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31 marzo 1994: a Malaga muore Leon Degrelle



 Il 31 marzo di ventisette anni fa, a Malaga moriva Leon Degrelle, avvocato, politico belga, fondatore del Rexismo, movimento nazionalista di ispirazione cattolica. Nel corso della seconda guerra mondiale ha combattuto nel contingente vallone delle Waffen SS. 

Al termine della seconda guerra, si stabilisce in Spagna, ottenendo nel 1954 la nazionalità. Fu una delle principali figure del neofascismo europeo.
Degrelle nasce a Bouillon (Belgio) nel 1906, nello splendido borgo medievale che diede natali a Goffredo V, l’eroe condottiero della Iª Crociata; una rocca immersa nelle foreste delle Ardenne.
Dopo un’adolescenza idilliaca negli splendidi scenari bucolici della sua regione natia, la sua giovinezza è estremamente avventurosa. Assunto come reporter da un piccolo giornale, viaggia per il mondo, arriva anche negli Stati Uniti degli anni ‘30 di gangsters e proibizionismo, ma restando colpito soprattutto dal Messico e dalle vicende dei Cristeros, i cattolici massacrati in America Latina per la loro fede. Ne scriverà un importante reportage. Tornato in patria, da giovane nazionalista e fervente studente cristiano, nel 1935 fonda il movimento nazional-popolare “Rex”, caratterizzato dal misticismo cristiano e da una visione aristocratica e corporativa dello Stato; da qui la sostanziale adesione all’ideologia fascista di Degrelle.
Alle elezioni legislative del 1936 riscuote un notevole successo, ottenendo ventuno deputati e dodici senatori; il movimento rexista possiede anche un proprio giornale, dal titolo Le Pays réel: tra i suoi obiettivi, fungere da sostegno spirituale per i militanti e da organo d’informazione politica.
Nel 1940, dopo l’occupazione del Belgio da parte tedesca, il giovane Degrelle è fautore di un’intesa con la Germania che assicura la supremazia del movimento rexista. Nell’estate del 1941 costituisce una legione di volontari, perlopiù costituita dai giovani rexisti, e conduce la brigata Wallonie nell'operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica. Il comportamento dei valloni in battaglia è esemplare: l’ultimo reparto a ritirarsi, retroguardia della divisione Wiking, non cede fino a quando gli viene esplicitamente ordinato di ritirarsi; dei duemila volontari inizialmente costituenti la brigata Wallonie, alla fine dell’agosto 1944 ne restano appena un centinaio, che comunque bloccano l’avanzata sovietica verso Tallin; lo stesso Léon Degrelle resta ferito e, divenuto comandante della brigata, viene decorato con la «Croce di Ferro con foglie di quercia», l’unico non tedesco a ricevere questa medaglia. Finita la guerra, Léon Degrelle effettuerà un atterraggio di fortuna nelle spiagge basche della Spagna, avendo finito il carburante.
Si stabilisce a Malaga ottenendo asilo politico dal Governo Spagnolo filo-fascita di Francisco Franco. Con la Liberazione, Degrelle è chiamato in giudizio per tradimento e condannato a morte in contumacia. Le domande di estradizione non avranno esito positivo, perché Degrelle rinuncia alla nazionalità belga per prendere la nazionalità spagnola. Fino alla morte Leon esalterà i piani di Hitler e del regime nazionalsocialista. Convinto negazionista, negherà soprattutto l’esistenza e la materialità dell’olocausto e in generale la concretezza dei crimini contro l’umanità imputati al regime hitleriano

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