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Dopo il blitz antidroga a caccia dei killer di Diabolik

Il "grande raccordo criminale" potrebbe portare agli autori dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, il Diabolik della curva Nord freddato con un colpo di pistola alla nuca il7 agosto scorso a Roma. La maxioperazione della Dda che ha portato in carcere 50 persone smantellando, di fatto, l’organizzazione criminale guidata da Piscitelli e che aveva nel suo "core business" inondare di droga le piazze di spaccio della Capitale, è servita agli inquirenti a "squarciare" il velo su un grumo di potere criminale dietro il quale potrebbe esserci il nome, o i nomi, dei mandanti dell’omicidio.
Nei prossimi giorni il gip avvierà gli interrogatori di garanzia per gli arrestati a cominciare da Fabrizio Fabietti, 42 anni, il braccio destro di Diabolik e "broker" del narcotraffico per l’approvvigionamenti di droga. Sua l’intercettazione simbolo contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare: la droga "a devo dà a tutta Roma...proprio i soldi voglio fa". E l’omicidio di Piscitelli è legato a vicende e di droga e denaro. 
Subito dopo l’agguato, consumato in un parco della Capitale mentre Piscitelli era in attesa di qualcuno con cui aveva un appuntamento, gli inquirenti parlarono di "mani esperte", di un raid di morte messo in atto con modalità tipiche della criminalità organizzata, anche del est.
E’ un fatto che Piscitelli aveva moltissimi interlocutori, anche gruppi albanesi e poteva contare su amicizie eccellenti, a cominciare da Michele Senese, il referente della camorra campana a Roma. Interlocutori privilegiati grazie ai quali, in pochi anni, Piscitelli era diventato un punto di riferimento di primissimo piano nel narcotraffico all’ombra del Colosseo.
Dalle carte dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza emergono anche i contatti che lo stesso Fabietti aveva con la cosca di ’ndrangheta Bellocco, i fratelli Emanuele e Leopoldo Cosentino, entrambi destinatari del provvedimento cautelare. La cosca che oggi è stata di fatto decapitata da un blitz della Guardia di Finanza. Una organizzazione criminale strutturata quindi su vari livelli e in cui spiccava il ruolo di capo di Piscitelli. Un ruolo forse divenuto troppo ingombrante.

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