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Marsella avverte : difenderemo CasaPound dallo sgombero

AGGIORNAMENTO DEL 25 AGOSTO [Estratto dell'articolo di Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera” by dagospia]

 

simone di stefano luca marsella

«Al contrario di quello che non hanno fatto al Leoncavallo, se dovessero arrivare per sgomberarci, noi difenderemo il palazzo. Non è una dichiarazione di guerra o una provocazione. Ma la nostra occupazione non può essere paragonata a quella di Milano». Luca Marsella, portavoce di CasaPound Italia, è oggi uno dei responsabili del movimento dei «fascisti del terzo millennio», guidato sempre dal presidente Gianluca Iannone, che nel giugno 2019, dopo lo 0,33% delle urne alle Europee, ne decretò la fine dell’esperienza da partito per tornare alle origini. [...]

 

casapound, gli attivisti rimuovono la scritta dalla sede 5

Ora l’edificio, sequestrato a maggio 2020 e costato — secondo la Corte dei Conti — 4,6 milioni di euro di mancati introiti per il Demanio a causa dell’occupazione che per i giudici ha impedito di poterlo affittare, è anche più di prima al centro delle polemiche perché dopo quasi 22 anni lo Stato non ne è ancora rientrato in possesso.

 

Il centrosinistra, dopo la riconsegna ai proprietari dei locali del Leonka, sollecita con forza un intervento del Viminale e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi — che nel 2022, da prefetto di Roma, ha inserito lo stabile nella graduatoria del Piano sgomberi (ora è al sesto posto) — non esclude che «prima o poi arriverà anche il suo turno».

 

luca marsella

«Non ci tirate in mezzo alla storia di Milano — commenta tuttavia Marsella —, ma sappiate che vogliamo avere lo stesso trattamento riservato ai centri sociali di sinistra». E cioè? «L’operazione milanese è stata un bluff per regolarizzare un’illegalità — è il pensiero del portavoce di CpI —, non c’è stato sgombero, ma un accordo con il Comune per trasferirlo in un capannone (via San Dionigi, zona Porto di Mare, ndr ).

 

Un po’ come è successo a Roma con il Porto Fluviale (al centro di un progetto di rigenerazione urbana del Campidoglio, Porto Fluviale RecHouse, da 13,2 milioni di euro, ndr ), per il quale sono stati investiti anche fondi Pnrr. Dietro c’è solo business. Si spendono milioni, ma non per la nostra occupazione dove a rotazione assistiamo venti famiglie italiane». Tra questi, anche i militanti? «Certo, se hanno bisogno di una casa — afferma ancora —. Solo che noi piantiamo il Tricolore».

 

casapound, gli attivisti rimuovono la scritta dalla sede 7

Nel 2023 dieci attivisti, ritenuti responsabili dell’occupazione di via Napoleone III, sono stati condannati a due anni e due mesi. Fra loro anche Iannone, al quale nel luglio scorso i giudici hanno inflitto un altro anno, come allo stesso Marsella, per i tafferugli con la polizia davanti al circolo futurista di Casal Bertone (gennaio 2022). [...]

 

«Non è vero che non siamo mai stati oggetto di sgomberi, anzi ne abbiamo subiti sia da amministrazioni di centrodestra e sia da quelle di centrosinistra», ricorda il portavoce di CasaPound, che rivendica: «Solo che noi, a differenza di altri, per le occupazioni veniamo condannati. Credo che il ministro Giuli abbia capito di cosa abbiamo bisogno: essere messi in regola, non vogliamo restare occupanti per sempre. Ma da qui non ci muoveremo». 




Estratto dell'articolo di Irene Famà per "La Stampa" (24 agosto)

 

casapound sede via napoleone III

A Casa Pound a Roma l'altro ieri era tutto un mostrare i muscoli: «Non arretreremo di un millimetro. Siamo pronti a difendere lo stabile». Oggi, nella Capitale, i fascisti del terzo millennio sembrano meno spavaldi. «Non lasceremo mai il palazzo», ribadiscono. Ma si affrettano a dirsi favorevoli a una sorta di accordo per evitare lo sgombero.

 

Il ministro dell'Interno a Rimini l'ha detto chiaro: «Arriverà anche il turno di CasaPound». E la richiesta di censimento, come anticipato da La Stampa, pare rappresentarne il preludio. «Piantedosi ha anche parlato di regolarizzazione...». Luca Marsella, il portavoce, cerca un appiglio. «Saremmo favorevoli. Com'è accaduto, proprio a Roma, per il Porto Fluviale e il Forte Prenestino». [...]

 

MATTEO PIANTEDOSI GIORGIA MELONI

Il Porto Fluviale, ex caserma del Demanio che per una decina d'anni è stata occupata da famiglie in difficoltà, è stato inserito in un progetto di rigenerazione urbana. Prima i 5 Stelle, poi l'attuale amministrazione Gualtieri, grazie a fondi Pnrr e finanziamenti del ministero delle Infrastrutture, stanno realizzando case popolari. Un progetto sociale e d'accoglienza, nel centro di Roma, senza distinzioni di religione o provenienza.

 

Il Forte Prenestino, luogo di cultura, di festival di vini e cibi biologici, di ritrovo per bambini, giovani e famiglie, non è mai stato regolarizzato. O «comprato con soldi pubblici», una frase irrisoria che a quelli di CasaPound sembra piacere molto. Salvo poi affrettarsi ad aggiungere: «Ci paragonano agli altri centri sociali? Si seguano allora le stesse procedure che si utilizzano per regolarizzare loro». Spavaldi sì, ma meglio non esagerare. [...]

matteo piantedosi - foto lapresse

 

«Accogliamo famiglie in difficoltà. Disabili. Da noi sono nati anche dei bambini». L'occupazione nella centralissima via Napoleone III, al civico 8, a Roma, la descrivono così. Gli atti d'indagine, invece, la raccontano come un luogo di attività e propaganda politica. E poi le feste, le grigliate, la vendita di panini, birre, magliette con il simbolo della tartaruga. In quel palazzo di sei piani sono in trincea, non si può entrare (e poco importa che lo stabile sia del Demanio e il danno economico di oltre quattro milioni di euro ricada sui conti pubblici).

 

simone di stefano luca marsella

Sei piani che ospitano una ventina di famiglie «italianissime» (molte sono proprio degli stessi militanti) e tanta propaganda politica. Sareste disposti a rinunciarvi per trovare un accordo? Il portavoce Marsella ribatte: «Negli altri centri sociali è stato fatto? Noi vogliamo lo stesso trattamento». Ed è inutile sottolineare che la faccenda è differente. Un esempio tra tanti.

 

Il palazzo di via Napoleone III è luogo di ritrovo e condivisione per chi raggiunge Roma in occasione della commemorazione di Acca Larentia, tripudio di inni fascisti e saluti con il braccio teso. E proprio a marzo, la procura ha chiesto il processo per trentuno "camerati" di CasaPound che il 7 gennaio 2024, all'adunata, fecero il saluto romano violando, sostengono i magistrati, le leggi Mancino e Scelba 

 

[...] I "camerati" non commentano. Optano per qualche frase denigratoria e provocatoria contro i giornalisti. Sullo sgombero? Quelli di Casapound sono soliti scandire il motto fascista «Me ne frego». Questa volta, forse, ne sceglieranno un altro.


FONTE: Dagospia

Piantedosi: verrà anche il turno di CasaPound 

 "Anche CasaPound rientra, io sono stato da prefetto di Roma quello che l'ha inserito nell'elenco dei centri che sono da sgomberare, prima o poi arriverà anche il suo turno". Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi interpellato a margine del Meeting di Rimini dopo lo sgombero del centro sociale Leoncavallo di Milano.

A chi gli fa notare che il collega di governo Alessandro Giuli ha detto che l'immobile di CasaPound potrebbe non essere sgomberato, il ministro spiega: 'Credo abbia detto che se si legalizza in qualche modo potrebbe non essere sgomberato. È successo già ad altri centri, il comune di Roma ha comprato addirittura delle strutture per legalizzarli, è successo anche in altre città".

La questione è stata riproposta con forza dopo lo sgombero del Leoncavallo, con migliaia di indignati a chiedere "parità di trattamento". Rimuovendo il particolare non insignificante che quando è stato il Pd al governo (una decina di anni su 22) e al Campidoglio (17 anni) nulla è stato fatto per liberare l'edificio pubblico dell' Esquilino. E proprio alla diversa natura giuridica del proprietario si affida la replica di CasaPound diffusa dall'ufficio stampa:

Il Leoncavallo era ospitato in un edificio di proprietà privata.
CasaPound, al contrario, da oltre vent’anni ha sede in un immobile del
demanio dello Stato sottratto al degrado e alla speculazione, nel cuore
di Roma, in un quartiere multietnico dove la nostra presenza non ha mai
creato alcun problema di ordine pubblico. Anzi: in questi anni,
CasaPound ha organizzato centinaia di eventi culturali, conferenze,
presentazioni e dibattiti, ospitando anche figure e intellettuali
lontanissimi dalle nostre posizioni, a dimostrazione che la nostra sede
è stata ed è un punto di confronto e di apertura culturale, non di
chiusura.

A differenza di centinaia di occupazioni rosse e di immigrati presenti a
Roma e in tutta Italia, CasaPound è l’unico spazio dove sventola il
tricolore, una sproporzione immensa. E mentre la sinistra si esercita in
polemiche pretestuose, dimentica che in via Napoleone III venti famiglie
italiane in emergenza abitativa hanno trovato una casa, un sostegno e
una comunità.

Al contrario, le cronache giudiziarie più recenti hanno mostrato il vero
volto di un sistema che ruota attorno ai centri sociali: un business
milionario che coinvolge direttamente anche pezzi delle istituzioni. A
Roma, ad esempio, alcune occupazioni sono state di fatto acquistate con
fondi pubblici, perfino con i soldi del PNRR, e poi assegnate
direttamente agli occupanti a spese dei contribuenti: il caso del Porto
Fluviale, costato milioni di euro, è solo l’ultimo esempio.

Per questo riteniamo che il paragone tra CasaPound e il Leoncavallo non
solo sia infondato, ma rappresenti l’ennesimo tentativo maldestro della
sinistra di spostare l’attenzione dai propri scandali e dalle proprie
responsabilità.
 


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