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Do. Ra: il Covid è una strage di stato

Chiara Baldi per "la Stampa"

La pandemia di Covid-19 è una «strage di Stato voluta dal governo in carica, rispondente all'ordine del Nuovo Ordine Mondiale». E i vaccini sono «una cloaca di prodotti biotecnologici» e «armi genetiche per una guerra contro l'Eugenetica» la cui inoculazione «forzata» nasconde una «verità semplice e terribile: debilitando milioni di persone serviranno altrettante riserve per sostituire coloro che moriranno o saranno danneggiati irrimediabilmente dalle Multinazionali del Crimine».

 Un ragionamento così lineare che basta chiedersi «ma chi sbarca a Lampedusa verrà vaccinato?». La risposta è naturalmente sì - lo impone il protocollo - ma per loro, i neonazisti di «Do.Ra, comunità militante dei Dodici Raggi» di Varese i cui esponenti sono scesi in piazza a Milano sabato contro il Green Pass, è no. 

In un lungo articolo apparso sul loro sito, uno dei membri del Comitato Direttivo - Enrico Labanca - ha messo nero su bianco perché «vaccinarsi non è una scelta personale». «Senza essere fraintesi - scrive - è indiscutibile che è più naturale una dose di eroina e un bambino meticcio di un individuo che si è sottoposto al più grande esperimento della Storia dell'umanità».

 E conclude questo delirio scientista misto a razzismo - più volte tira in ballo migranti e persino tossicodipendenti di cui parla in termini dispregiativi - con la citazione di uno che di privazioni di libertà altrui, teorie del complotto, eugenetica e quant' altro di malato la destra abbia prodotto, ne sa qualcosa: Paul Joseph Goebbels, ministro della Propaganda di Hitler.

D'altronde, che il gruppo che oggi fomenta teorie No Vax e sentimenti No Green Pass, affondi le sue radici nel nazismo non è una novità. Ieri la Polizia ne ha denunciati nove per, tra le altre cose, apologia di fascismo. Ma già nel 2016 alcuni parlamentari - tra cui Emanuele Fiano del Pd e Giovanni Paglia di Sel - chiesero all'allora ministro degli Interni Angelino Alfano di sciogliere l'organizzazione e alla magistratura di intervenire chiudendone le sedi e impedendone le riunioni.

La richiesta non ebbe riscontri e da allora i Do.Ra, il cui fondatore è il 46 enne Alessandro Limido, da ieri indagato anche per manifestazione non preavvisata, interruzione di pubblico ufficio e violenza privata, di strada ne hanno fatta. Dal 2012 molto attivi sul web dove pubblicano contenuti razzisti e promuovono eventi per ricordare Adolf Hitler e commemorare i soldati tedeschi caduti sul Monte San Martino a Varese, il primo colpo vero lo subiscono nel 2017 quando la Digos perquisisce e chiude la loro sede di Caimate a Sumirago, dopo aver trovato svastiche, pugnali, asce e coltelli. 

Nello stesso anno viene aperta un'inchiesta della Procura di Busto Arsizio, sulla ricostruzione del partito fascista, che si chiude nel 2019 con decine di indagati anche tra le fila di questa organizzazione nata dalla fusione di due gruppi storici del Varesotto: gli Ultras Sette Laghi e gli skinhead di Varese, 300 simpatizzanti in tutto.

Limido, in un'intervista alla tv svizzera «Rsi», sminuì il numero: «I nostri militanti non sono più di 50, gli iscritti non hanno mai superato le 150 unità. D'altronde - diceva - un tesserato non è considerato parte attiva dell'organizzazione».

Ma in un'altra intervista a «La Provincia di Varese» era lui stesso a rivendicare il suo essere un «nazista, fascista e nazionalsocialista» rammaricato per la mancata ricostruzione del Partito Fascista. «Sarebbe un sogno», diceva. I neonazisti di Do.Ra sono però anche famosi per aver promosso online, con una petizione, lo scioglimento dell'Anpi e per le minacce al giornalista di Repubblica Paolo Berizzi. Sulla vicenda Limido commentò: «Se avessimo voluto punire Berizzi in qualche modo non gli avremmo rigato l'auto (al giornalista disegnarono svastica, crocifisso e simbolo delle SS sulla carrozzeria, ndr), ma lo avremmo trovato e affrontato faccia a faccia».

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