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Clamoroso a Milano. Gridare Sieg Heil non è reato. Le motivazioni del giudice

 E’ stata una "manifestazione del pensiero, costituzionalmente garantita", che non ha attentato alla "tenuta dell’ordine democratico", l’avere urlato il motto nazista ’Sieg Heil’ ed esposto uno stendardo della ’associazione combattenti ventinovesima divisione granatieri Waffen-SS’, il 24 aprile 2016 al cimitero Musocco, nel capoluogo lombardo.
Lo scrive il giudice Maria Angela Vita del Tribunale di Milano nelle motivazioni con cui, nel febbraio scorso, ha assolto perché "il fatto non sussiste" tre persone accusate di avere violato l’articolo 5 della legge Scelba, che sanziona chi compie
manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e delle organizzazioni naziste.
 Si tratta di Alessandro Botrè 30 anni,Alessio Polignano, 43 anni, e Liliane Tami, 27 anni, che nel febbraio di due anni fa presero parte a una cerimonia commemorativa dei caduti della Repubblica sociale italiana, che
si svolge ogni anno al campo X nel capoluogo lombardo. 
Scrive il giudice che i "simboli fascisti e nazionalsocialisti ostentati nel corso della cerimonia" sono stati una "manifestazione del pensiero, costituzionalmente
garantita, all'interno di un contesto commemorativo (e non un attentato concreto alla tenuta dell’ordine democratico) e come tali, pertanto, privi di quella offensività concreta vietata dalla legge"

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