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I candidati di CasaPound nelle liste di Paragone


Clamoroso errore della "Stampa", impegnata con la consorella "la Repubblica" in una forsennata campagna contro il "pericolo nero". Così, descrivendo il mancato appoggio elettorale di CasaPound a Fratelli d'Italia e il sostegno delle "tartarughe frecciate" a Italexit, la cronista scambia Alternativa per l'Italia (l'alleanza tra l'ex n.2 di CasaPound di Stefano e l'ex deputato dem Adinolfi, oggi rispettivamente capi di Exit e Popolo della famiglia, piccoli gruppi di estrema destra) e Alternativa, il laboratorio politico fondato da Giulietto Chiesa, grande corrispondente della "Stampa" da Mosca, oggi gruppo parlamentare in cui sono confluiti alcuni grillini che hanno detto no al governo Draghi. Una formazione sovranista di sinistra, con qualche venatura rossobruna... Che rompe con Paragone perché ci sono i fascisti in lista, non per problemi di concorrenza mimetica.

 Flavia Amabile per “La Stampa

Togliere la fiamma tricolore dal simbolo di Fratelli d'Italia? «Sarebbe un errore», sostiene Luca Marsella, portavoce di CasaPound. «Il passato non si rinnega, le radici non si spezzano», spiega. Ma quello che poi Giorgia Meloni sceglierà per il suo partito sono affari suoi. Anche se alcuni mesi fa veniva data per certa la presenza di esponenti di CasaPound nelle liste elettorali di Fratelli d'Italia le cose sono andate in modo molto diverso.

Fratelli d'Italia si è alleata con la Lega e Forza Italia e alla sua destra è spuntata una galassia di piccoli partiti che con Giorgia Meloni non vogliono avere nulla a che fare. «Può ripudiare il fascismo in tre lingue diverse, non le darà l'accesso al mondo dei buoni», l'avverte Luca Marsella. Perché, vista dall'estrema destra, Giorgia Meloni appare una traditrice.

«Non sono di Fratelli d'Italia quindi ognuno è libero di fare quello che vuole ma non si sputa sul passato», sostiene Marsella. E anche se alla fine la fiamma svetta fiera nel simbolo di Fratelli d'Italia, il giudizio resta severo. Meloni rischia di diventare una vittima della sinistra. Oggi si accaniscono con il simbolo e domani che altro le chiederanno di rinnegare?».

Infatti dalle parti di CasaPound sulle schede elettorali i voti difficilmente andranno a Fratelli d'Italia o Giorgia Meloni. I nomi di riferimento sono Carlotta Chiaraluce e Giovanni Frajese, entrambi candidati nelle liste di Italexit di Gianluigi Paragone. Carlotta Chiaraluce, compagna di Marsella, è stata la protagonista del successo ottenuto da CasaPound a Ostia . Nel 2017 il movimento raggiunse il 9% dei voti e lei è stata la candidata più votata del X Municipio di Roma.

Quando è scoppiata la polemica sulla fiamma nel simbolo di Fratelli d'Italia, su Twitter ha scritto parole molto simili a quelle del compagno: «È sempre lo stesso schema: la sinistra che dice alla destra come deve essere e la destra che, per farsi accettare, asseconda i diktat della sinistra. Vi segnalo che gli italiani vogliono un cambiamento e di questi teatrini ne hanno pieni le palle».

Non è di fiamme o di fascismo che CasaPound vuole parlare nella campagna elettorale che è iniziata. «I problemi sono altri, riguardano la tirannia di Draghi, la necessità di combattere l'obbligo vaccinale», spiega Marsella. Sono temi per cui CasaPound intende battersi senza i compromessi che potrebbero arrivare da una Giorgia Meloni proiettata verso palazzo Chigi.

E che per la prima volta dal 2013 porterà avanti senza avere il proprio simbolo sulle schede elettorali. Non hanno superato lo sbarramento del 3% nel 2018 quando si erano fermati allo 0,95% dei consensi. Sanno di non poter ottenere un risultato migliore il 25 settembre. La strategia seguita quindi è di fornire idee e candidati ad altre organizzazioni politiche con la libertà per i militanti di iscriversi anche ad altri partiti.

Alla fine la scelta è caduta su la lista di Gianluigi Paragone facendo saltare l'alleanza tra Italexit e Alternativa per l'Italia creata da Simone Di Stefano, ex portavoce di CasaPound, e Mario Adinolfi. Non saranno insieme sulla scheda elettorale, quindi, le due formazioni che cercano di attirare il voto dell'estrema destra, ma di fatto alleati comunque contro Giorgia Meloni. Simone Di Stefano, quando gli si chiede della fiamma nel simbolo di Fratelli d'Italia, liquida la questione con un «Me ne frego».

Per approfondire

Lo strappo tra Italexit e Alternativa

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