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Mafia Capitale, chiesti 5 anni per Alemanno


Condannare Gianni Alemanno a 5 anni: è la richiesta fatta dal pubblico ministero Luca Tescaroli nell'ambito del filone del processo di Mafia Capitale che vede imputato l'ex leader della destra sociale in Alleanza Nazionale nonché sindaco di Roma per corruzione e finanziamento illecito. In particolare, il pubblico ministero ha chiesto una condanna a 4 anni e mezzo per corruzione e 6 mesi per finanziamento illecito, più l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca di 223.500 euro, considerato il prezzo del reato di corruzione.
Per l'accusa inoltre, "Alemanno non appare meritevole della concessione delle attenuanti generiche, in considerazione della gravità delle condotte poste in essere in qualità di sindaco e di consigliere comunale, della spregiudicatezza criminale dimostrata, del precedente penale e dell'essere tornato a delinquere pur avendo beneficiato dell'istituto premiale della riabilitazione".
Alemanno, ha spiegato il pm nella sua requisitoria, era "l'uomo politico di riferimento dell'organizzazione Mafia Capitale all'interno dell'amministrazione comunale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco, nel periodo 29 aprile 2008 -12 giugno 2013 (e successivamente di consigliere di minoranza in seno al Popolo della Libertà.
Dalle stesse intercettazioni, secondo l'accusa, emerge come ''Alemanno avesse piegato la sua funzione di sindaco alle esigenze del sodalizio o, comunque, fosse pienamente disponibile, ben oltre il compimento delle condotte innanzi esposte. Sono le voci dei corruttori Buzzi e Carminati che lo rivelano direttamente". Per il pm, Alemanno, ''inserito al vertice del meccanismo corruttivo, ha esercitato i propri poteri e funzioni illecitamente e curato la raccolta delle correlate indebite utilità, prevalentemente tramite terzi propri fiduciari per schermare la propria persona. Gli uomini di fiducia, indagati e alcuni anche condannati in Mafia Capitale, sono stati proiezione della persona di Alemanno, che ha impiegato per la estione del proprio potere, e si sono interfacciati con gli esponenti apicali di Mafia Capitale, suoi corruttori (Buzzi e Carminati)" ha detto Tescaroli.
Fra gli uomini di fiducia di Alemanno, per il pm, c'era innanzitutto Franco Panzironi, "strumento operativo impiegato dal sindaco per la gestione soprattutto di Ama spa che si è interfacciato direttamente con l'imprenditore Salvatore Buzzi per riscuotere le indebite utilità e tessere la trama corruttiva oggetto di contestazione". Fra gli altri, Tescaroli ha citato poi l'ex amministratore delegato di Eur Spa Riccardo Mancini - morto lo scorso 13 giugno - nominato dal sindaco Alemanno il 28 luglio 2009 (carica ricoperta sino al 22 febbraio 2013), il quale faceva riferimento al sindaco per la gestione dei rapporti con il mondo imprenditoriale. E poi il consigliere di maggioranza del Pdl Luca Gramazio e il manager Fabrizio Franco Testa, già condannati in appello per Mafia Capitale, e il capo di gabinetto della segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli.

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