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Merlino l'infiltrato e gli scontri di Valle Giulia

A quanto pare, nella storia della strategia della tensione, Mario Michele Merlino rappresenta l’"infiltrato per antonomasia". Su di lui ho trovato, nel libro SOVRANITÀ LIMITATA – Storia dell’eversione atlantica in Italia, di Antonio Cipriani e Gianni Cipriani, da me più volte citato, dei brani interessanti. Ne scelgo tre, che vanno a comporre, uno dopo l’altro, un ritratto davvero significativo. I primi due si riferiscono ai fatti di Valle Giulia. Il terzo ai moti di piazza del 10 dicembre 1964.
(umt) Così Andrea Carancini sul suo blog (a essere fiscali solo il primo brano si riferisce a Valle Giulia, il secondo agli incidenti all'ambasciata di Francia che, a lume di naso, dovrebbero essere stati a maggio). Non starò qui a discettare sulla questione dell'infiltrazione, che è operazione coperta. Merlino, infatti, era personaggio pubblico, ben noto come fascista nell'ambiente ristretto della facoltà di Lettere a Roma, che all'epoca aveva centinaia e non migliaia di iscritti. La questione è che in quei mesi straordinari furono centinaia i fascisti che passarono a sinistra, tutti ben accetti. Perché nel sogno della rivoluzione c'era anche la fede titanica nella capacità dell'uomo di cambiare (e se no che si fa a fare la rivoluzione? per il "levati tu che mi metto io" va benissimo la democrazia). E molti vi rimasero e vi fecero anche carriera: penso, ad esempio, a Massimo Brutti. Ma su una circostanza precisa posso smentire i fratelli Cipriani.
A Valle Giulia i fascisti non si infiltrarono provocatoriamente. C'erano (e sostennero il primo impatto) sulla base di un accordo esplicito raggiunto la sera prima con alcuni dei leader del Movimento. Tra questi Oreste Scalzone che me lo raccontò nell'autunno dell'87, mentre lavoravamo assieme alla sua biografia del "Biennio rosso" poi pubblicata da Sugarco: e dell'episodio c'è traccia scritta, ma niente, spesso, è più inedito della carta stampata. 
Ps: All'epoca non erano neanche ingarellato sulla questione della fascisteria. Un'ossessione che mi è venuta proprio a Parigi. Ma questa è un'altra storia.  

4 commenti:

  1. Caro Ugo, documentazioni e prove come queste risultano essere essenziali per la giusta ricostruzione storica dentro il neo/fascismo proprio perche' non tutto e' Abisso. Tanto piu' che c'e, una utilita anche da parte Vostra a discernere finalmente il giorno dalla notte. La complrssita' dei fenomeni cosi non verra' mai piu ad avvalorare la faciloneria e la semplificazione della " reductiumadunum " che ha fatto e continua a fare danni inenarrabili. Certezza e documentazione storica della complessita' neo-fascista da un lato, e autocritica pesante e profonda delle scelte destre e scellerate dall'altra avvicinano e fanno riflettere sul senso del tutto e ci restituiscono l'iliade anziché la lettura del mondo secondo le Bibbie evangelizzanti .... Un saluto e grazie

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  2. Leggerò il libro di Scalzone. "per il levati che mi metto io va benissimo la democrazia" è divertente: peccato che quando leggo di"quel" sogno titanico, penso subito alle guardie rosse e, per associazione, ai manifesti "cinesi" pagati dal ministero dell'Interno.

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  3. @ugo: a quanto pare, sei stato smentito sul punto (niente accordi preventivi prima della manifestazione) proprio da scalzone:
    http://www.fascinazione.info/2012/09/delle-chiaie-cosenza-scalzone-lo-sfida.html

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  4. lo so da qualche mese ed ero convinto anche di averlo già scritto. Poco male: è un'altra evidente prova della correttezza della mia ipotesi di fondo e cioè la scarsa validità dei ricordi personali per la ricostruzione degli eventi ...
    Potrei anche spiegarti il meccanismo di fabbricazione del ricordo "sbagliato" ma mi sembra poco interessante...

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