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Niente stampa né saluti romani ai funerali di "Dede". Solo il dolore della famiglia e della comunità ultrà

Lacrime, cori per il "capitano" e tanti appassionati di calcio ieri pomeriggio ai funerali di Daniele
Belardinelli, il tifoso di 39 anni rimasto ucciso durante gli scontri prima della partita Inter-Napoli, il 26 dicembre scorso, fuori da San Siro a Milano, celebrati nella hiesa di Sant’Ambrogio a Morazzone (Varese).
Sono infatti giunte delegazioni di ultras da tutta Italia per partecipare al dolore della famiglia e della comunità ultrà di "Dede": Milano coi Boys interisti, Torino (sponda Juve coi Viking), Verona, Lazio (Irriducibili), Genova, Parma, oltre a tifoserie lombarde minori (Busto Arsizio, Cantù, Como).
La stampa, per volere dei familiari della vittima, non ha potuto accedere alla funzione ma dall’esterno la voce della figlia è arrivata forte: "Sarai sempre il mio eroe, mi mancherai".
Quando il feretro è uscito dalla chiesa Cristina, moglie di Daniele, si è stretta ai suoi ragazzi. Appoggiati fuori dalla chiesta appoggiati diversi mazzi di fiori dedicati da varie tifoserie. Finita la funzione, tutti i partecipanti hanno seguito il corteo funebre diretto al cimitero, a una manciata di metri di distanza dall’alto campanile della chiesa, dove è stato steso un grande striscione con la scritta "Dede, ciao, nostro Capitano per sempre".
Le stesse parole, intonate in coro, le hanno pronunciate nel cimitero di Morazzone (Varese) i suoi amici della curva del Varese calcio, tenendo nelle mani dei fumogeni. Niente saluti romani, né cori razzisti, con grande delusione dei soliti noti. Poco prima, quando la cerimonia era ancora in corso, il parroco ha detto "dobbiamo avere il coraggio di cacciare violenza fuori dalle nostre vite".

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