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Un gigante del pensiero e dell'azione. Ricordando dieci anni dopo Francesco Cossiga


E' morto Francesco Cossiga. Parafrasando il linguaggio della destra radicale, verrebbe da scrivere che è caduto un uomo di milizia che si è battuto per realizzare la sua idea del mondo. Ma in questo momento di profonda commozione le parole che trovo e fanno eco nel mio cuore sono quelle dell'armamentario giovanile, del fronte rosso della guerra civile europea, dalla cui parte ero schierato senza particolare consapevolezza, anzi convinto di giocare in proprio. E quindi rendo omaggio al gigante del pensiero e dell'azione, la cui scomparsa ha scatenato in molti una tempesta emotiva.
Cominciava così il mio post a caldo, dieci anni fa, in morte di Francesco Cossiga.


Egli aveva combattuto con ogni mezzo necessario, anche sporco, molto sporco quella che riteneva la sua giusta battaglia: fino a spingersi a negare dignità umana al suo mentore per togliere legittimità politica alle Brigate rosse che lo tenevano prigionero: ed è questo un crimine per me molto più grave degli specifici delitti di cui è stato in qualche misura responsabile come mandante o per omesso controllo e/o imperizia delle membra. Poi, però, si è dato da fare, in maniera vieppiù matta e disperata, quando se ne sono create le condizioni, con la caduta del muro di Berlino, perché si chiudesse la guerra civile a bassa intensità che per cinquant'anni aveva insanguinato l'Italia.
E così si è impegnato perché si restituisse l'onore politico ad Aldo Moro (la cui tragedia aveva onorato con le immediate dimissioni dopo la sua personale sconfitta, testimoniata anche nel suo corpo improvvisamente incanutito), affinché si riconoscesse la natura politica del conflitto che lui per primo aveva ridotto sotto specie criminale e infine perché tutti i prigionieri tornassero a casa per la via maestra dell'amnistia e non attraverso i mezzucci del trattamento individuale e di una premialità strisciante e contrattata sotto banco.
Tutto questo mentre si sforzava di evitare la catastrofe e, consapevole che la caduta dell'impero sovietico avrebbe reso inutili prima che insostenibili i costi e i malvezzi del sistema partitocratico consociativo, avanzava una proposta di disarmo bilaterale che fu invece letta da quegli imbecilli che poi misero capo alla "gioiosa macchina da guerra" protagonista della madre di tutte le disfatte, come un tentativo di  assicurarsi l'impunità per le sue responsabilità nelle stragi.
Gli avessero dato ascolto, probabilmente ci saremmo risparmiati questa farsa di seconda repubblica dove il ceto politico è spesso selezionato per l'uso che fa della bocca e non del cervello.

PER APPROFONDIRE

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2 commenti:

  1. Personaggio assai discutibile; purtroppo i nostri tempi finiranno per farci rimpiangere anche lui!

    Anna R.G.Rivelli

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  2. Anna, mi ripromettevo di commentare il tuo post sulla questione sanità e poi sono stato inghiottito dal blog. Intanto beccati questo commento, non esattamente lusinghiero ma sicuramente affettuoso, di una collega/allieva (ha fatto il praticantato con me caposervizio, una ventina d'anni fa: e all'epoca, da comunista ortodossa, mi dava il tormento per le mie posizioni filo-picconatore): Forse sono troppo radicale per pensarla come Tassinari: "Cossiga gigante del pensiero e dell'azione", comunque vi rimando al seguente link http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fgoo.gl%2Fb%2FMgUE&h=e1808, decisamente illuminante per farsi un'idea politica sugli Anni di Piombo (vedi alla voce stragismo), anni in cui K fu protagonista. "Gli avessero dato ascolto (a Cossiga - ndr), probabilmente ci saremmo risparmiati questa farsa di seconda repubblica dove il ceto politico è spesso selezionato per l'uso che fa della bocca e non del cervello" scrive Tassinari.

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