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Comunitaria 2011: la parola ai protagonisti


(umt) Si è svolta la settimana scorsa e con ritmi degni della civiltà tradizionale arriva oggi online la recensione della festa Comunitaria da noi presentata il giorno dell'evento. Un paio di letori mi sollecitano a raccontare come è andata. Io passo, pigramente, la parola ai protagonisti

Comunitate, gemeinschaft, communitas, comunidad, samfèlag… chiamatela come volete, ma la protagonista assoluta – e c’era da chiederselo?! – della festa di ieri, è stata solo una: la COMUNITA’. Comunità contro società, contro individualismo e settarismo, contro spirito borghese e mediocre. Comunità come tentativo di coordinare anime e realtà diverse in uno sforzo comune, nel rispetto della differenze e vocazioni reciproche. Perché Comunità non è standardizzazione, sterile pan-cameratismo da birra&concerto alla “volemose bbbene”, ma elogio delle differenze e rispetto reciproco. Non è centralismo, né gerarchismo. E, dunque, COMUNITARIA, la festa delle Comunità, non poteva che essere coerente con questi presupposti.Chiarito dunque cosa COMUNITARIA non è, possiamo passare brevemente a raccontare per chi non c’era, cosa questa festa è stata.
Innanzitutto, se è vero che questa festa è partita come una macchina messa in moto da Raido, Fons Perennis, Foro753, 2Punto11 e Janus, quali realtà organizzatrici, limitarsi a citare soltanto queste sarebbe riduttivo, oltreché falso. Tra realtà che hanno ufficialmente aderito alla festa con un loro stand (Casa Italia Colleverde, Ass. Cult. Generoso Simeone, Sala Macchine Teseo Tesei di Rieti, Ordine futuro/Fascio Etrusco di Cerveteri, Viterbo Bullyson clan – mix martial arts, Memento Naturae, NIS, Furor), ed altre presenti tra il pubblico, l’elenco sarebbe decisamente più lungo ed eterogeneo. Eterogeneità che fa il pari sempre con lo stesso concetto: Comunità.
A loro va il ringraziamento, per la presenza e l’aiuto fornito, così come a tutte quelle persone – amici o singoli militanti di altre realtà – che hanno fatto sì che un’idea, potesse trasformarsi in un evento reale… e non ce ne vogliano quelli che non vedranno citati il loro nome o sigla: l’impersonalità è d’obbligo!
La location, messa a disposizione dallo Spazio Libero Agro Romano di Maccarese, ha contribuito a fare il resto. Riappropriarsi di spazi in disuso, riattivandoli come centri propulsivi di iniziative veramente “alternative”, mettendoli a disposizione per eventi del genere: questo lo spirito giusto. Non “torri d’avorio” dove rintanarsi, per paura del confronto col mondo esterno o delle proprie debolezze: ma avamposti proiettati all’esterno, perché “sopravvivere non è più sufficiente”!
L’allestimento ha fatto il resto. Con i moltissimi striscioni, bandiere, luci, e quasi 10 stand di musica, artigianato, abbigliamento, editoria, vino, saponi….autoprodotti e non conformi. Senza contare quelli dedicati allo sport ed alla solidarietà, con lo stand dedicato al sostegno di Rutilio Sermonti.
Ma Comunità è anche costante tensione verso il miglioramento. E se c’è qualcosa da “criticare” (anche se non dipendente dall’organizzazione, ma da più che giustificati motivi personali) è stato il lato musicale, causa il forfait degli Ultima Frontiera in acustico e di Francesco Mancinelli a ridosso dell’evento. Sfortuna a parte, però, resta il fatto che il gran “menù” di gruppi in scaletta ha contribuito a supplire questi due grandi vuoti. Hispanicus, La Vecchia Sezione, Gabriele Marconi, Invicta Runa e Aurora (con l’eroico Vichingo che nonostante fosse malato era sul palco!) e tutti gli altri, hanno egregiamente portato avanti la serata, tra una ballata, una canzone d’amore (e di lotta), e pensieri in libertà dedicati alla serata. Oltre 3 ore di concerto che sono volate, tra “sogni di rivoluzione” e buona musica, risate e grida sottopalco.
Alla fine dell’evento, resta sì il piacere di una festa trascorsa insieme, magari prolungatasi tra una birra fuori tempo limite, ed un palco da aiutare a smontare. Ma resta soprattutto la chiara volontà di trasformare l’entusiasmo e la gioia costruita con quest’evento, in una “semina” che produca i suoi frutti nella grande e piccola guerra santa della vita militante, dalle piccole e quotidiane cose, fino alle più grandi ed importanti. Ma sempre – nelle grandi, come nelle piccole – con lo stesso stile e con la stessa parola d’ordine: COMUNITA’.

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