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Acca Larentia. Laganà: abbiamo sepolto i nostri morti ridendo e con il nero nel cuore

E' una testimonianza amara quella di Bruno Laganà, attivista missino negli anni Settanta, sulla questione Acca Larentia. Una testimonianza di peso, per altro: perché Bruno è stato tra quelli che allora hanno corso concretamente il rischio di morire. Nel suo caso i compagni fecero saltare una bomba messa sulla porta di casa per colpire il fratello Giancarlo, dirigente romano di Terza posizione.



Non sono stato alla commemorazione di Acca Larentia ma mi hanno raccontato di personaggi ubriachi che hanno detto di tacere a vecchi attivisti perché ritenuti chiassosi e con atteggiamento indegno per la commemorazione. Non ho fatto male a non andarci. Vorrei dire alcune cose. Ho seppellito qualche camerata negli anni di piombo. Eravamo molto giovani e passati dalla adolescenza alla giovinezza in una manciata di anni senza preoccuparci di morire. Sulle scale delle chiese, dove si svolgevano le funzioni per i nostri caduti, si scherzava e rideva (a noi la morte non ci fa paura... era la canzone che ci ritornava in mente). Nessun rito, chi ne aveva il tempo, si rideva e si scherzava perché se solo ci fossimo fermati non saremmo più andati avanti (vi ricordate quanto stress, come ci si guardava alle spalle di continuo?). Si raccoglieva la bandiera, il bastone lasciatoci dal camerata morto e lo si dava al nuovo arrivato. Solo un Presente a braccia tese quando passava il feretro. Leggeri sia pur con il nero nel cuore. Oggi, che di rischi non ce ne sono più, commemorazioni torve, seriose, nessuna visione squadrista ma soltanto la preoccupazione di aver "mostrine lucide" e molti quelle mostrine se le son messe addosso senza aver neppure sentito l'odore dei lacrimogeni, quello delle molotov o della cordite. Auguri per le vostre cerimonie, cene e commemorazioni io mi ci son tirato fuori da un bel pò. Fuori dalla trincea, "giovinezza giovinezza primavera di bellezza" e tanti auguri per i cimiteri vecchi e nuovi.
Bruno Laganà

3 commenti:

  1. In poche parole Bruno mette in luce la differenza esistenziale e sacrale. Non è questione di vecchi e giovani, oggi nel gorgo torbido ci sono un po' tutti. Forse è il tempo che lo esige. PS Anche io non ci sono andato per sentimenti analoghi.

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  2. Bruno ha descritto le cose in maniera giusta, a mio parere, anche se io scelgo comunque di partecipare alle commemorazioni. Mi sfugge il motivo del perche'si voglia accantonare una certa "vecchia guardia" da parte di chi invece dovrebbe coglierne l'esperienza, magari attualizzandola, fungendo da ponte con le nuove generazioni.

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  3. Scusate il commento sopra e' mio mi firmo adesso.
    Giancarlo Sperati

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