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Un intellettuale materano fa i conti con la sfida dei fascisti del terzo millennio

(umt) Enzo Scalcione è molte cose: il discendente di un santo, un raffinato intellettuale, una persona gentile, un caro amico. In questa occasione ve lo presento nella variante brillante giornalista. Il suo articolo sulla presentazione di "Nessun dolore" a Matera, pubblicato oggi sul "Quotidiano di Basilicata" in rispetto dei suoi ritmi messicani, dice qualcosa di non banale e qualcosa di più sulla fenomenologia dei "fascisti del terzo millennio". Ecco l'articolo:


Casa Pound è un movimento postmoderno; da tempo ha rinunciato a una dimensione elettorale per riguadagnare l’anima movimentista. A Matera la sua presenza, in mediateca per la presentazione del romanzo “Nessun dolore” di Domenico Di Tulio, non ha mancato di suscitare polemiche, condotte tuttavia all’interno del recinto della dialettica. Nell’estetica dei linguaggi i ragazzi di Casa Pound fanno risuonare gli echi del passato ventennio; non esibiscono ma mostrano un'adesione non ideologica ma del sentimento: ascoltano in maniera ordinatissima i racconti di un passato che per ragioni biografiche non hanno potuto vivere, e del quale tuttavia si sentono eredi, seppure non del tutto legittimi. L’evoluzione della modernità sembra avere spiazzato anche loro, con quella dissipazione delle ideologie e svilimento della mitologia della forza esibita. La potenza da tempo ha preso a risiedere in ben altri luoghi, che non le piazze, mentre ai muscoli si sceglie di esibire la ricchezza. Chiaro come il sole di notte che anche a loro deve esser venuto un senso di straniamento, ma son rimasti in ordine, militando nella convinzione di poter continuare ad esserci in un dimensione sociale; che la identità non debba necessariamente nutrirsi della evidenza della affermazione storica. Prima di raccontare il romanzo Ugo Maria Tassinari, saggista ed esperto dei fenomeni della destra radicale, ha proceduto ad un disamina di quanto accaduto nel tempo recente: “La battaglia per l’egemonia culturale degli anni ’80 l’ha vinta Berlusconi, con i suoi programmi, i suoi modelli, riuscendo ad entrare nell’immaginario collettivo, e convincendo – ha ricordato con solita ironia il noto saggista – le signore qui in sala che un prosperoso decolté val bene i ferri del chirurgo”. A Matera Casa Pound era già alla seconda manche, in pochi mesi; le polemiche non sono mancate neanche questa volta, ma sono rimaste sfumate, quasi come un link nell’oceanomare della rete. Il romanzo del resto si presenta come un solido prodotto editoriale, pubblicato dalla Rizzoli, dove, fra le pagine “per la prima volta – ha ricordato l’autore Domenico Di Tullio – si racconta una realtà ad oggi mai toccata da questo tipo di analisi; abbiamo voluto privilegiare la parzialità di un racconto, che investe una delle tante storie che accadono dentro Casa Pound. Per il resto – ha rimarcato Di Tullio - il fascismo e la guerra civile restano ferite comunque aperte, ma poi Casa Pound non è un movimento fascista ha tenuto a precisare -; si occupa di volontariato, cultura: una associazione che vuole certamente raccogliere una eredità, che però analizza criticamente tutti i giorni sapendone anche respingere gli errori”. Tempo di essere madri, proposta di legge per le lavoratrici, mutuo sociale, per il diritto alla proprietà della casa, accanto ai tanti gruppi sportivi sono le nuove attività che i ragazzi di CP hanno da tempo scelto per caratterizzare la loro azione. Certo permane una diversità, innegabile, tanto è palese: ma, credo, che oramai manchino riferimenti reali, più che ideali. Lo tsunami della globalizzazione deve aver investito anche quell’ultima isola di senso che CP si era voluta ritagliare: restano zattere sorvegliate come sarcofagi, che però dubito nascondano tesori.
 Enzo Scalcione

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