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Caccia ai nostalgici: impallinati Mussolini e Tremul per vecchie foto


Rachele Mussolini: ho sbagliato 

"Quella è una foto fatta due anni fa, riguarda il passato anche se capisco che tutto viene strumentalizzato. Ho sbagliato, l'ho fatto in maniera ingenua ma aveva un significato personale perché il papà delle mie figlie, il mio ex marito, si chiama Marco e ci siamo messi insieme il 25 aprile. In più forse era una provocazione, perché non si è mai arrivati ad una pacificazione nazionale". Il mea culpa di Rachele Mussolini, esponete Fdi che ha totalizzato più preferenza in questa tornata elettorale a Roma, arriva dopo la bufera nata sui social per una sua foto che la ritraeva con un cartello con scritto: "il 25 aprile festeggio solo San Marco".

"Voglio dire: ovviamente per tanti anni c'è stato anche un 'velo' per le vittime delle foibe - ha aggiunto Mussolini -. Bisogna rispettare tutti i morti e tutte le vittime. Io personalmente commemoro le vittime del nazismo come quelle delle foibe. Inoltre io ho sempre denunciato le leggi razziali che sono state una macchia pesantissima".

Il caso è stato sollevato da Tobia Zevi, già candidato alle primarie come sindaco di Roma per il centrosinistra, che ha postato su Facebook la "foto-incriminata" della consigliera eletta nella lista di Fdi.

"Tranquilli comunque. Non sono fascisti. Non c'è nessun problema a votare Michetti. Siamo noi che esageriamo e abbiamo la testa rivolta al passato" ha scritto Zevi commentando appunto la foto sui social che ritrae la Mussolini mentre mostra un cartello con scritto "il 25 aprile festeggio solo San Marco".


Corrado Tremul, oggi non lo rifarei

Diego D'Amelio per "la Stampa"

La posa impettita, lo sguardo ardito e fiero coperto dagli occhiali da sole, la mano sinistra poggiata sulla testa bronzea di Benito Mussolini e il braccio teso per l'immancabile saluto romano. È la foto che tre anni fa si è fatto scattare Corrado Tremul, neo consigliere comunale a Trieste, appena entrato in municipio come secondo eletto di Fratelli d'Italia con 350 preferenze.

Mentre l'inchiesta di Fanpage porta alla ribalta possibili forme di riciclaggio e finanziamento illecito messe in atto da esponenti milanesi del partito e getta un faro sulle mai sopite simpatie fasciste presenti fra i meloniani, la foto in cui è ritratto Tremul lascia poco spazio all'immaginazione.

Il camerata fa bella mostra di sé accanto al Duce, in uno dei molti pellegrinaggi a Predappio organizzati assieme a gruppi ultras della Triestina. Autista e addetto alla sicurezza per mestiere, il 55enne Tremul ha oscurato il suo profilo Facebook da tempo, ma internet ha la memoria lunga e non sfuggono le simpatie di un politico che gira per la città in camicia nera, facendo intravedere sul petto il medaglione col profilo di Mussolini.

«Guarda caso - dice Tremul - la foto spunta ora che sono stato eletto in Comune: oggi non lo farei decisamente più. Fascista io? Sono e resterò un uomo di strada della destra sociale, del partito di Fratelli d'Italia, sono per la libertà di pensiero, se non scade nelle offese e qui non ce ne sono.

Ho dentro di me un quadro di valori rispettoso della nostra democrazia e della Costituzione: ho abbracciato da tempo e convintamente il movimento di Fdi oltre ad aver sottoscritto altrettanto convintamente il codice etico del partito. Su questi argomenti Fdi è molto chiara e so bene che non c'è spazio per atteggiamenti nostalgici». «Parlerò personalmente con Tremul prima di commentare sui giornali», è il laconico commento del portavoce provinciale di Fdi Claudio Giacomelli.

Il candidato del centrodestra Roberto Dipiazza sminuisce il caso in vista del ballottaggio: «Sono il sindaco del concerto dei tre presidenti del 2010 (Napolitano e i suoi omologhi sloveno e croato Turk e Josipovi, ndr) e della visita di Mattarella e Pahor nel 2020. Tutto mi si può dire ma non che non abbia lavorato alla pacificazione di questo territorio. Io penso al futuro della città: non mi sento responsabile di uno che fa il saluto fascista e che non condiziona la mia vita politica».

Quello di Tremul non è l'unico scatto che imbarazza Fratelli d'Italia, risultato a Trieste primo partito del centrodestra e secondo d'un soffio dietro al Pd. L'altro è quello del candidato non eletto Denis Conte, allenatore di pugilato, ritratto sul ring assieme al boxeur Michele Broili, che ora rischia di essere radiato dalla Federazione per il fatto di essere interamente ricoperto da tatuaggi inneggianti al nazismo. «In palestra ci occupiamo di sport e non di politica.

Non c'è un regolamento che vieti», aveva commentato Conte, ex segretario regionale del movimento neofascista Forza nuova, inserito da Fdi nella lista per le amministrative, in cui ha raccolto 139 preferenze. Si tratta di un risultato insufficiente per l'elezione, ma Fdi ha superato il 15%, porterà in Consiglio 8 elementi e rivendica 3 o 4 assessori. Se questi fossero scelti fra i consiglieri, si creerebbe uno scorrimento a catena e Conte farebbe ingresso in municipio.

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