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La scuola cattolica: vietato ai minori. E Izzo minaccia: chiederò i danni al produttore

 Il già superdiscusso “La scuola cattolica” di Stefano Mordini,che arriva nelle sale con un assurdo divieto ai 18 anni, che ne limita lo sviluppo televisivo, cosa che ai produttori della Warner Bros non piacerà affatto, ma diventa così un caso importante, soprattutto con lo spareggio Michetti-Gualtieri.

Perché nella giustificazione del divieto risiede proprio la critica più interessante che si possa fare al film e ai suoi autori. Il fatto cioè che tra “buoni” e “cattivi” del Quartiere Trieste, e delle loro scuole, San Leone Magno e Giulio Cesare, non ci sia gran differenza, e quindi che i fascisti assassini della strage del Circeo, alla fine, fanno parte della stessa borghesia nera romana e cattolica che ha prodotto anche i non fascisti.

Marco Giusti per Dagospia

Il "mostro del Circeo" difende  i preti del Leone Magno

Il 'mostro del Circeo' prende le distanze da chi vuole attribuire ai 'preti della scuola cattolica' responsabilità per quelle inaudite violenze che lo videro protagonista e che costarono la vita a una delle due ragazze da lui seviziate insieme ai suoi due sodali: "Vogliono farlo passare come un fatto storico. Fu una porcheria, punto e basta", ammette.

Quando al film e alla serie che dovrebbe esserne tratta, “credo si tratterà di lavori che riproporranno la solita storia un po’ morbosa e parecchio noiosa. Un concentrato di falsità e luoghi comuni - dice -. Ovviamente per esigenze difensive io e i miei coimputati a suo tempo abbiamo messo a verbale le cose come ci faceva comodo. (...)

n realtà, "io penso che riproporre in certi termini le atrocità che ho commesso, è una specie di 'depistaggio' per evitare di fare i conti con la violenza contro le donne, per scaricare su dei 'mostri' la cattiva coscienza di tanti", dice il 'mostro' del Circeo, che cita sul punto un articolo di Dacia Maraini proprio sulla 'sua' strage e osserva: "Quello che nessuno ha detto è che la violenza sulle donne è un fatto quotidiano, comune, di massa.

Nessun giornale ha parlato di questa violenza continuata, atroce, muta, ricattatoria, sottile, abituale, che viene compiuta sul corpo e sull’anima delle donne, una violenza che si consuma nelle famiglie, nei luoghi pubblici, nelle camere da letto, nelle strade, nei giardini pubblici.

E non sempre e soltanto per opera di neofascisti, ricchi, viziati, ma per mano di padri, figli, fratelli, fidanzati e mariti appartenenti a tutti i ceti sociali, perché, purtroppo, la cultura patriarcale lungi dall’essere superata è ancora preminente nella nostra società e le donne sono ancora considerate da molti degli oggetti".

"Mi ripugna nel 2021 si riaprano vecchie storie destinate a vellicare istinti forcaioli e la cattiva coscienza della 'gente', per guadagnare un po’ di denaro. Non si sente proprio il bisogno che si continui a mitizzare il delitto del Circeo trasformandolo in una specie di fatto storico, che non è. È stata una porcheria, punto e basta", incalza Izzo, che giudica "ripugnante cercare di attribuire ai preti della mia ex scuola San Leone Magno le mie colpe o quelle dei miei sodali".

"Bisogna essere accecati da un pregiudizio anticattolico per affermare simili sciocchezze: i fratelli maristi li ricordo come ottime persone e non ne ho un ricordo negativo manco a sforzarmi", dice, ricordando che al San Leone hanno studiato anche altissime personalità.

Quindi Izzo passa al contrattacco: "Ho dato mandato all’avvocato Rolando Iorio e ad altri miei legali qualora ne rilevassimo i termini, di muovere causa per danni contro la casa produttrice" del film, annuncia, e conclude: "Donerei l’eventuale rimborso in beneficenza per aiutare i bambini bisognosi dell’Africa".

IL TESTO INTEGRALE 

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