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Attacco alla Norvegia, Moffa: ma quale strage anti-islamica?

Intervista a Claudio Moffa, professore di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Teramo
Oslo, un ‘teorema coerente’ di Maria Margherita Peracchino
Le ragioni della strage di Utoya oltre la xenofobia e l’odio antislamico
Roma - Aftenposten, il principale quotidiano norvegese, nella sua edizione on line, mantiene saldamente in testa all’home page un ‘Tutto sulla tragedia’, uno speciale che raccoglie i servizi pubblicati dal 22 luglio in avanti sulla strage di Oslo. Ancora ieri solo questo quotidiano ha pubblicato ben 9 articoli dedicati ai fatti firmati da Anders Behring Breivik. Tra il resto, il quotidiano ci informa che quel maledetto sabato ha determinato un raddoppio del traffico on line su agenzie e quotidiani norvegesi per molte giornate a seguire.
Anche sulle pagine dell’altro grande quotidiano norvegese, Dagbladet, la strage, e il dopo -i funerali, e perfino la ‘devota’ raccolta di fiori, candele, poesie, messaggi di saluto che la gente ha lasciato per le strade di Oslo in memoria delle vittime- imperversa e occupa ancora oggi, 3 agosto, tutta l’apertura dell’home page.
Fatti che danno l’idea non solo della ferita incisa nella carne e nello spirito dei norvegesi, ma anche di quanto Oslo e Utoya rappresentino, per il Paese, l’11 Settembre europeo.

E anche in Norvegia, il filo rosso della produzione mediatica sulla vicenda, e sempre lo stesso: i sentimenti anti-islamici, “Il terrore non è venuto fuori dal nulla”, scrive Olav Elgvin, stimato blogger e scrittore che proprio in questi mesi sta scrivendo un libro sui musulmani in Norvegia, ed un buon conoscitore del Medio Oriente.

Claudio Moffa, professore ordinario di Storia delle Relazioni Internazionali, presso Università di Teramo, pensatore non certo tra i più ‘digeribili’ dall’establishment, fin dal primo momento, insieme alle critiche per quello che Pier Luca Santoro, dal suo osservatorio sui media nazionali e internazionali, ha definito “un caso da manuale di cattiva copertura giornalistica di un evento”, ha avanzato anche elementi per guardare a Oslo senza semplicismi che rischiano di distorcere, se non falsificare, i fatti e la lettura delle motivazioni che stanno alla base dei fatti.

Professore, la strage di Oslo viene di solito attribuita a uno squilibrato xenofobo e antiislamico, lei è tra coloro, pochi in Italia, che vanno un pò oltre. Ne possiamo parlare?
Penso che questa sia solo una parte della verità e non la principale, non quella cioè che spiega l’origine vera della strage: i musulmani in Norvegia sono appena 150mila, il 3 per cento della popolazione, e gli stragisti o lo stragista non hanno colpito loro, hanno colpito edifici simbolo di un Governo che manifestava da tempo delle posizioni pro-palestinesi molto radicali; e hanno fatto strage non di qualche gruppo di immigrati, ma di giovani connazionali, che, appena poche ore prima di morire, avevano svolto un meeting in cui era stato proposto l’embargo contro Israele.
In sostanza gli stragisti hanno scelto per i loro crimini, una tempistica e degli obbiettivi che hanno ben poco a che fare con la questione immigrazione in sé. L’immagine che essi stessi hanno voluto offrire è quella di un tentativo criminale di stoppare -a un mese dall’Assemblea Generale dell’ONU che a settembre dovrebbe decidere del riconoscimento della Palestina indipendente- le posizioni pro-palestinesi del Governo laburista. Posizioni nuove rispetto non solo agli anni Cinquanta, ma anche al 1993, l’anno in cui venne sottoscritto proprio ad Oslo l’accordo israelo-palestinese: non più, cioè, il pro-sionismo norvegese postbellico, non più un atteggiamento di mediazione tra le due parti, ma la ferma intenzione di riconoscere lo Stato palestinese a settembre, anche in modo ‘unilaterale rispetto a Tel Aviv.
Ma questo vuol dire che secondo lei Israele è direttamente coinvolto nella strage?
Probabilmente non lo sapremo mai con assoluta certezza. Indizi di una presenza israeliana in tanti attentati degli ultimi decenni ci sono sempre stati: in Italia se ne è parlato per ‘Argo 16’, per Ustica, per la bomba alla questura di Milano del 1973 dell’anarco-kibbutzista Bertoli, per la strage di Bologna. A livello internazionale, lo stesso Cossiga ha attribuito, nero su bianco, a Cia e Mossad, in una intervista al ‘Corriere della sera’, l’attentato alle Torri Gemelle del 2001. Ma è ovvio che un conto è la ricostruzione giornalistica o la fonte pur autorevole, e un conto sono le indagini: quelle avviate in Norvegia sono in pericolo dal punto di vista del rischio depistaggi, perché la Norvegia è in questo momento sola in Europa, e le pressioni mediatiche internazionali sono fortissime.
Vede, a mio avviso il punto è questo: e cioè che nella stragrande maggioranza dei casi i mass media stanno svolgendo un lavoro di occultamento della verità. E, al loro rimorchio, vanno, come sempre, i ceti politici nazionali e le autorità giudiziarie e investigative.
Si riferisce alle prime ricostruzioni e commenti della strage?
Anche, ma non solo. Nelle prime ore successive all’attentato, l’autorevole ‘New York Times’ ha diffuso la falsa notizia della pista islamica, confortata dall’immagine di quel barbuto musulmano circolata anche in televisione e forse lanciata perché non ci si aspettava l’arresto di Behring. Ma i depistaggi non si fanno solo con notizie sbagliate, o, diciamo pure, con l’invenzione di notizie false. Si depista anche con l’occultamento sistematico e generalizzato delle notizie vere, che vengono rimosse dall’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Oltre alle esternazioni pro palestinesi dei dirigenti e giovani laburisti, nelle ore immediatamente precedenti la strage, ci sono tutta una serie di altri dati significativi, che hanno fatto emergere la radicale mutazione della posizione e della sensibilità norvegese sul conflitto israelo-palestinese negli ultimi anni. Due ditte israeliane alle quali è stato impedito di compartecipare allo sfruttamento del petrolio del Mar del Nord -una sorta di embargo ad hoc-; medici che indagano e riferiscono sulle armi illegali usate dagli israeliani a Gaza; critiche a Israele anche sui media nazionali; manifestazioni e meetings di cui quello di Utoya sono solo l’ultimo atto. Insomma, un diffuso atteggiamento polemico contro la politica israeliana, ai vertici e alla base della società norvegese, che ha suscitato la dura e esplicita reazione di Israele: il Ministro degli esteri di Tel Aviv che accusa, appunto, i laburisti di “promuovere l’antisemitismo”, e la minaccia addirittura di rinnegare gli accordi del 1993. Segnali di uno scontro durissimo, eclatante per un Paese europeo, che dovrebbero far riflettere sulla natura vera della strage del 22 luglio.
Ma il punto, ripeto, non è questo: non è che si debba dedurre matematicamente, ‘allora potrebbe essere stato il Mossad’. Non è questa la critica al silenzio dei mass media. La questione di fondo è l’occultamento sistematico dell’insieme delle notizie che ho appena elencato e che evidenziano un acuto conflitto tra Tel Aviv e Oslo. Perché non riferirne nella cronaca degli eventi del 22 luglio? O nei giorni successivi? Perché non parlarne? perchè poi magari commentare, quando vengono fuori, che si tratta di dati irrilevanti? Questo è il problema, che si può riscontrare ogni volta che si parla o si lambisce Israele.
Ma come si concilia quello che lei dice con l’identikit dello stragista?
Si concilia perfettamente. Andres Behring Breivik non è un semplice conservatore, non è neppure un neonazista come è stato scritto, o un cristiano integralista: è un sionista, o, per meglio dire, un cristiano sionista impegnato a difendere, a suon di massacri di cittadini europei, la civiltà europea ‘giudaico-cristiana’. Qui la disinformazione passa per una falsa notizia -neonazista, fondamentalista cristiano- combinata con l’occultamento di una notizia vera, e cioè il sostegno esplicito dello stragista a Israele ‘assediato dal Jihad’, e al sionismo, ideologia di ‘tutti i patrioti israeliani’. Basti leggere pagina 1.365 e 1.366 del suo dossier. Ebbene, di nuovo, questa ‘unità di notizia’ è stata occultata in Italia da tutti i media: nessuno ne ha parlato almeno nei giorni caldi successivi agli attentati, quando tutti leggevano le cronache e i commenti su Oslo. Ne ha parlato invece l’israeliano Haaretz, ma questa è una cosa diciamo così ‘normale’, a cui può essere data una duplice spiegazione. O si tratta di informazione offerta a un target preciso, all’elité internazionale degli esperti, una informazione come dire di stile ‘massonico’ che può e deve circolare a livello mondiale tra gli addetti ai lavori e nel ceto politico alto, ma guai a diffonderla tra i comuni mortali. Oppure si tratta di una maggiore professionalità del giornalismo israeliano, il che è possibile: fatto salvo che la professionalità non è virtù astratta, al di fuori del contesto preciso in cui viene esplicata. Se io ho un Direttore che so che pubblica la notizia -e la pubblica perché lui ha l’ok dell’Editore- allora procedo; ma se, come in Italia, il giornalista sa che il Direttore non vuole notizie del genere, perché a sua volta obbedisce a Editori obbedienti, allora a poco a poco mi lobotomizzo e mi autocensuro, a meno di voler rischiare di essere emarginato. Io stesso ho subito una sorte del genere: ho collaborato per un decennio circa con testate RAI, radio e TV, poi sono stato ‘sfumato’ e infine emarginato. Cose che accadono nelle migliori famiglie, anche cristiane: un docente del mio Master (il Master Enrico Mattei dell’Università di Teramo) è un giornalista di grande professionalità, l’ho conosciuto anche ‘sul campo’ in quel del Libano. E’ stato emarginato anche lui perché osava, come ogni buon cristiano e buon professionista dovrebbe fare, dire verità scomode su Israele.
Torniamo all’attentato. Dunque lei, in sostanza, dice che la strage ha un segno sionista e dunque anche israeliano. Ma Israele ha bisogno di tragedie del genere per impedire quanto non gradisce?La sua è una domanda trabocchetto, mi vuol far dire che è stato Israele. Bene, allora le rispondo in due modi: primo che Marc Bloch delle Annales diceva che la verità storica appartiene sempre alla sfera delle ‘probabilità’. Secondo, che la strage di Oslo -che sicuramente è già un evento storico- rientra in questo quadro: quando interpreta una situazione o un evento, lo storico o il politologo, sempre procede prima accertando le fonti e i dati di fatto, e poi assemblandoli in un ‘teorema coerente’. Teorema che può essere rimesso in discussione se intervengono nuove e diverse notizie, che non è mai, cioè, la verità assoluta, ma che di volta in volta ‘è’ tale.
Ora non si capisce perché questo metodo, che ritroviamo tutti i giorni negli editoriali e nei commenti della stampa nazionale e internazionale su qualsiasi altra questione dell’universo mondo, non possa essere applicato anche al caso Israele. Perché insomma dovrebbe essere proibito ‘assurdo’, ‘farneticante’ e via sproloquiando, mettere assieme le unità di notizia sopra ricordate e dedurne la ‘verità più attendibile’, o anche solo, tanto per cominciare, mettere in circuito questi fatti. I segni di un vero e proprio complotto ci sono: Andres Behring Breivik non sarà ebreo come sostengono alcuni che hanno spulciato la lista dei cognomi in un sito ebraico -in verità il cognome non fa l’ebreo, come l’ebreo non fa il sionista-, sarà quindi solo uno ‘shabbat goy’ come ha scritto Gilad Atzom, un gentile cioè che può violare la regola del Sabato ebraico a vantaggio degli ebrei stessi, ma è comunque un sionista convinto. E non sembra neppure avere agito da solo. Circola ormai con insistenza la voce di un secondo killer a Utoya, al di là delle due cellule riferite da Breivik Berhing in Tribunale. Staremo a vedere.
Alcuni però hanno parlato di ipotesi libica, derivata dalla scelta della Norvegia di ritirarsi dalla coalizione della NATO …
C’è probabilmente anche questo fattore, che non sfugge però a quanto finora detto. Che segno ha la guerra di Libia? Chi l’ha voluta? Di nuovo i media mondiali hanno occultato alcuni dati di fatto illuminanti: la durissima polemica dell’agosto 2009 di Gheddafi contro Israele, accusato dal leader libico di fomentare le guerre in Africa; il ruolo d’avanguardia dell’aggressione del 2011 contro Tripoli, di Sarkozy e Cameron; e i legami strettissimi dei due leader europei con Israele.
I legami tra Cameron e Murdock sono emersi in modo plateale recentemente. Ma anche Sarkozy ha fatto tutta la sua carriera politica col sostegno attivo, documentato, delle lobbies francese e americana -foto e documenti sul mio sito. Ma nessuno in Italia li ha pubblicati, nessuno ne parla, e anzi, Sarkozy è stato presentato ridicolmente come un nuovo De Gaulle.
Ora, se a crisi e guerra iniziata, i media occultano queste unità di notizia inconfutabili, ecco che la guerra di Libia diventa solo ‘per il petrolio’, o perché Gheddafi viola i diritti umani, o perché noi siamo buoni e lui è cattivo, oppure perché la vuole Obama e con lui l’ ‘imperialismo americano’. Questa ultima idiozia circola molto in rete, alimentata dall’estremismo antiamericanista di sinistra e destra, anche dopo il ritiro degli USA dai bombardamenti. Si citano le pressioni degli USA su Oslo perché non si ritiri: ma poi vai a leggere, e si tratta di ‘funzionari’ dell’amministrazione. In quel groviglio di contraddizioni che è ogni amministrazione USA, puoi beccare, e neppure a caso, e se esiste veramente, il funzionario ad hoc, della vecchia scuola neocons, residuo clintoniano nell’establishment della Casa Bianca. Metti in rete la sua ‘verità’, per giunta anonima, e la balla viene ripresa a destra e a sinistra: a ulteriore occultamento del segno (anche) pro israeliano della guerra contro Gheddafi.
Torniamo alla Norvegia: che succederà secondo lei a settembre, all’ONU. La Norvegia cambierà posizione?
E’ possibile. La Norvegia è in questo momento sola, le indagini a rischio di depistaggio, anche e soprattutto forse, dopo il recente vertice europeo sulla sicurezza. I mass media occultano i dati di base, e da destra e sinistra vengono lanciati messaggi inquietanti o assolutamente deboli rispetto al carattere epocale e tragico del 22 luglio norvegese. Penso all’euro deputato Borghezio, che fa del pensiero folle di Andres Behring Breivik una sorta di lista della spesa -questo non va bene, questo sì- senza volerne cogliere l’organicità criminale e ‘cristiano-sionista’. Il problema del controllo dell’immigrazione è anche per me sacrosanto, ma a due condizioni: che non si esprima in gesti folli come quello di Oslo -il che sembrerebbe una banalità ma evidentemente va ricordato-, e che si sappia distinguere tra clandestini e immigrati residenti, e tra Islam immigrato e Islam in casa sua.
Questo è un problema, a mio avviso, del centrodestra: la frittata dell’immigrazione senza regole è ormai stata fatta dai Governi del centrosinistra, e se è giusto stoppare le nuove ondate, non è possibile non rispettare i diritti religiosi degli immigrati musulmani residenti nel nostro Paese. Le moschee non possono non essere garantite. Poi si discuterà della loro dimensione e allocazione, e persino del loro controllo in vista di un possibile rischio “terrorista” Qui merita dire che, come ha sentenziato il giudice Forleo, il sostegno di arabi o musulmani provenienti da Paesi occupati ai rispettivi resistenti nazionali, è anche per me legittimo, ed è tutt’altra cosa dal terrorismo criminale che eventualmente vorrebbe colpire l’Italia, e in genere dal terrorismo stragista alqaedista. Ma la questione non può essere aggirata.
L’altra distinzione è anch’essa banale. Un conto è la questione -che esiste e non può essere esorcizzata con il dogma del multiculturalismo- della difesa ragionata e equilibrata delle tradizioni europee, un conto è l’andar noi a imporre con le armi -con la scusa dell’esportazione della democrazia- i nostri valori e principi nei Paesi islamici.
Per tanto?
Bisogna ritirarsi dall’Afghanistan e cessare i bombardamenti sulla Libia. Questo vuol dire rispettare l’Islam a casa sua. Ma nel centro destra si fa di tutto un calderone, a danno anche della politica estera tentata dal Governo. La stampa e certi leaders di centrodestra sono seguaci di Oriana Fallaci, titolano a tutta pagina che bisogna ‘uccidere Gheddafi, presentano Maometto come pedofilo, odiano i musulmani come i neocons americani. Rafforzano così facendo l’interventismo del Presidente Giorgio Napolitano, che Silvio Berlusconi ha, per altro, criticato, e covano dentro le loro schiere casi come quelli di Borghezio. Invece, la Lega avrebbe nel suo DNA storico-politico gli elementi per distinguere tra Islam in Italia e Islam in casa sua: nel 1999 fu l’unico partito italiano a schierarsi nettamente -mentre Rossanda e Sanguineti tacevano o si schieravano dall’altra parte- contro i bombardamenti NATO su Belgrado. Un deja vu rispetto alla Libia odierna
E la sinistra? Anche lì un panorama difficile o desolante? E se sì, quali gli effetti sulla scadenza dell’Asssemblea generale dell’ONU di cui parlava all’inizio?
La sinistra è alla fin fine tale e quale rispetto alla Norvegia. Frena e controbatte sull’immigrazione, ma quasi sempre a partire dal dogma buonista dell’immigrazione senza regole e dei ‘crimini contro l’umanità’ che si commetterebbero in caso di controlli sui clandestini, e connessi respingimenti. Soprattutto, con i suoi organi di informazione, si è comportata in modo analogo al resto della stampa nazionale. ‘Liberazione’ e ‘Il Manifesto’ hanno occultato anch’essi la radicalità della polemica israelo-norvegese, e lo standing nettamente pro palestinese dei laburisti di Oslo. ‘Il Manifesto’ ha titolato, secondo tradizione la foto di prima pagina del massacro del 22 luglio, “L’isola che non c’è”. Forse avrebbe dovuto scrivere, invece, “La sinistra che c’è” ma di cui nessuno ha parlato e parla. L’effetto è dunque un isolamento totale della Norvegia in quanto Stato e soggetto diplomatico, e in quanto governo laburista, cioè di sinistra. Dei laburisti a sinistra si sono sottolineate le aperture a immigrati e gay, non sia mai le chiusure -comprensibili, ovvie- agli infiniti “no” di Israele alla pace. Dunque settembre non si prefigura all’ONU un mese facile: il rischio è che Oslo arretri, e con la Norvegia tutto il fermento di Paesi pronti a dire sì alla Palestina indipendente. Panorama a tinte fosche, insomma: a meno che nei cieli dell’alta e segreta politica mondiale -quella che noi comuni mortali non conosciamo- ‘qualcuno’ o ‘qualcosa’ non si muova nella direzione giusta. Chi mai si sarebbe aspettato l’exploit del caso Murdock, un momento di un conflitto planetario tra due mondi, che investe non solo l’universo multimediale, ma anche quello politico?

13 commenti:

  1. "hanno colpito edifici simbolo di un Governo che manifestava da tempo delle posizioni..."

    Qui l'"analisi" di Moffa mostra la sua irrilevanza.

    Perché la frase potrebbe (dovrebbe) continuare con una lista indefinitamente lunga di "posizioni" assunte dal (o attribuibili al) governo norvegese, che potrebbero essere lette (usando la rozza logica per grandi aggregati di cui si serve il professore) come altrettante ragioni per l'intervento di "oscure forze straniere" nell'organizzazione delle stragi.

    Vi si percepisce tutta l'astrattezza libresca di uno studioso che vede il mondo attraverso l'ottica di un grande atlante colorato, appunto quella delle "Relazioni Internazionali", in cui i "soggetti" non sono individui in carne ed ossa, e neppure gruppi, (sub-)culture, classi etc., ma "Stati", "Nazioni". Grandi (presunti) "soggetti" collettivi ai quali si possono attribuire a piacere risorse e volontà omicide. In modo difficilmente fasificabile per altro. Della comodità di lanciare illazioni fantasiose come questa è consapevole peraltro lo stesso Moffa: D.: "Ma questo vuol dire che secondo lei Israele è direttamente coinvolto nella strage?" R.: "Probabilmente non lo sapremo mai con assoluta certezza".
    E' ovvio, e questo non dipende affatto dalla straordinaria abilità dei presunti mandanti, ma semplicemente dal fatto che se io oggi accuso "la Danimarca" o "la Russia" o "la Cina" di essere dietro a un episodio qualsiasi, nessuno potrà mai falsificare completamente la mia affermazione, per quanto strampalata sia (basta usare le strategie "argomentative" usate da Moffa nel resto dell'intervista).

    Moffa si accorge della miseria politica e intellettuale delle solite reazioni antiamericane standard, ma evidentemente non si accorge di aver trovato un equivalente funzionale all'Imperialismo-Usa-Causa-Di-Ogni-Miseria-Umana-Sul-Piante-Terra.

    La prospettiva di un professore di Relazioni Internazionali non trova plausibile l'odio politico di un fallaciano fascistoide verso quelli che lui percepisce come contaminatori della purezza del "suo Paese".

    E poi che noia, con la storia che non sia "fascista": no, certo,tecnicamente non è un membro dell'NSDAP, è ovvio, ma se io mi curo di conoscere il pensiero dei gruppi di pacifisti di sinistra, dei centri sociali, dei partiti dell'estrema sinistra etc. e poi di qquelli dell'estrema destra (più o meno esplicitamente neo-fascisti, suprematisti bianchi o neo-nazisti), mi accorgo facilmente che il suo patrimonio ideale si avvicina incomparabilmente di più ai secondi che ai primi. Se devo cercare di descrivere la sua ideologia non uso la metafora del giovane "alternativo" o di quello impegnato nei progetti di accoglienza per migranti, ma del militante nei gruppi che coltivano e diffondono l'odio per i "diversi" di ogni genere.
    Quindi fallaciano di tipo genericamente neo-fascista (dove il prefisso è importante, e mi sembra che tu, Ugo, nelle tue analisi abbia mostrato le caratteristiche peculiari che ha assunto via via il "fascismo" dapprima nel dopoguerra, e poi ancora negli ultimi anni).

    Giuseppe

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  2. Giuseppe, ti ringrazio per il contributo importante che mi dà la sponda per una precisazione che ritengo significativa.
    Atteso che io, in particolare nel primo tomo nominato "Fascisteria" ho parlato di islamci, cattolici integralisti, secessionisti veneti, ultras e universo mondo, ritengo comunque legittima la domanda: che cos'è fascismo oggi?
    Le parole devono corrispondere a oggetti e concetti distinguibili. Così mi è sembrato più utile, a scopo interpretativo-didascalico, ragionare su due grandi insiemi che costituiscono il pluriverso delle destre estremiste: da una parte le nazi/fascisterie varie, fenomeno minoritario e di nicchie e le destre xenofobe-identitarie-razziste-populiste che sono in forte e talvolta clamorosa espansione.
    Come in tutte le realtà di insiemi, ci sono piccole aree comuni (al liceo avevo il 6 minimo grantito in matematica e quindi mi sfugge il termine appropriato): Borghezio ne è l'espressione più evidente in Italia. Ma mi sembra chiaro che Breivik (di cui non sottovaluterei l'elemento psicopatologico) è tutto dentro il secondo insieme, in quel particolare sottoinsieme che taluni definiscono cristiano-sionista.

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  3. X Giuseppe

    Eh già perchè la Fallaci è stata sempre una neo-fascista "incosciente" , cosi' come lo è stato il Prof. Lucio Colletti, Ferrara, Gianni Baget Bozzo e tutti i new-difensori sacri dell'Occidente "liberal" ...

    Peccato che la stessa Fallaci , il Don Baget Bozzo, il Marcello Pera della situazione , nella loro difesa ostinata e coerente dell'Occidente , di K. Popper e della " vision democratica ad oltranza " come migliore ed unico dei mondi possibili, abbiano denunciato a piu' riprese, il carattere totalitario insito nel nazi-islamismo invadente , il nazional-bolscevismo nascente in Russia, ed il nichilismo luciferico-tragico-pagano alla Evola e di altri neo-fascismi vari , come NEMICI PRINCIPALI DELLA ED ASSOLUTI DELLA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE (ORIGINE LUCIFERICA DELL' ATTUALE MALVAGITA' INTRINSECA NEL TEMPO DEL TRAMONTO ) ...

    Per cui, dalla/stessa matrice perversa e "fascia" , c'è la tesi e l'antitesi della contraddizione post-moderna : Mutti e il norvegese pazzo ad es. fanno parte della stessa famiglia , come Evola e Guenon il Mullah Omar e il KKK , il revisionista Moffa ecc ecc ...

    E con "il teorema implicito" che certa violenza ( e devianza) non è mai di matrice occidentale e democratica ( il millenarismo cristano-giudaico-marxista non è mai una patologia filosofica ... lo è al contrario sempre e comunque l'atto di matrice luciferico-fascista) si chiude il cerchio del ragionamento e del naturale sillogismo, alla F. Jesi per capirci , in cui la complessità di questo tempo balordo, torna ad essere mirabilmente logica e lineare ( biblica ??) , ... ( manca solo all'appello il Salvini di turno ad avvalorare la strage rituale nazi in Norvegia, e abbiamo fatto Bingo !! )

    Dai nazional-depressi si passo' infine ai cosidetti "neo-fascisti fallaciani", l'ultimo ritrovato di certa sociologia della difesa , teorema scaturito dalle meningi dalla attenta superiorità culturale di cerata sinistra, perchè la democrazia è sempre di sinistar e figlia eletta " del divo Abele " ; cosi' e solo cosi' si puo' spiegare il senso del male assoluto in ogni tempo ... Hi Hi Hi Hi

    Caro Ugo ,
    io per oggi resto nell'Abisso , anche in compagnia del "matto norvegese" di turno : in certe " individuali psicopatologie " c'è forse piu' coerenza sociologica ed antropologica ...

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  4. France', in Italia l'unica attività terroristica paragonabile a quella del superkiller è quella di Roberto "Roby il pazzo" Sandalo, transitato da Prima linea alle Brigate Dalla Chiesa, dalle camicie verdi al Fronte cristiano combattente. Cio' ribadito un'unica precisazione fiscale.
    Colletti e Baget Bozzo se alunghi la prospettiva cronologica sono agli antipodi: uno pupillo clericofascista di Siri e supporter di Tambroni, l'altro che con i soldi di Feltrinelli dirige il giornale che insegna nel 68 come fabbricare le mitiche ed efficientissime lilly (le molotov con innesto chimico di clorato di potassio o di sodio ovvero diserbante o pasticche per la gola che facevano reazione con l'acido versato nella benzina all'atto della rottura della bottiglia)

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  5. Insomma, mi stai raccomandando di acqusitare la nuova edizione? :-)

    Credo che la tua distinzione possa essere utile come strumento di lavoro, sopprattutto nel momento in cui ci si impegni seriamente (come fai tu) nel tentativo di di studiare e capire i fenomeni sociali che raccogli nei due grandi insiemi "fascisterie" e "destre xenofobe".

    Però mi chiedo se, adottando la distinzione,le aree di sovrapposizione tra i due fenomeni (soprattutto a livello di meccanismi ideologici di contrapposizione, ma anche di umori non direttamente formulati, di immagini del nemico, di cliché etc.) non siano molto più ampie di quelle che ti sembra di poter rilevare.

    Quanto alle azioni del criminale norvegese (del quale neppure io sottovaluterei l'elemento psicopatologico) credo che dovrebbero costituire un'occasione di sincera, dura, affilata, severa autocritica per chi si riconosce in qualche modo in una delle due aree.

    Accade invece il contrario.
    Non è un caso che i media fallaciani italiani abbiano fatto di tutto per incasellare A.B. nel campo "neo-nazista", e le diverse espressioni del "neo-fascismo" cerchino dal canto loro di lavarsene le mani scaricandolo nell'insieme "cristiano-sionista" (anche se preferirei non usare il termine "sionista" perché - più ancora del termine "fascista" - meriterebbe precise definizioni).

    A me questo sembra estremamente meschino.

    Mi ricorda i tempi in cui settori della sinistra accusavano le BR di essere strumenti della CIA.

    In conclusione, io posso benissimo accettare che - a livello puramente classificatorio - B. venga catalogato come "appartenente alle destre xenofobe" (sottocategoria "cristiano-sionisti"), ma solo fintanto che ciò non diventi una scusante per molti per non fare i conti con i propri discorsi "incendiari", le proprie ideologie e pratiche razziste, ideologie e pratiche che altre aree (anche quelle della "nazifascisteria") condividono con questo particolare sottoinsieme (in quanto immagino che i due grandi insiemi "fascisteria" e "destra xenofoba" li collochi anche tu all'interno di un insieme più ampio, del quale i due sono a loro volta sottoinsiemi).

    Vedi, io immagino il lettore "neo-fascista" medio di fronte all'intervista di Moffa. Invece di dubbio, riflessione critica, analisi, vedo scattare nella sua mente un meccanismo gisutificatorio (e naturalmente illogico, ma soggettivamente funzionante) del tipo:
    "B. non è fascista, ma creatura - in qualche modo - dei "sionisti", anzi addirittura un "shabbat goy". Ora i "sionisti" sono ebrei, io sono contro gli ebrei, ergo la strage non mi riguarda. Anzi, conferma la giustezza del mio odio verso i sionisti, cioè gli ebrei, cioè i sionisti".

    Giuseppe

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  6. per Francesco

    Scusa, ma non ho capito le tue obiezioni.

    Se ti interessa una risposta, dovresti essere così cortese da riformularle.

    Se invece si tratta solo di uno sfogo, ok. Non capisco, ma in questo caso - per definizione - che io capisca o no non ha importanza. La funzione di uno sfogo è altra.


    Giuseppe

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  7. per carità Giuseppe: esortare a comprare un mio libro, che volgarità ... era solo per sottolineare come io per primo abbia fatto un uso allargato del termine ... per le altre questioni mo' sto un po' impicciato ti rispondo più tardi o al massimo domattina

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  8. Per Giuseppe, spiace ma le tue elucubrazioni mentali, non hanno semplificato per nulla la questione, anzi hai solo complicato coi tuoi ragionamenti,la vera comprensione, delle stragi norvegesi e delle motivazioni date dal suo autore.Che comunque nelle sue elucubrazioni ha di fatto condannato Hitler il nazismo e ciliegina sulla torta anche il revisionismo dell'olocausto.Il pensiero di Mancinelli è molto complesso, forse non hai le basi culturali per comprenderlo, rassegnati.TV

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  10. Per T.V.

    Perché, secondo te tutti i fascisti sono negazionisti?
    Oppure ritieni che non si possa essere fascistoidi (o fascisti) e condannare Hitler e il nazismo?
    Non ti dico di pensare a quello che Ernst Röhm avrebbe potuto scrivere di Hitler :-),pensa solo alla varietà di posizioni critiche che l'area di destra estrema ha espresso su singole figure storiche del nazifascismo degli anni '30-'40.

    Non so se il pensiero di Mancinelli sia complesso. Constato soltanto che in quel commento non è espresso chiaramente.

    Giuseppe

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  11. Leggo solo ora. Al di là delle diversità di opinioni, nell'intervista a Lindro 1) dico esplicitamente (come altre volteho scritto): "il cognome non fa l'ebreo, e l'ebreo non fa il sionista". Dunque non mi si attribuiscano generalizzazioni che non mi appartengono. 2) cito un paio di passaggi di ABB, con indicazione delle pagine del suo dossier, in cui lo stragista esprime pieno sostegno a Israele assediato dal Jahd. Che c'entra questo col "fascismo"? Questo è sionismo, o per meglio dire - vedi i suoi riferimenti alla civiltà giudaico-cristiana - cristiano.sionismo.
    Si stanno peraltro altri dati sulla pista sionismo: megachip ha scritto qualche giorno fa di contatti di ABB con l'anglo-israeliamo, corrente ovviamente prosionista, e ha in particolare riferito di un suo viaggio a Londra pochi giorni prima della strage, accennando all' M15 o 16. Sono indizi, tanti, troppi per essere taciuti e occultati: ed è questo il tema di fondo delle mie dichiarazioni. Perché, se è "assurda", impossibile, etc etc la pista Mossad, tutti i media hanno occultato sistematicamente non solo gli indizki fattuali, ma anche le unità di notizia relative al duro scontro tra Nrvegia e Israele, ribadito nelle ore precedenti la strage?

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  12. L'analista russo Gavrilechko su "Strategic Culture" già il 27 luglio scorso:

    "Se davvero l’attentatore è un solitario, i suoi colleghi di Al Qaeda dovrebbero essere verdi di rabbia: il livello di pianificazione e di esecuzione del duplice attacco terroristico che ha scosso il paese era di un livello senza precedenti e i costi per la realizzazione incredibilmente bassi. La linea temporale dell’attacco è delineata qui sotto:

    15:26 – Una forte esplosione ha scosso il quartiere governativo di Oslo. La bomba era equivalente a circa 100 kg di tritile e gli esperti non hanno ancora idea del tipo di detonatore impiegato.

    16:57 — Il terrorista, indossando un’uniforme della polizia, ha chiesto al traghettatore di portarlo all’isola di Utoya posta in un lago a circa 35 chilometri a nord-ovest di Oslo, dove era stato organizzato un campo giovani dal Partito Laburista ora al potere in Norvegia e la persone erano riunite in un bar per discutere dell’esplosione di Oslo. Li “terrorista solitario” ha aspettato all’esterno chiedendo a tutti di riunirsi per comunicargli le ultime informazioni sull’incidente. Dopo aver pronunciato qualche frase rassicurante, ha aperto il fuoco su quelli intorno a lui.

    17:30 — La polizia ha ricevuto la prima chiamata d’emergenza.

    19:30 — Il terrorista è stato arrestato dalla polizia, stranamente, dopo la sparatoria che è continuata per un’ora e mezza.

    Dove si trovasse il poliziotto che era incaricato della sicurezza sull’isola fino a quel momento non è ancora noto. Se il terrorista gli ha sparato, non è chiaro come, in quelle circostanze, sia riuscito a far sparire il corpo. Se il poliziotto non è stato ucciso, la sua assenza costituisce un mistero.

    Rapidamente si è venuti a conoscenza che Breivik ha dato forma alla sua filosofia e ai suoi progetti per l’attacco in un trattato di 1518 pagine intitolato “2083: Una Dichiarazione d’Indipendenza Europea” e lo ha reso disponibile su Internet. Quindi, il trentaduenne norvegese doveva essere un asso del terrorismo in tutti gli aspetti: un ingegnere, un chimico, un tiratore e un esperto di PSYOPS. Oltretutto, è riuscito a condurre una vita che, visto da tutte le angolazioni, non ha mai evocato sospetti, cosa che evidentemente richiede superbe abilità cospirative e operative. I suoi dati personali, invece, non danno alcuna indicazione di addestramento in nessuno di questi campi. Le informazioni sul suo servizio militare e la sua appartenenza a un circolo di caccia non può aiutare a risolvere l’enigma: la sua competenza è quella di un sabotatore professionista e ci vogliono anni ad acquisirla, e si tratta di un tipo di allenamento che non si combina con altre occupazioni non segrete a causa dei limiti di tempo.

    Ci sono ulteriori dettagli nella situazione. Dopo la chiamata di emergenza, la polizia è arrivata all’isola di Utoya Island con un ritardo di 1,5, così che anche se ci fossero voluti trenta minuti per prepararsi, per percorrere circa 40 chilometri passa un’altra ora. Questo è lo stesso tempo che ha impiegato Breivik per coprire la distanza ma, al contrario della polizia, ha guidato in un’ora in cui il traffico era congestionato. Oppure, oltre a essere un esperto di tiro, di esplosivi e di operatività, era anche un pilota?"

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8689

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  13. Per Giuseppe, ribadisco la complessità e l'acutezza del pensiero di Mancinelli; le sue sono riflessioni ben argomentate e ragionate, poste su solidi basi e pongono delle questioni essenziali. Per quanto riguarda il revisionismo, ribadisco che è il nervo scoperto dell'attuale società;oltre ad essere la grande avventura intellettuale del secolo (Faurisson).Bisogna battere e ribattere il ferro finché è caldo. Se perfino Breivik lo ha condannato, perché dovremmo archiviarlo noi. Basta vedere a quale fuoco di sbarramento, a quali crociate terroristiche cui vengono sottoposti i docenti universitari e non,i ricercatori, gli storici, le leggi repressive varate in occidente, per capirne l'importanza strategica. TV

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