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Ricordando l'avanguardista Antonio Braggion, nel primo anniversario della sua morte

Il 1 settembre del 2018 Antonio Braggion, l' avanguardista milanese che il 16  aprile 1975 uccise per difendersi da un pestaggio Claudio Varalli, militante del Movimento studentesco e fu perciò condannato per eccesso di legittima difesa, andava oltre.
Un anno fa, cosi Stefano Trentin ricorda la figura di Antonio Braggion con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook che riportiamo fedelmente.


"Antonio Braggion, difendersi da un antifascista che ti vuole uccidere non e' reato.
Correva l'anno 1971. A Milano come nel resto d'Italia era aperta la caccia al neo-Fascista o presunto tale. Fu coniato lo slogan "Uccidere un Fascista non e' reato !" Il Prefetto Mazza pubblco' un rapporto in cui denunciava in Milano la presenza di circa 20000 extra parlamentari di sinistra ,armati, che terrorizzavano la citta', chiamati Katanghesi, che avevano come riferimento l'Universita'... Statale, Erano in possesso dei nominativi di studenti, avvocati, professionisti e militanti non di sinistra. Le armi usate per le aggressioni erano prevalentemente le famigerate chiavi inglesi Hazet 36, per fracassare il cranio della vittima. Sergio Ramelli fu orribilmente massacrato dai giovani antifascisti. La chiusura della Giovane Italia in Corso Monforte, fu causa dello sbando da parte dei giovani della destra radicale che confluirono in Piazza San Babila. Il Fronte della Gioventù nulla proponeva per l'auto difesa dei suoi militanti. In questo contesto, molti giovani aderirono ad Avanguardia Nazionale. Fra questi lo studente Antonio Braggion. In Avanguardia Nazionale con sede in via Adige, in un mare tempestoso, trovammo la nostra "Neviuras" l'isola che non c'e'.
E poi quel maledetto 16 aprile 1975. Antonio Braggion studente universitario, percorre a bordo dell'auto della madre P.zza Cavour in compagnia di un amico. All'improvviso la sua auto viene circondata da un gruppo di scalmanati che al grido di "uccidere un fascista non e' reato" distruggono l'autovettura a colpi di mazze e spranghe di ferro. Braggion aveva una menomazione ad una mano dalla nascita. Viene colpito dalle mazze ferrate ed' e' ferito alla testa. Spinto dall'istinto della sopravvivenza, estrae la pistola che aveva nel cruscotto e spara. Gli assalitori si dileguano e sul terreno rimane ferito mortalmente l'aggressore Varalli. Antonio Braggion viene identificato e accusato di omicidio volontario. Antonio fugge all'estero. Nel 1978 dopo un interminabile iter processuale, Braggion viene assolto dall'accusa e riabilitato e finalmente potra' laurearsi in legge.
Che strano Paese l'Italia democratica ed anti fascista. Il criminale assalitore Varalli e' considerato un eroe della nuova Resistenza e gli fu dedicato un Istituto Professionale. Per Antonio Braggion l'ignominia per non aver fatto la fine di Sergio Ramelli ed altri.
Ciao Antonio, hai resistito e ti sei difeso ai colpi assassini ma nulla si puo' quando ci chiama il destino.
La terra ti sia lieve e riposa nei prati Verdi degli eroi.
Caro Camerata Antonio.
Presente !"

1 commento:

  1. merde fasciste che piagnucolano come maiali mentre ammazzano per divertimento

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