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Piazza Fontana, Mister X e “Il segreto” di Cucchiarelli

Alberto Spampinato è consigliere nazionale della FNSI e direttore di Ossigeno per l’Informazione, l'osservatorio del sindacato e dell' Ordine dei giornalisti dedicato ai cronisti sotto scorta e alle notizie oscurate in Italia con la violenza. Ne ha pieno titolo, perché suo fratello Giovanni, corrispondente dell'Unità e dell'Ora da Ragusa, fu ucciso a 26 anni nel 1972, mentre era impegnato in un'inchiesta su "mafia e trame nere" a partire dall'omicidio di un consigliere comunale missino. L'Osservatorio ha segnalato il caso di Paolo Cucchiarelli indagato dal pm Spataro per essersi rifiutato di fare il nome della sua fonte "fascista" nell'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana (libro per altro controverso e sostanzialmente ostracizzato: qui, nel blog di Aldo Giannuli, Vincenzo Vinciguerra prova a spiegare perché) 



 Paolo Cucchiarelli è uno dei massimi esperti italiani di stragi, inchieste parlamentari e grandi misteri insoluti. Si occupa con continuità e competenza di queste cose da oltre trent’anni, ha al suo attivo vari scoop. Giornalista parlamentare dell’ANSA, è un mio compagno di lavoro e un vero archivio ambulante. Ve ne voglio parlare perché nei giorni scorsi questa persona tenacemente impegnata nella ricerca della verità, sulla cui correttezza nessuno ha mai potuto dubitare, è stata iscritta nel registro degli indagati per il reato di false informazioni al pubblico ministero. In pratica, Cucchiarelli, avvalendosi del segreto professionale che è previsto per i giornalisti dal Codice di Procedura Penale (art.200) ma solo fino a un certo punto, si è rifiutato di mettere a verbale il nome di una fonte confidenziale, un fascista che ha indicato come
“Mister X”.
IL CASO - L’iniziativa giudiziaria per la quale Cucchiarelli rischia quattro anni di carcere è del sostituto procuratore di Milano Armando Spataro che, esaminando gli elementi utili a riaprire l’inchiesta sulla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 (17 morti e 88 feriti e finora nessun colpevole), si è imbattuto nel ponderoso libro-inchiesta “Il segreto di Piazza Fontana”, (Ed. Ponte alle Grazie 2010, 700 pagine)  nel quale  Cucchiarelli, citando atti giudiziari, testimonianze storiche e nuovi elementi venuti a sua conoscenza, sviluppa la tesi delle due bombe, una buona e l’altra cattiva.
LE DUE BOMBE - Secondo questa tesi, il 12 dicembre 1969 alla Banca Nazionale dell’Agricoltura esplosero due bombe di diversa matrice. La prima, era stata messa dagli anarchici a scopo dimostrativo, per causare danni, ma non vittime: un innesco a tempo doveva farla esplodere dopo la chiusura, quando gli uffici sarebbero stati deserti. La seconda bomba sarebbe stata piazzata nella sala contrattazioni della Banca ad insaputa degli anarchici, da terroristi di estrema destra, che volevano invece provocare l’eccidio e addossarne la colpa agli anarchici, e più in generale alla sinistra.
LE DUE MEZZE VERITA’ – E’ una tesi suggestiva, che fa tornare i conti di tante verità di segno opposto emerse nelle varie fasi delle indagini. Cucchiarelli la ricava, per un verso, da un’inchiesta condotta, insieme a Fiasconaro e D’Ambrosio, dal giudice Emilio Alessandrini, interrotta nel 1979 quando fu assassinato da terroristi di Prima Linea. Per altro verso, Cucchiarelli recupera l’altra mezza verità dall’ultima inchiesta condotta dalla procura di Milano, prima dal giudice  Salvini e poi dai giudice Meroni e Pradella. Dal 1993 a oggi, e soprattutto negli ultimi nove anni, il giornalista ha cercato le prove, le conferme che fanno capolino in vari atti processuali, ha raccolto testimonianze a viso aperto e anche le versioni di chi ha accettato di parlare a condizione di tenere celata la sua identità. E alla fine, da tutto ciò è venuto fuori il libro, una vera e propria controinchiesta che ha ottenuto molti apprezzamenti.
GIUDICI E GIORNALISTI -  E’ naturale che anche la magistratura abbia notato il gran lavoro di Cucchiarelli e voglia farne tesoro. Non è naturale che un magistrato faccia pressioni inaccettabili, al limite dell’intimidazione; che per conoscere il nome di chi ha ricostruito in modo diverso i fatti di quaranta anni fa metta sotto inchiesta un giornalista e insista perché riveli le sue fonti confidenziali. I giornalisti devono fare i giornalisti, come i magistrati devono fare i magistrati. Ci deve essere la massima collaborazione, ma nel rispetto dei ruoli e delle reciproche prerogative. Deve prevalere quell’applicazione intelligente dei codici, che finora, quasi sempre, ha prevalso nel nostro paese; ha permesso di  superare alcune incongruenze, che ci sono, fra le norme che tutelano l’indipendenza e l’autonomia dei giornalisti e quelle che difendono le esigenze superiori della giustizia. Chiedere a un giornalista di trasformarsi in un confidente, non va in questa direzione.
COSA DICE CUCCHIARELLI - “Questo episodio è certamente minimo – spiega Cucchiarelli - ma, al di là del fatto contingente, conferma una generale  confusione di ruoli e di rapporti tra magistratura e giornalisti con conseguenti fraintendimenti che a volte possono sfociare, come in questo caso, in un vero e proprio tentativo di intimidazione nei confronti di un giornalista che ha svolto una inchiesta  su un fronte non facile riempiendo, con il suo lavoro, un “vuoto”  che appartiene  proprio ai magistrati  di questa Repubblica. Quando il mio lavoro era ormai sistematizzato ho intervistato tre personaggi potenzialmente in grado di confermare la mia ipotesi, e cioè: il vice capo degli Affari Riservati, Russomanno, che ha confermato in pieno; il giudice Paolillo, che fu il primo ad indagare, per pochi giorni, sulla strage di Milano; e un fascista che ho chiamato “Mister X”. E’ stata una scelta obbligata. Questo signore, per rispondere alle domande che gli ho fatto nel tempo, ha posto come condizione di non essere citato, per la sua scarsa o nulla fiducia nei magistrati italiani. Mi rifiuto di rivelare il suo nome perché ho assunto l’impegno professionale e d’onore di non rivelarlo”.
PROTEGGERE I GIORNALISTI - Il caso Cucchiarelli ci sollecita ad approfondire la riflessione sul vuoto legislativo che c’è nel nostro paese, che a noi sembra evidente, in materia di protezione del diritto di cronaca. Un problema che si trascina da anni insoluto, che  si manifesta sempre più spesso e nel modo più drammatico, con i casi di cronisti minacciati con la violenza  o intimiditi da perquisizioni pervasive o ridotti sul lastrico da pretese di risarcimento che non hanno limiti né filtri e spesso hanno un evidente carattere intimidatorio e un effetto censorio. E’ il tema che affrontiamo nel nuovo rapporto di “Ossigeno per l’informazione”, che renderemo noto nelle prossime settimane.
                                   Alberto Spampinato
cons. naz FNSI – direttore di Ossigeno per l’Informazione

4 commenti:

  1. Ma per prima cosa non si dovrebbero rispettare i parenti delle vittime di quella strage? E le vittime stesse... ?
    Emiliano Pepe

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  2. Se si potessero misurare le perfomance del nostro parlamento, credo che i voti sarebbero molto bassi, nettamente insufficienti. Non c'è un problema importante, dico uno, per il quale non si possa parlare di vuoto legislativo e anche questo caso rientra a pieno titolo nell'inefficienza dei due rami del parlamento. Non è giusto sbattere in carcere giornalisti come questi alla ricerca del più piccolo spiraglio di verità su vicende tragiche come la strage di Piazza Fontana: io non sono certo tra quelli che si dimenticano delle vittime e dei loro familiari, anzi. Sogno uno stato serio, forte, autorevole e credibile che renda giustizia a chi la chiede invano da anni. Anche Nicola Rao nel suo blog ha trattato la vicenda; sintetizzando si può dire che, se la manovalanza fu ascrivibile all'area neofascista, enormi furono le connivenze di pezzi deviati dello stato. Lo scorso inverno anche RaiStoria dedicò una interessante puntata de La Storia Siamo Noi alla strage e le conclusioni grosso modo arrivavano alla stessa conclusione. Un'ultima riflessione: a proposito di questo giornalista che rischia il carcere, non mi sembra di aver udito troppe voci di protesta dall'uno e dall'altro schieramento politico. Non so, forse mi sbaglio.

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  3. a proposito della seconda bomba..per pura informazione...vi rimando ad un instant movie dei primi anni 70 con uno sconosciuto silvester stallone che tratta dell'infiltrazione dell'FBI in un gruppodi wheatherman americani con un'espediente simile a quello immaginato da cucchiarelli ( una bomba di potenziale minimo "raddoppiata" con una vera) e contestuale rivendicazione anarchica a favore dei media..considerando il grado di versosilmilità e informazione di certa cinematografia indipendente statunitense la cosa lascia un po' perplessi

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  4. scusateil film in questione E "No place to hide"ed effettivamente non si tratta di un raddoppio ma dell'innesco della boma ..ça va san dir ..l'effetto della manipolazione è il medesimo di quello che cucchiarelli ascrive al gruppo di Pinelli/Valpreda.. ad ogni modo se si studiano ( nel limite del possibile anche con il F.I.A non é semplice) i dettagli del CO.INTEL.PROGRAM di J.E: Hoover attuati ad esempio contro il Black Panther Party non si possono non cogliere significative analogie con certe "derive" di alcune associazioni sovversive di destra..tipoo strategie "entriste" di certi personaggi voci discreditanti propalate ad arte nei confronti di soggetti cardine di alcune organizzazioni, eleiminazioni di soggetti per mai chiariti regolamenti di conti..

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