reazione della piazza rossa, ne registro comunque la motivazione e auspico che gli effetti si rivelino salutari.
I morti e i vivi
Ritengo giusto che i rossi rivendichino il diritto – anzi io direi il dovere – di celebrare i propri morti tra le loro bandiere e di farlo senza intrusioni.
E' vero che la loro cultura di parte (partigiana...) solitamente è arida e non concepisce il diritto all'esistenza altrui e all'onore dei Caduti avversi. E qui sta il limite invalicabile.
Personalmente – ma è una cultura fascista ovvero da fascio composto di verghe che si uniscono intorno ad un asse slanciato nella verticalità – sono orientato per l'onore dei Caduti al di là delle appartenenze. Ovviamente dei Caduti combattenti o dei Martiri non di chiunque muoia perché ce ne sono alcuni che fetenti erano e fetenti restano.
Ma proprio per rispetto altrui io non andrei mai alla celebrazione di un morto rosso di una qualsiasi delle tre guerre civili combattute (1919-1922; 1943-1946; 1970-1983).
Più volte, il 20 novembre, ho ricordato su noreporter al contempo José Antonio e Durruti.
Se i falangisti celebrano l'uno e gli anarchici l'altro possono anche incrociarsi per strada e salutarsi militarmente (o darsele di santa ragione il che è pur sempre un modo di rispettarsi). Pretendere che gli uni e gli altri li celebrino insieme sarebbe invece una proposta avvilente frutto di demenza pura. La stessa demenza che sottende certe riletture istituzionalizzate della memoria del passato.
Onorare i propri morti, ciascuno i suoi, è il modo migliore per onorarli davvero e perché alla fin fine siano onorati tutti.
Nessuno di loro si sacrificò per produrre una marmellata di idee e un comportamento quotidiano ipocrita e pantofolaio, nessuno di essi fu buonista. E' per questo che loro vibrano e sono vivi e noi, spesso, siamo i veri morti.
Ed è proprio per questo che dobbiamo festeggiarli e apprendere – per chi lo abbia dimenticato – che non vanno pianti ma imitati.

3 commenti:

  1. Condivido tutto dalla prima alla penultima riga.
    Rating massimo per Adinolfi: AAA ("Prime").
    Adinolfi svetta, come sempre.

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  2. Buenaventura Durruti, non Bonaventura.
    Il mondo non diventerà migliore con la pignoleria, ma il demonio, che si annida nei particolari, sarà almeno costretto a stare in guardia.

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