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Il saluto romano non è reato alle commemorazioni. Assolta Lealtà Azione


"Va rivelato che nel caso in esame, il profilo descrittivo dell'accusa e la stessa attività istruttoria svolta nei due gradi di giudizio di merito hanno inquadrato non già la ascrivibilità del gruppo 'Lealtà Azione' (pur indicato nella contestazione) al novero dei gruppi 'vietati', quanto incentrato la ricostruzione sull'avvenuto utilizzo delle manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, in un contesto innegabilmente commemorativo dei caduti della Rsi". E' quanto scrivono i giudici della prima sezione penale della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 12 ottobre hanno assolto con la formula "perché il fatto non sussiste" i quattro imputati, fra i quali il presidente di Lealtà Azione Stefano Del Miglio, finiti a processo per aver fatto il saluto romano durante una commemorazione dei caduti della Rsi il 25 aprile 2016 al cimitero Maggiore di Milano.

In primo grado, nell'aprile 2019 vennero tutti assolti con la riqualificazione del fatto in articolo 5 (legge Scelba). In appello, nel novembre dello stesso anno, con il ripristino dell'originaria accusa (legge Mancino) i 4 vennero invece condannati a 1 mese e 10 giorni.

Per i supremi giudici, che hanno ritenuto fondato il ricorso presentato dalla difesa degli imputati, "ne deriva la considerazione di un corretto inquadramento giuridico della fattispecie nei termini espressi dal Tribunale di Milano, con presa d'atto dell'assenza di profili in fatto valorizzabili in chiave di punibilità, per assenza del pericolo concreto di ricostituzione del disciolto partito fascista, profili non apprezzati nemmeno dal giudice di secondo grado in virtù della, illegittima, operazione di riqualificazione del fatto".

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