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No pass=Isis? I pm vogliono chiudere la chat Telegram


 I disordini e l'istigazione a delinquere sono al centro delle indagini della Polizia postale coordinata dalla procura di Torino che ieri ha, con un decreto di sequestro preventivo, chiesto alla sede di Dubai di Telegram di oscurare la chat Basta dittatura. Un provvedimento necessario «per impedire il perpetrarsi di altri atti violenti contro le cose e le persone».

Per la procura, la chat dei No vax è uno «strumento per la consumazione di reati e l'istigazione a compierli». Sono 42mila gli iscritti, non sono ancora stati identificati, ma hanno condiviso indirizzi e numeri di telefono di esponenti della politica e anche di medici e virologi, indicandoli come bersaglio.

Da Telegram non è arrivata alcuna risposta e la chat Basta dittatura continua a essere attiva. Le indagini della Postale, intanto vanno avanti. I pm ipotizzano l'istigazione a delinquere, aggravata dallo scopo di commettere delitti di terrorismo e dall'utilizzo di strumenti informatici, e la violazione della normativa sulla diffusione dei dati personali.

Perché proprio attraverso quella chat, scrivono nel decreto di sequestro, avviene la comunicazione e il coordinamento di numerosi atti violenti contro le cose e le persone, istigando un numero indeterminato di soggetti. Atti illeciti che provocano un turbamento dell'ordine democratico. I magistrati, che hanno chiesto la collaborazione volontaria alla società creata otto anni fa dai fratelli Nicolaj e Pavel Durov, con sede a Dubai, stanno aspettando che il gip risponda al decreto urgente. Poi potrebbe essere avviata una rogatoria internazionale.

Ci sono dei precedenti: non sono infatti pochi i gruppi oscurati sui 636 che tra il 2017 e il 2018 erano diventati strumento di propaganda e arruolamento dell'Isis. Stessa sorte per i canali di revenge porn: in Italia nell'aprile 2020 la polizia postale ne ha chiusi ben tre.

La chat Telegram non si limita infatti alla controinformazione e alle azioni di proselitismo, ma ha lanciato invettive contro il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e pubblica indirizzi e numeri di telefono contro cui sfogare la propria rabbia. Da Palazzo Chigi all'ufficio del presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

E nel gruppo si continua a inveire: «Avanti tutta finché la dittatura non sarà distrutta. Non ci fermiamo finché non vediamo tutti i criminali della dittatura in galera», scrivono alcuni iscritti. «Quanti nostri soldi stanno sprecando in inutilità questi criminali della Procura. Non fermiamoci davanti a questi nuovi tiranni. Rendiamogli la vita un inferno. Le cose stanno diventando tremendamente serie. Se non facciamo qualcosa finiamo nei forni crematori, questi sono peggio dei nazisti», si legge sulla chat, che negli ultimi giorni sta però registrando un calo di utenze. Nel giro di poche ore un migliaio di iscritti hanno abbandonato il gruppo.

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